A voler essere pignoli e per quanto si dica che i rossoneri devono vincere per forza in terra croata, il pareggio a Zagabria potrebbe essere comunque utile per la qualificazione agli ottavi di Champions. Il problema sarebbe che tale utilità dipenderebbe da una vittoria del Chelsea a Salisburgo, alla portata dei londinesi, ma per nulla scontata. Se i rossoneri vincessero, invece, manterrebbero intatte le chance di qualificarsi anche in caso di un passo falso del Chelsea. Meglio vincere, dunque, anche se affermarlo è un po' come dire che è sempre meglio essere ricchi e sani che poveri e malati.

Se mai, a ben pensarci, una vittoria rossonera con la Dinamo potrebbe creare una situazione diabolica che, in quanto diabolica, si sposerebbe perfettamente con l'essenza infernale del Diavolo rossonero. Vincendo contro i croati, infatti, il Milan sarebbe matematicamente qualificato per gli spareggi di Europa League. Anche perdendo all'ultima giornata contro il Salisburgo, infatti, potrebbe essere solo raggiunto dai croati, ma passerebbe in EL per effetto della doppia vittoria negli sconti diretti. Sarebbe una situazione diabolica a tutti gli effetti, giacché, se il Milan non vuole rischiare l'eliminazione dalla Champions, deve firmare una cambiale in bianco, cioè accettare il rischio di disputare i tanto temuti preliminari dell'Europa League.

Il disprezzo verso l'Europa League di molti tifosi rossoneri è un atteggiamento provinciale alla base della pessima posizione dei rossoneri nel ranking UEFA. A furia di ripetere il ritornello dell'inutilità dell'Europa League, il Milan è stato per anni fuori dalle coppe europee e ha perso prestigio internazionale, come si è notato dagli arbitraggi in Champions della stagione scorsa e, forse, anche nella presente. Gli arbitri internazionali vedono ancora il Milan come un nobile decaduto, una di quelle persone la cui famiglia è illustre, ma che ci si dimentica di invitare ai galà. Ah non eri partito? Pensavamo che fossi in città! Sarà per la prossima volta, non ti preoccupare. E' meglio dirlo senza pudore, al di là degli sforzi lodevoli di Maldini, la società rossonera è ancora ai margini del giro di società che contano.

Nel Milan vige ancora la dottrina Galliani ovvero quella scuola di pensiero secondo la quale l'Europa League non vale un sacro tubazzo, perché porta pochi soldi. Fu Galliani ad affermarlo, con molta franchezza, in qualche intervista. Mi secca dirlo, ma quella di Galliani era una visione miope che guardava solo all'introito del momento, per cui i 4-5 milioni assicurati della Coppa Ecchissenefreghis di luglio/agosto negli USA erano preferibili ai magri e incerti incassi dell'Europa League. E questa dottrina aleggia e continua ad aleggiare nell'ambiente a strisce rossonere. Galliani ha avuto grandi meriti, ma da questo punto di vista, a mio avviso, aveva vedute abbastanza ristrette.
E qui arriviamo all'incrocio infido che attende il Milan in questo week-end. Il Monza di Galliani e Berlusconi, per la prima volta in serie A, affronterà il Milan a San Siro. E' un derby, non pigliamoci in giro,
perché Monza è da alcuni anni capoluogo di provincia, ma è di fatto unita a Milano come un corpo unico. Ho vissuto in Lombardia per molti anni e, quando portavo la mia famiglia al Parco di Monza, ci si ritrovava da Milano nel capoluogo brianzolo senza neanche farci caso. E' un derby, quindi, per giunta complicato dal fatto che Berlusconi e Galliani sono il recente passato del Milan (la mini-era YongHong Li va considerata solo un incidente di percorso, il sequel mal riuscito di un film, per cui se ne fa subito un altro sequel senza tenere conto del precedente).

Berlusconi e Galliani non sono amici, ma ex-amici, dei rossoneri. E gli ex-amici sono come le ex-mogli o gli ex-mariti, cioè potenziali nemici ancora più acerrimi e insidiosi di quelli dichiarati. Berlusconi e Galliani vorranno dimostrare, come è loro diritto peraltro, che il vero Milan vincente era il loro e che questo non gli è neanche imparentato. Una situazione antipatica che i rossoneri dovranno gestire.
In questi giorni la società, Pioli e alcuni giocatori si sono visti piovere addosso una serie di riconoscimenti importanti e meritati.
Ciò testimonia che la vittoria non è stata poi tanto casuale, come vorrebbe far credere qualcuno. Non solo, ma il fatto che i premi, oltre che Pioli, abbiano coinvolto il Milan a diversi livelli, ci dice che il tecnico ha lavorato molto bene nell'arco della stagione, ma che, d'altro canto canto, non lavorava per una società allo sbando e non aveva una squadra di zombie. Non ha dovuto ordinare a Lazzaro di uscire dal sepolcro e giocare a pallone. Al di là di tutto, però, questo è ormai il passato, su cui non bisogna adagiarsi mai.

Il passato è nemico, quindi, in quanto è incarnato da ex-amici pronti a dare la stangata al Diavolo. Ma è nemico anche perché la sbornia di riconoscimenti può spingere a dimenticare che il futuro è ancora da scrivere e non è un di cui scontato del passato. Il futuro bisogna continuare a guadagnarselo day by day.

Un certo turn-over sarà doveroso, certo, in vista dell'incrocio cruciale di Zagabria, ma sempre tenendo conto che una formazione deve essere razionale. La formazione di Verona, per esempio, ha messo in difficoltà Krunic e Adli e ha dato frutti ambigui, cioè sia il vantaggio rossonero che il successivo pareggio avversario. Come notato anche da altri, infatti, il Milan ha vinto coi cambi, quando ha inserito Bennacer e Pobega. Aggiungo che ha insistito con le 3 punte, ma inserendone 2 più dinamiche, come Origi e Rebic. In tal senso, non affermerei, come è stato autorevolmente detto, che Pioli ha fatto sfiancare gli avversari prima di giocare le carte decisive. Il Milan, in realtà, ha rischiato di capitolare e di brutto in occasione della traversa scaligera. Direi piuttosto che la formazione rossonera è stata corretta in tempo, mettendo a posto gli errori iniziali. Capita e non c'è nulla di male, perché è importante sapersi correggere, ma una vittoria, per quanto legittima quando segni più degli avversari, non deve portare a considerare geniali anche gli errori. Fin dove è possibile, gli errori vanno evitati, perché non sempre si fa in tempo a correggerli.
Intanto, il Milan saluta Maignan fino all'anno nuovo. Il nuovo infortunio riguarda un muscolo diverso da quello del precedente infortunio. Questo però non fuga i dubbi che lo staff atletico del Milan solleva da anni. Sono troppi gli infortuni, tutti muscolari e non giustificabili solo con le partite ravvicinate. Se si possono sciogliere i matrimoni, forse ci si può liberare di qualche collaboratore non all'altezza. Il Milan non è o, quantomeno, non deve essere una comitiva né un'opera pia. Deve comportarsi da grandi società e nelle grandi società si è sempre sotto esame.
Parlando di gente all'altezza, voglio essere solidale con Tatarusanu. Tolto il gol del momentaneo pareggio a Empoli, è stato più che dignitoso. E' vero che è lacunoso sui cross dalla fascia, ma lo era e lo è anche Donnarumma, cui ogni tifoso avrebbe rinnovato il contratto. C'è Tata in porta e quindi lasciamolo tranquillo. Diciamo, piuttosto, che la società ha sbagliato e sbaglia nel considerare il ruolo del portiere di riserva come un optional, da coprire con chi chiede l'ingaggio più basso di tutti.
Come già detto per le opinioni di Galliani sull'Europa League, in qualche caso, non sempre ma in qualche caso, ragionare da contabili puri può essere segno di vedute ristrette e mancanza di lungimiranza.