Al fischio iniziale di Milan-Tottenham, i rossoneri erano schierati con una linea difensiva di 5 uomini, di certo perché Pioli temeva un colpo di mano da parte di Conte. E' probabile, però, che non abbia temuto Palladino quanto aveva temuto il più titolato tecnico del Tottenham. L'ideale lancetta del cronometro, infatti, non aveva ancora scandito 60'' che Birindelli aggirava Hernandez e si presentava in vantaggio sui 3 centrali rossoneri in arretramento affannoso. La palla, sporcata, finva a Ciurrìa con Messias che andava a vuoto e si girava qua e là per individuare avversario e pallone. Tata era attento e sicuro nell'intercettare la palla sul primo palo alla sua destra. Ed era molto bravo anche sul colpo di testa sullo stesso palo con cui Petagna, l'ex di turno, provava a trasformare il successivo corner.

Com'è ovvio, per essere tale, una sorpresa deve raggiungere il suo scopo in brevissimo tempo, altrimenti cessa di essere una sorpresa. La mossa di Palladino, ben congegnata peraltro, era fallita.
Dopo questo prologo fulmineo della pièce, il Monza passava al 1° atto del copione scritto dal suo tecnico, giovane e rampante. Palladino aveva pensato di ripetere la tattica usata contro l'Inter ovvero di arretrare e far sfogare gli avversari, anche in caso di svantaggio, per poi tentare il tutto per tutto nella parte finale. Così facendo, però, ha commesso un errore, a mio avviso, grave.
Il Milan aveva un evidente punto debole a destra, dove il ruolo di esterno di centrocampo era interpretato da Messias, un attaccante. Già al 1° minuto, in effetti, il brasiliano era andato pericolosamente a vuoto. 

Chiariamo che la presenza del brasiliano rispondeva a una logica precisa, anche se presentava una serie di controindicazioni che la rendevano rischiosa.
Se dovete far riposare Saelemaekers e Florenzi non è pronto, mentre Calabria è disperso non si sa dove, l'unico esterno resta l'attaccante laterale Junior Messias. Se poi Vrancx avesse commesso un qualche inenarrabile peccato, tanto da essere bandito dalla Valle dell'Eden, non potreste pensare neppure a una soluzione alternativa per il centrocampo. In realtà, l'ingresso nel finale di Bakayoko farebbe pensare che il belga non abbia mangiato alcun frutto proibito dall'albero del bene e del male di Milanello, però di ciò ne parleremo alla fine.
Se Saelemaekers. insomma, deve riposare, non vi resta che puntare sul brasiliano sperando che nessuno si accorga che siete scoperti. E Palladino non se ne è accorto. Impreparato a cambiare tattica, non ha pensato a mettere sotto stress il centrocampo rossonero per far andare a vuoto l'esterno destro, nonostante già al 1° Messias fosse apparso incerto in copertura.
Messias ci metteva una ventina di minuti per entrare nel ruolo, un lasso di tempo che il Milan avrebbe potuto pagare caro, ma dal quale i rossoneri uscivano indenni e senza tremare. In effetti, poco dopo il 10° era Krunic a scalare per completare la linea arretrata. E Krunic è stato un altro giocatore che ieri si è trovato a proprio agio potendo giocare senza essere schiacciato. Nell'occasione, Messias era attardato.
Al 21° si vedeva un ripiegamento del brasiliano eseguito a regola d'arte. Era un segnale importante, perché poco dopo, precisamente al 24°, Messias prendeva palla da vero ruba-palloni e impostava un'azione da gol.
Ma siamo andati troppo avanti.
Poco dopo il 10°. sull'impostazione rossonera dal basso, c'erano solo un paio di monzesi a pressare, laddove una linea di 3 giocatori attendeva molto più arretrata a centrocampo. Era evidente che lo scopo di Palladino, più che di spremere la squadra tenendola alta, fosse di rallentare l'avanzata rossonera.
Per altro, se l'atteggiamento prudente del Monza lasciava campo al Diavolo, rendeva più densa l'area brianzola. Il Milan, tuttavia, non aveva fretta e, con la pazienza di una formichina, prendeva il palo con un tiraggir di Leao, il quale poi costringeva l'ottimo Di Gregorio agli strardinari con il solito no-look, insidioso fino alla perfidia sul palo basso. Diaz piombava alla Paolo Rossi sulla respinta del portiere, che era bravissimo a chiudere alla disperata parando con le gambe. Anche Tomori, con un incursione dalla mancina, impegnava l'ottimo portiere avversario.
Era Messias che, trovata la quadra del ruolo, timbrava il cartellino del gol alla mezz'ora esatta con un sinistro secco che piegava le mani a Di Gregorio, un po' in ritardo, ma coperto da molti giocatori, fra amici e nemici.
Fedele alla strategia iniziale, Palladino non scioglieva le trecce per far correre i cavalli, tanto per citare un tormentone di Umberto Balsamo degli anni '70. Ciò rimaneva una costante per gran parte del secondo tempo, tranne che per pochi minuti nei pressi del quarto d'ora. Bastavano un paio di errori rossoneri fra centrocampo e trequarti per far partire i brianzoli che, forse, mordevano il freno.
Di questo stava per approfittarne il Diavolo, quando 5-6 monzesi, raccolti caoticamente in un fazzoletto intorno al cerchio di centrocampo, andavano in confusione e si sbriciolavano contro Leao e Hernandez. Lanciato dal compagno, il francese andava solo allo scavetto su Di Gregorio, sbagliato clamorosamente.
Torneremo fra poco su questo errore, parlando del successivo errore di De Keta. 

Lo spavento spingeva i brianzoli a ricomporsi e a trattenersi un altro po', ma a una ventina di minuti dalla fine, Palladino dava il segnale di scatenare l'inferno. A differenza del collega, tuttavia, Pioli aveva letto bene la partita e tolto Messias allo scoccare del 20°, sapendo che il brasiliano, peraltro anche stanco, avrebbe visto le streghe contro l'avanzata massiccia e coordinata degli avversari. Nello stesso momento, erano entrati De Keta, il cui passo lungo sarebbe servito maggiormente a un Milan che indietreggiava e che, per avanzare, avrebbe dovuto percorrere lunghe distanze. Giroud, a sua volta, era destinato a dare più garanzie di Origi sui calci d'angolo da cui, presumibilmente, il Milan si sarebbe dovuto guardare.
Nel convulso finale, il Milan avrebbe potuto subire gol già all'inizio della sfuriata monzese, perché Birindelli coglieva dal limite il palo alla sinistra di Tata. La palla finiva sui tacchi del portiere che la ribadiva verso la propria porta, ma sul palo esterno per buona sorte, altrimenti ci sarebbe stata la più classica delle autoreti del portiere.
I rossoneri erigevano una muraglia in più con l'entrata del redivivo Bakayoko, mentre il contropiede del Diavolo produceva una tripla occasione rossonera sulla stessa azione con Tonali, prima, Saelemaekers dopo e, infine con De Keta sulla ribattuta più facile, quasi elementare.

Qui vanno fatte alcune considerazioni.
De Keta, com'era accaduto contro il Tottenham, dà l'impressione di farsi prendere dalla tremarella quando sta per segnare, avendo probabilmente somatizzato oltre il lecito le aspettative riposte in lui. Il suo errore, tuttavia, non è meno grave del precedente scavetto maldestro di Hernandez. Considerando anche l'errore dello stesso Theo contro il Toro, direi che la croce vada gettata addosso a entrambi e non solo sulla groppa di De Keta. E' una questione di giustizia.
L'ingresso di Bakayoko, in secondo luogo, è arrivato quando il francese sta entrando in una striscia di partite che potrebbe giocare senza far scattare l'obbligo di acquisto. Casualità? Non ne sono certo. Anzi, se Baka dovesse continuare a essere impiegato, sarebbe evidente che Pioli, forse il mentore principale del suo acquisto, intende rilanciare il suo pallino senza aggravare gli impegni della società.

Cosa possiamo dire? E' il solito discorso: se un giocatore viene utilizzato secondo le proprie caratteristiche, il suo impiego va sempre bene. Con Gattuso, Bakayoko faceva il frangiflutti puro e, quando prendeva palla, la dava facile a Paquetà, Suso o Chala. Giocava sempre spalle alla propria porta, l'impiego più congeniale per uno che ha la schiena un po' rigida e girarsi non è il suo forte. L'anno scorso fu impiegato per diventare l'erede di Kessie e fallì, proprio perché Kessie, come ora fa Tonali, quando non era davanti alla difesa, attendeva la palla spalle alla porta avversaria, per poi voltarsi rapido e impostare.
Se il nuovo gioco del Milan dovesse prevedere un frangiflutti puro, ben venga il ritorno di Bakayoko, altrimenti si rischia di riproporre gli equivoci dello scorso campionato.
Inoltre, se ci fosse il progetto per cui Pioli pensa di rilanciare Bakayoko, la cosa spiegherebbe l'ostracismo nei confronti di Wrancx, mai scelto dal tecnico, bensì preso da Maldini come un'occasione di fine mercato.
A dire il vero, chi scrive pensa, più prosaicamente, che una valutazione oggettiva dei fatti, magari ispirata a buon senso, avrebbe suggerito di dare spazio a Wrancx in attesa che scadesse la quarantena di Bakayoko e poi di impiegare entrambi decidendo a fine anno se riscattare il belga o trattare per Bakayoko su basi libere col Chelsea. 
Il Milan ha bisogno più di centrocampisti che di attaccanti, per quanto si pensi il contrario. Messias compreso, i giocatori offensivi ci sono. Quindi, se hai più risorse nel settore centrale, non c'è motivo per rinunciare a priori a una di esse.
In ogni caso, la vittoria porta altri 3 punti sui quali riedificare dopo il terremoto di gennaio. La strada, tuttavia. è ancora lunga.
A sua volta, il clean-sheet può dare fiducia alla difesa, che ne ha bisogno.