Chi avesse letto la prima parte della mia personalissima analisi, saprebbe che ho trattato l'evoluzione che ha subito il calcio, negli anni, mutando totalmente il modo di proporsi a tifosi ed appassionati.
Oggi, volenti o nolenti, non sono i risultati sportivi ad occupare il primo posto delle priorità societarie, ma piuttosto quel concetto di SOSTENIBILITA', che per i più ingenui è la soluzione giustissima per non operare in perdita, cosa più che comprensibile, ma che nella realtà contempla ben altro. E' l'uso del calcio, della passione popolare, delle sue risorse e visibilità, per trasformarlo in  business. Ottimizzare l'evento sportivo, rendendolo il migliore degli intrattenimenti, senza la necessità di essere vincenti, ma al fine di trarne il guadagno più alto
Ogni speranza che coinvolgimenti passionali possano indurli ad allargare i "cordoni della borsa" equivale a non aver capito in quale direzione stiamo andando. Il loro calcio, quello della sostenibilità, deve comprendere anche una parte di utili. Il concetto di squadra vincente, o rafforzata, transita prima che su specifiche esigenze tecniche e tattiche, sul costo da affrontare, sulla copertura economica necessaria e se in linea con  quei parametri che gli algoritmi applicati al calcio, indicano.
Chi è dunque responsabile di eventuali insuccessi sportivi? I Tifosi, la Proprietà, la Dirigenza sportiva, lo Staff Tecnico o i Giocatori?
Vi lascio alla lettura, con un'ultima precisazione. I risultati attuali non devono interferire sulle nostre valutazioni, ma semplicemente aiutarci a capire come relazionarci a questo cambiamento, epocale per il calcio che abbiamo conosciuto. Come direbbe Sgarbi, non siamo CAPRE, anche se è indubbio che lo Scudetto ci abbia storditi e vederci oggi, lontanissimi dal Napoli e consapevoli di doverlo scucire da quelle maglie rossonere che tanto amiamo, ci amareggia..  

I TIFOSI - Diciamolo con orgoglio, la parte più bella, più genuina e passionale di questo bellissimo sport, che è il calcio, è composta dalla tifoseria milanista. Milioni di tifosi, sparsi in ogni angolo del Mondo, desiderosi solo di incitare la propria squadra del cuore. Non gli ha fermati la pandemia, gli infortuni o i momenti difficili, stringendosi intorno alla squadra e diventandone realmente un tutt'uno. Quel dodicesimo uomo, a ricordo di un altro calcio, quello del passato, che poche altre Società possono vantare.
Vorrei che fosse chiaro un passaggio a cui tengo particolarmente, se il Milan ha un brand consolidato, ciò è grazie ai risultati ottenuti e ai suoi tifosi, due componenti inscindibili e questo chi è al comando lo sa perfettamente.
Quindi attenzione a non approfittarsi di questa componente, perchè possono dover affrontare problematiche di cui sono totalmente privi di conoscenze. Bilancio e Stadio sono priorità condivise, ma la mancanza di risultati, con o senza investimenti economici, non potrà durare in infinito. Lo scudetto vinto ha alzato le aspettative e ciò obbligherebbe a delle riflessioni particolarmente attente.
Insomma, Milano non è Tolosa e 400 Milioni di guadagno, è già un gran bella cifra. E' il prezzo della Nostra passione. 

PROPRIETA’ - Affermare che: “RedBird non spende e pensa solo al profitto”, così come qualsiasi altro tipo di rimostranza rivolta all'aspetto economico, è tanto inutile, quanto sbagliato. Argomenti che anche nei bar hanno smesso di trattare, oltretutto con quello che sta succedendo con le plusvalenze, ma queste valutazioni avevano una loro logica e anche no, quando c’era Silvio Berlusconi e competere per vincere era un presupposto imprescindibile. Il Milan, nelle sessioni  di mercato ha SEMPRE INVESTITO, le risorse disponibili, senza avventurarsi in operazioni a debito, senza dilazionare i pagamenti o effettuare scambi di giocatori. I dati oggettivi dimostrano che il Milan è stato l’unico club italiano a immettere sul mercato soldi veri.

Se a ciò aggiungiamo che  Elliott ha portato al risanamento dei conti del Club, abbattendo il monte ingaggi e aumentando il fatturato, imputare colpe diventa impossibile. Il Milan spende quello che può spendere, meglio se è anche un po' meno, una strategia che i tifosi hanno capito e sostenuto. Queste sono le direttive fissate. Il Milan è gestito come un’azienda che deve arrivare a produrre utili. La strada è segnata.
Se il budget di spesa è, ad esempio di 50 Milioni, alla proprietà poco interessa se la Dirigenza compra uno o cinque giocatori, l'importante è che il monte ingaggi non superi la somma prestabilita. Che poi Cardinale possa essere più presente, magari con qualche conferenza stampa per comprendere meglio se e quanto ambisca a competere e vincere, questo è tutt'altro argomento. Quindi non è Cardinale il colpevole, anche se il passaggio di proprietà lascia spazi a dubbi, sia nella tempistica, che nei reali flussi di denaro. Un dato che stona e la totale mancanza di operazioni di collaborazione con il Tolosa, che potrebbero essere vantaggiose per entrambi i club e penso ad Adlì, Ballò Toure, Lazetic o a quel Bakajoko, che rifiuta, anche comprensibilmente, ogni destinazione e che a giugno tornerà al Chelsea, rafforzano le perplessità di molti, che il proprietario di RedBird, abbia altro ruolo e compiti e l'indagine della Procura di Milano, rafforza questa semplice sensazione.

STAFF TECNICO - Affrontiamo un argomento particolarmente difficile. Prima di entrare nel lavoro specifico di Mister Pioli e del suo Staff, dovremmo proprio partire dalle potenzialità e risorse che questa proprietà è disposta a mettere a disposizione. Argomento già analizzato. Ciò conduce all'esigenza di avere un Allenatore, adatto a questa situazione. Bravo a lavorare con i giovani. Disponibile al cambio di molti interpreti. Leader e guida di un gruppo che deve costantemente essere sostenuto da due componenti imprescindibili per raggiungere i traguardi più alti : Motivazioni e Gioco.
Pioli è in grado di garantire tutto ciò? Dal punto di vista del campo, sorvolando su ogni soluzioni tattica e lasciando esclusivamente ai risultati il compito di dare verdetti definitivi, è innegabile che a Mister Pioli si rimproverano i troppi infortuni e l' incapacità di far pesare alla Dirigenza esigenze chiare e precise. La gestione e il collocamento tattico del talento belga, De Ketelaere è di difficile comprensione. Una squadra così giovane, tendenzialmente basata più sull'agonismo, che sulla tecnica, oltretutto troppo numerosa per giocatori a disposizione e con troppi cambiamenti, non può prescindere da motivazioni sempre altissime.
Il problema infortuni continua a non trovare risposte
. Pur nel rispetto di professionisti che lavorano tutti i giorni a Milanello, o i carichi sono eccessivi o si sottovaluta la fragilità muscolare, o mentale, di calciatori che con drammatica regolarità entrano in infermeria, senza sapere quando torneranno a disposizione dell'allenatore. Tornando poi sulla rosa, troppo ampia, oltretutto dannosa ai fini economici, il numero dei giocatori inutilizzati, o peggio, inutilizzabili, è troppo lungo per non coinvolgere Pioli in responsabilità ben precise. Eppure è proprio la mia consapevolezza che servirebbe un altro tipo di allenatore, uno alla Sarri o come gli emergenti Juric, Motta o Tudor, senza scomodare De Zerbi, che mi ha sempre consigliato indulgenza verso il tecnico nato a Parma ed anche oggi non reputo lui il principale responsabile di un progetto già giunto in fase calante.

GIOCATORI - Se l'allenatore ha il compito di motivare i singoli e il gruppo, non possiamo sorvolare sull'esigenza di avere calciatori in grado di non abbassare la guardia, poichè alla fine sono loro che vanno in campo. Così come sono i primi a pretendere gli adeguamenti di stipendio.
Serve compattezza e serenità mentale, anche quando le cose non vanno nel modo desiderato. Le crisi di Tomori, le amnesie di Kalulu, i colpi di tacco o i contrasti privi di determinazione, sono inaccettabili per una squadra che non può ritenersi sazia dopo un solo scudetto. Che ci siano atteggiamenti sbagliati, è fin troppo evidente e il grido d’allarme che Tonali aveva fatto fin da inizio stagione, non è servito a nulla, così come insistere nel volersi aggrappare a Ibrahimovic, come guida. Con lo scudetto cucito sul petto e con una tifoseria mai paga di riempire tutti gli stadi, è un atteggiamento inaccettabile. Serve anche la volontà del gruppo di guardarsi in faccia e reagire. Anche urlandosi addosso amarezze e responsabilità. Chi non è in grado, chi sente il peso della maglia o si sente arrivato, al punto di non volersi sacrificare per il compagno, è meglio che si accomodi verso l'uscita. Campioni, in questo Milan, ce ne sono pochi e le vittorie transitano obbligatoriamente attraverso l'impegno e il sacrificio, cose che l'allenatore può e deve insegnare, ma poi sono i singoli a mettere in campo. La forza del Milan è tutta racchiusa nella capacità di poter rinunciare a Gigio, il Turco, Romagnoli o Kessie, guardando avanti. Oggi il rinnovo del contratto di Leao, il meno adatto a rappresentare quel sacrificio ed impegno a cui aggrapparsi, è l'immagine di una incertezza fin troppo dannosa a tutto lo spogliatoio. E' il desiderio di fare il passo più lungo della propria gamba, senza comprendere quali ripercussioni potrebbe portare.

DIRIGENZA SPORTIVA - Non è casuale il fatto che abbia tenuto Paolo Maldini e Ricky Massara come ultimo tassello di questa analisi. Sono loro che, rispettando direttive e un determinato sistema di lavoro, hanno costruito il Milan che ha conquistato il titolo di Campione d’Italia. Paolo Maldini, che adoro, il 27 maggio in una lunga intervista affermava che servivano tre innesti, forti e di esperienza, per mantenere il Milan ai vertici nazionali e poter competere per obiettivi ambiziosi. Ora anche volendo sostenere la tesi che il ritardo del loro rinnovo di contratto, abbia interferito o annullato operazioni che sembravano concluse, resta il fatto che Paolino sapeva perfettamente quanto il budget a disposizione fosse (diciamo limitato?) e quali fossero i parametri, di età e ingaggi da non oltrepassare.
Cosa dunque non ha funzionato? Perchè se egli stesso si è proclamato "garante dei tifosi", pretendendo da Cardinale un’autonomia operativa, che gli è stata concessa, oltre all'allontanamento di Gazidis, la campagna acquisti ha preso un indirizzo ben diverso da quanto dichiarato? Servivano tre giocatori, per sua stessa affermazione. Quindi perchè indirizzare quasi tutte le risorse economiche su una giovane promessa, De Ketelaere, proveniente da un campionato poco performante?
Oltretutto con Adlì che era già un tesserato del Milan e Diaz in prestito dal Real Madrid. Un acquisto che non era prioritario e limitava notevolmente ogni altro margine di manovra. Attenzione, non sto analizzando le qualità del giocatore, che non si è ancora inserito nel modo che probabilmente auspicavano la dirigenza e l'allenatore, ma proprio nel contesto di un'operazione che nel momento stesso della sua sottoscrizione penalizzava le scelte fatte su Adlì o Diaz. Thiaw e i prestiti di Vranckx e Dest, per quanto scommesse, hanno una logica proprio nel modesto investimento economico, così come l'arrivo di Origi, giustificato solo dalla gratuità del suo cartellino.
Non trova alcuna giustificazione il numero di giocatori messi a disposizione di Mister Pioli e quindi a busta paga societaria. Trentuno, contando anche Ibra, con oltretutto l'aggravante di non avere  giocatori italiani per completare le liste UEFA. Serviva quindi vendere e snellire l'organico. Ballò Tourè e  Bakajoko sono praticamente corpi estranei a questo gruppo e con numeri così elevati anche i riscatti di Florenzi e Messias, non erano sostenibili in rapporto ai soldi a disposizione e a ciò che realmente serviva. In un contesto così articolato appare evidente che si sia agito più di pancia che di testa e mi dispiace doverlo evidenziare. Sei giocatori normali, non equivalgono a tre bravi, ma contribuiscono a creare incertezze e malumori, le prime all'allenatore e le seconde nello spogliatoio. 
Quello che serviva era chiarissimo, oltretutto facilitati dalle partenze di Romagnoli e Kessie che abbattevano costi elevati e semplificavano le scelte da fare. Bisognava autofinanziarsi, trovando quelle risorse necessarie per i tre acquisti preventivati, punto, senza altre divagazioni. Viceversa Paolo Maldini, smentendosi, ha voluto investire tutte le sue risorse su una scommessa e puntare non sulla qualità, ma sulla quantità. Incolpare Cardinale perché fa ciò che ha sempre detto, è illogico, così come mandare Pioli a sorbirsi i processi mediatici, poichè nel momento in cui la Dirigenza afferma che la squadra è a posto così, ben sapendo che ciò non corrisponde alla realtà, è fin troppo logico che le responsabilità cadono sui giocatori e sul suo condottiero. 
Maldini lo considero una vera bandiera, una di quelle rare persone che non accetta compromessi ed è per questo che doveva evitare di sostenere Cardinale in assenza del raggiungimento di quanto auspicato, perchè i tifosi guardano a lui e non a chi vuole trarre guadagni. Probabilmente lo Scudetto e la contemporanea cessione societaria ha creato ottimismo e confusione, ma affermare che essere staccati di 11 punti dal Napoli, con due obiettivi già persi, sia in linea con i parametri aziendali, a mio avviso è un pessimo segnale

Ecco perchè questa lunga analisi mi porta ad indicare la Nostra Dirigenza quale colpevole principale, non tanto di insuccessi sportivi, ma di non farci sognare. A fronte delle limitate risorse a disposizione, hanno cercato "voli pindarici", quando bastava salire su una sedia. 
Se realmente si sono lasciati sfuggire Enzo Fernandez per 18 Milioni, la cosa sarebbe grave. Non può poi sfuggire il fatto che i suggerimenti di Moncada sembrano sempre troppo distanti da quelli  di Maldini e quasi impossibili da combaciare.
Da Paolo mi aspettavo competenza e realismo, anche al punto di rinunciare ad ogni operazione, come fatto a gennaio dello scorso anno, al fine di disporre di somme adeguate a ciò che serve.
Non rendersi complice di scelte "rischiose e di prospetto", poichè il MILAN e i tifosi necessitano di certezze e il calcio è la cosa più seria del mondo, la PRIMA, fra le meno serie...