Il sorteggio per i quarti di finale di Champions League si è consumato da pochissime ore, ma si è già detto e scritto molto.
Ha creato un certo clamore l'accoppiamento fratricida fra Napoli e Milan (in rigoroso ordine di classifica in campionato), anche se, con tre italiane in lizza su otto squadre, tale abbinamento si presentava come un 'ipotesi quantomeno probabile. Che si trattasse di Inter-Milan o di Napoli-Inter oppure, come poi è avvenuto, di Napoli-Milan, il quarto di finale tricolore era un po' nell'aria.
Spalletti sa di essere più forte, classifica alla mano, ma si è stracciato le vesti piangendo debolezza. E' il collaudato e rinomato metodo Trapattoni, che ricordo aver pianto negli anni '80 come tecnico della Juventus per dover affrontare una squadra cipriota. Era il primo turno di Coppa UEFA e in quella squadra militava Kaiafas, scarpa d'oro per aver segnato più di 40 gol nel campionato dell'isola. Erano avversari così forti che l'andata a Torino terminò 5-0. Se Trapattoni non fosse esistito, qualcuno avrebbe dovuto inventarlo.
Dal canto suo, Pioli sa di essere meno forte, sempre classifica alla mano, ma ha ostentato sicurezza.

In realtà, sia Spalletti che Pioli temevano il City o il Real Madrid e diffidavano del Benfica che aveva segnato 7 gol al Bruges. Il Chelsea di Potter, del resto, è attardato in Premier, ma ha speso 300 milioni per rinforzarsi. Il Bayern poi, è sempre lì ogni anno. Insomma, Spalletti e Pioli, ma penso anche lo stesso Simone Inzaghi, consideravano uno scontro fra italiane la soluzione meno peggiore delle altre. Visto il parterre du roi in ballo, non c'era una soluzione migliore, ma solo una meno peggiore.
Valutando ogni cosa, il Napoli farà valere la superiorità evidenziata con 20 punti di vantaggio in campionato, mentre i rossoneri si gioveranno del fattore 0-0. Ogni partita, infatti, inizia da 0-0 e, trattandosi di un'altra competizione rispetto al campionato, Milan-Napoli inizierà proprio con il risultato a reti bianche e i 20 punti di distanza in campionato non avranno corso legale ai fini del risultato.
Tutto si giocherà nei 180' anche se il Napoli è indubbiamente più forte
, che poi è la cosa che conta di più nel calcio. 
In ogni caso, possiamo parlare di qualsiasi rava e fava ci piaccia, ma occorrerà mettere la palla in porta. Il come non è essenziale alla natura del calcio, sport di risultato. E in ogni caso, conterà molto in quali condizioni di forma saranno le squadre fra 20 giorni.

Ma se l'incrocio con il Napoli è un quarto di finale di Champions, Udinese-Milan è molto importante per la qualificazione alla prossima Champions, l'obiettivo al momento più credibile per i rossoneri. Ci si può qualificare arrivando secondi o terzi, ma di solito si parla di corsa per il quarto posto, la posizione minima per iscriversi alla prossima kermesse europea.
Diciamolo che per il Milan, che si tratti di una competizione estera o nazionale, ormai è una questione di quarto.
L'interpretazione di questa giornata di campionato presenta diverse ambiguità. Il derby romano e Inter-Juventus (considerando i bianconeri in piena corsa, anche se sub judice, fino alla pronuncia sull'ultimo ricorso) faranno sì che le quattro avversarie principali dei rossoneri si tolgano punti a vicenda. Almeno due di loro non faranno punti e, in caso di pareggi, uno dei tre punti in palio in ogni match non sarà assegnato.

Il Milan, tuttavia, andrà in Friuli per far visita a un cliente rognoso: l'Udinese. La squadra friulana mette spesso in difficoltà i rossoneri e porta via loro punti, senza contare che è nel bel mezzo del gruppetto di sei squadre che si fa valere a centro classifica (sarebbero sette con la Juventus).
I rossoneri vengono da un'altalena di stati d'animo. Sono usciti sconcertati da Firenze, esaltati da Londra e spaesati da San Siro dopo Milan-Salernitana. La sconfitta contro la Fiorentina è nata da una certa colpevole sfrontatezza con cui Pioli ha affrontato il secondo tempo. Era troppo voglioso di avvicinarsi al Napoli sconfitto dalla Lazio per non ragionare sul fatto che le speranze rossonere di Scudetto sono legate ancora solo a un'improbabile matematica. Il pari contro la Salernitana, invece, è figlio di un'esaltazione collettiva per il passaggio ai quarti di Champions, uno stato d'animo che una grande squadra deve saper controllare, mentre diventa suicida per gli outsider. Il Milan studia da grande squadra, come Pioli studia da grande tecnico, ma entrambi stanno cadendo spesso come gli outsider.
Pioli possiede una console nella testa nella quale gioca partite virtuali.
Al termine dell'incontro simulato, poi, prepara la partita vera come lui l'ha giocata nella fantasia, perché è compito dei giocatori mettere concentrazione e attenzione per far sì che vada tutto come ha previsto. Non solo, ma è compito dei giocatori non come sono in realtà, ma come li vede lo stesso Pioli del mondo virtuale.

Quando la partita simulata nel calcio virtuale di Pioli corrisponde a quella vera, il Milan fa grandi cose, mentre quando si tratta di match diversi, il Milan inciampa. Se poi si materializza anche la versione horror del tecnico, il famigerato Pioli-Hyde, allora sono ortaggi per diabetici... per i rossoneri.
Take or leave, Pioli è questo bellezze e non possiamo farci nulla.
Difficile dire quale versione del tecnico vedremo a Udine, perché nell'ultima intervista è stato bravo, e gliene va dato atto, nel rispondere alle domande senza dire nulla.
Ha messo in atto, infatti, un'efficace cortina fumogena di luoghi comuni da permettergli di essere più sgusciante di un cesto di anguille.
Una perla meravigliosa è stata quella che, finché la squadra andrà bene, Pioli schiererà sempre la formazione migliore. E' stata una bugia da fare invidia alla lunghezza smisurata del naso di Pinocchio e che fa a pugni con quanto accaduto in Milan-Salernitana. Al quarto d'ora del secondo tempo, infatti, sono entrati in contemporanea tre giocatori che, al momento attuale, non sono nel lotto dei migliori: Ibra, Origi e De Ketalaere. Verrebbe da dire che il mister è un mito garantito e che, quando vuole, sa sciorinare una faccia più coriacea del cuoio stagionato. Niente da dire, nel calcio ci vuole anche faccia tosta.
Promuoviamo, quindi, Pioli dal punto di vista dialettico, ma consigliandogli di non bearsi della capacità di sciorinare originalità galattiche con disinvoltura. Domani in campo occorrerà fare risultato al di là delle belle parole.

Possiamo, comunque, porci qualche domanda sullo strano caso di Messias.
Contro Monza e Atalanta aveva dimostrato di saper essere letale con gli inserimenti per vie centrali, dimostrando di vedere benissimo la porta. Quando si è cominciato a parlarne, a Firenze e a Londra quella versione del brasiliano è scomparsa.
 Non è che il tecnico ha avuto timore di aver adottato troppo tardi una soluzione che a Crotone avevano trovato prima? In effetti, a Crotone si vedeva spesso un Messias  che percorreva direttrici interne.
E' solo un sospetto, ma col tecnico rossonero può essere tutto.

Tornando un attimo alla squadra Primavera, si fa un gran parlare di Chaka Traoré, ma c'è anche un certo Viktor Eletu che compirà 18 anni ad aprile. E' un fenomeno anche più del compagno di squadra. E' completo perché ha senso del tempo nell'interdizione, si fa sempre trovare libero per far circolare la palla a centrocampo e, quando si avventura in verticale, non è meno bravo. Ricorda molto Franklin Rijkaard, ma sembra avera anche il potenziale di un Osvaldo Ardiles.
Assumetevi qualche rischio, perché coi giovani si rischia sempre, e blindateli, altrimenti piangerete dopo.