Seguendo la mia analisi sul parametro dato dal rapporto tra la differenza reti e il numero delle partite relativa ai campionati giocati a 20 squadre e quindi con 38 partite, dei 24 campionati dal 1946 all'ultimo vinto dal Napoli, nessuna squadra e comunque anche squadre non vittoriose con punteggi superiori al vincitore è mai riuscita a eguagliare l'impresa del Grande Torino, che nel campionato '46-'47 realizza il valore più alto mai registrato nella storia del calcio: 1,82. Con 104 gol realizzati e 35 subiti infatti si ottiene tale fantastico rapporto tra una differenza reti di 69 e le 38 partite disputate.
Per la verità, il Toro nell'anno successivo fa ancora meglio con un iperbolico 2,30, ma è un campionato anomalo, l'unico mai giocato con 21 squadre per il ripescaggio della Triestina e quindi con un giorno di riposo a turno. Campionato dove un certo Nereo Rocco, tra l'altro, si siede giovanissimo sulla panchina della squadra alabardata, dopo esserne stato un più che discreto giocatore e già con “strane” idee tattiche in testa come quella di arretrare un mediano rompendo gli schemi classici del Metodo di Pozzo e del Sistema di Chapman.
Due anni dopo, il Grande Toro si schianta su un muro tra una nebbia assassina e forse una troppo imprudente voglia di tornare a casa, che il pilota di quel volo maledetto acconsente a fare probabilmente.
Chissà cosa avrebbero ancora fornito agli occhi dei tifosi e di chi il calcio lo amava quei formidabili giocatori e soprattutto il più rappresentativo di essi, quel Valentino Mazzola che fu anche capocannoniere di quello straordinario '46-'47.
Ancora una volta il calcio chiamava a curare le ferite di una guerra, a risollevare gli animi, a non pensare e a dare speranza, allora in molto più forte competizione con il ciclismo, dove esisteva una grande rivalità di uomini e anche di anime, già allora distinte nella nostra società, una laica e una profondamente cattolica, che perfettamente si incarnavano nelle due figure di Coppi e Bartali, ma il Toro non si poteva discutere, non aveva rivali e tutti si dovevano prima o poi inchinare alla supremazia non solo tecnica dei singoli giocatori ma pure tattica.
Tranne Ferraris II, che venne ceduto e quindi scampo' alla morte sulla collina di Superga, la squadra del '46 non è solo il top tecnico nei singoli componenti, ma è anche il top nelle soluzioni tattiche.
Il formidabile portiere Bacicalupo, neppure poi tanto alto ma dotato di una agilità non comune che gli consente anche di parare molti rigori, è difeso da uno stopper granitico che è Rigamonti, giocatore fisico ma pure dotato di tecnica eccelsa. Due terzini mobili in fase offensiva e difensiva che sono Ballarin a destra e Maroso a sinistra, antesignani di tanti terzini di fascia di un calcio moderno, sono anche marcatori.
Il 3223 del Toro, stranamente abbastanza simile allo schema di Guardiola, ha 4 giocatori a centrocampo tutti dotati di grande tecnica e un fuoriclasse (Mazzola). Grezar (Gazzella) Loik (Elefante) insieme a Castigliano mediano di tecnica sopraffina e pure ottimo in fase conclusiva e non solo di interdizione, insieme al campione assoluto Valentino, formano il centrocampo perfetto nei tempi, nella occupazione degli spazi e nella pericolosità offensiva. E' quindi una squadra abbastanza camaleontica il Toro, a 3 o a 4 in difesa, in 343 oppure anche 442.

Insomma, oggi ci sarebbe comunque molto da discutere sulle sue soluzioni che purtroppo solo immagini sbiadite ci riportano. Mazzola, un poco come è capitato a Rivera, è addirittura capocannoniere con 29 gol, quando le punte dedicate sono il formidabile Gabetto, dal dribbling secco, furbo veloce e implacabile pure lui di non grande statura e Ossola, più seconda punta.
Mazzola e Loik vengono portati al Torino già in odore di Juve dal Presidente Bovo, che in un intervallo con la partita con il Venezia stacca un bell'assegno e brucia la Vecchia Signora sul tempo. Così Viani brucia Boniperti, sicuro di portare il Gianni a Torino da una Alessandria che è Torino orbitante non solo sul calcio ma anche per gli studi e per riferimenti culturali.
Ma il 3223 non è certamente fisso, in quanto Grezar oppure Martelli si affiancano spesso al centrale difensivo formando una linea a 4 e in questo caso scala Ferraris II a coprire. Quindi soluzioni non legate al "sistema" puro, ma con varianti geniali suggerite dall'allenatore Ferrero.
Se Grezar è denominato Gazzella per la sua agilità ma soprattutto per la sua capacità di essere, come si dice oggi, sempre sulle linee di passaggio, Loik, soprannominato Elefante non è certo goffo. La sua andatura un poco dinoccolata e da leve possenti ne richiama la figura ma i suoi piedi sono molto educati capaci di invenzioni e conclusioni imprevedibili.

Tutti abbiamo forse una immagine ideale del Grande Toro come di una squadra imbattibile, addirittura spronata da un trombettiere, di un undici che magari contro squadre di livello inferiore giochicchiava sorniona, e che dava improvvisamente inizio ad una carica con tre potenti squilli, i famosi 15 minuti del Toro, dove nessuno era in grado di resistere ad un vero tsunami di forza e di tecnica.
Forse ciò appartiene al mito e non è poi tanto così e comunque non lo fu certo in quel campionato dove ci fu duello con la Juve fino allo scontro finale che avviene comunque dopo 24 giornate molto combattute. Il Toro prevale 1 a zero. La Juve accusa il colpo anche se poi si riprende. Ma solo alla 35° il Toro è vincitore matematico.
E come poi si verificherà per tanti campionati successivi magari sono proprio le piccole squadre a deciderne le sorti, oppure un derby d'Italia fatale alla Juve.
Non è un inizio facile per il Toro, Inizia non proprio brillantemente. Alla quinta giornata ha 3 pareggi e una sconfitta, proprio con quel Venezia alla quale aveva sottratto i suoi grandi campioni. Alle settima c'è quasi, come si direbbe oggi un primo test importante. Si gioca proprio il 3 novembre all'Arena di Milano. Passa il Toro con Ossola ma poco dopo pareggia l'Inter. Bisogna aspettare l'80' perché Gabetto la risolva e la Beneamata cede definitivamente solo all'86 con una autorete. E' un primo passo. Davanti di 4 punti c'è il Bologna e poi Juve Roma e un sorprendente, fino alla fine, Modena. Due goleade del Toro con lo stesso Bologna e poi con il Brescia, ridanno forza, anche perché la Juve si fa battere a Genova dal Genoa.
La Juve si riscatta subito con una manita alla Roma in trasferta e alla decima vincono entrambe.
Come ora, alla decima, la classifica vede Juve e Bologna in testa e Toro a un punto con un indicatore di 1,5. Se pensiamo che l'Inter alla decima lo ha di 2, forse possiamo magari fare qualche considerazione sui corsi e sui ricorsi storici.
Alla 12esima è ancora la Juve che conduce sul Toro e sul Bologna. Ma alla 13esima il sorprendente Modena batte in casa la Juve e il Toro dà un sonante 7 a 2 alla Fiorentina, penso con molti squilli del suo trombettiere. Il Toro per la prima volta è avanti, ma Juve e Modena di certo non mollano. Fino alla 15esima si va avanti così scalati di un punto. Alla 16esima il Vicenza ferma la Juve e a stento il Toro prevale sul Bari dopo un primo tempo in parità.
Alla 16esima, il colpo di scena: i grigi al Moccagatta stendono il Toro 2 a 0, e la Juve maramaldeggia con il Vicenza con un sonante 7 a 3. Parità in cima alla classifica e pure il Modena sempre più sorprendente si porta a un punto battendo nientemeno che l'Inter. Al giro di boa passa avanti la Juve che prevale a Roma sulla Lazio mentre il Modena ferma il Toro. Quindi altro che dominio, la lotta è apertissima! Ma è ancora l'Alessandria a indirizzare il campionato. Alla 21esima non fa eccezioni, come aveva steso il Toro, stende pure la Juve con identico punteggio e il Toro rifila una manita alla Lazio in casa. Alla 23esima cambia qualcosa, perché, dando vita a una rivalità nel tempo sempre più acre, la Viola batte la Juve in una combattutissima partita finita in parità nel primo tempo e il Toro liquida il Venezia. La Juve è a 3 punti e la giornata successiva è cruciale, perché vede il Derby. Passa il Toro solo su calcio d'angolo. E' Gabetto a risolverla. E' la svolta. La Juve precipita a 5 punti e Modena e un buon Milan non sembrano in grado ora di contrastare la marcia del Toro. A questo punto il mio indicatore fornisce un valore normale. 54 reti segnate e 23 subite: 1,29.

La Juve accusa il colpo. Nella giornata successiva è un incrocio di quelli che diverranno famosi a staccarla ancora. Il Toro supera la Roma facilmente e la Juve pareggia 3 a 3 a Napoli.
Tutto deciso? Macché, un gagliardo Bologna ferma il Toro e la Juve si riprende battendo il Genoa.
Meno 5.
Alla 29esima Modena e Milan che si erano fatti sotto cedono e seconda è la Juve che spera sempre. Alla 31esima è ancora giornata clou. La Juve gioca il Derby d'Italia e il Toro riceve il Napoli. L'Inter ferma le ultime speranze della Juve con un pareggio e a fatica. Il Toro la risolve con il Napoli nel secondo tempo. E il campionato sembra finire qui.
La Juve si consolida al secondo posto battendo il Modena. Ma termina praticamente quando Mazzola con tre reti consucutive stende la Dea in una partita epica dopo un pareggio di 2 a 2 raggiunto dall'Atalanta.
Finisce 5 a 3 per il Toro che si avvia ad un finale trionfale.
Nel frattempo l'Alessandria non fa sconti nemmeno per il Milan con un perentorio 4 a 1. Alla 35esima il campionato si chiude. Il Toro pareggia a Bari e la Juve cade in casa con il Vicenza. Il Toro si vendica sull'Alessandria, rifila un punteggio tennistico al Milan e strapazza pure il tenacissimo Modena in trasferta con un bel 4 a 2. Chiude con 10 punti di vantaggio sulla Juve seconda con una fantastica media gol a partita di 2,74 e con il più grande indicatore “personale” da me mai rilevato nei tornei a 38 squadre. E con un distacco di punti che non dice della lotta che comunque c'è stata.

Mio padre alessandrino, ma milanista nel cuore, ricorderà tante volte allo stadio (era un gran chiacchierone) a chi gli stava vicino, con mio grande imbarazzo, le gesta dei suoi grigi contro il Grande Torino, Juve e Milan di quel '46. Alcuni lo ascoltavano, interessati alla storia, altri no. Le mie gomitate lo facevano tacere.
Come i giocatori del Torino, la guerra vera l'aveva scampata, perché dirigeva l'orchestra militare. Così fu per tutti i giocatori del Torino che in fondo, in una forma d'arte diversa, furono paradossalmente assunti in Fiat come tornitori. Una morte crudele li ha comunque colti come tanti loro coetanei che non sono tornati, ma li ha ricoperti, diversamente da loro, di una gloria imperitura.

Nessuna squadra può vantare il titolo di “Grande”, detto da tutti di qualunque fede possa essere.
In quel 4 maggio del '49 spariva una grande squadra, che ritorna a duellare alla pari dopo ben 29 anni. E' Radice anche lui in un tragico destino a riprendere idealmente il testimone da Ferrero. La sorte sembra accanirsi sul Toro anche per quello di Meroni. Il fato dicono alcuni.
Chissà perché comunque, tutte le volte che vedo il Toro da avversario, anche molto duro, a volte, non posso non pensare sempre al “Grande Torino”.