La Roma vista ieri sera a San Siro è stata davvero un brutto biglietto da visita per il suo tecnico. D'accordo, José Mourinho ha un palmarès scintillante che la maggior parte dei suoi colleghi non vede neppure col binocolo. Il palmarès ci dice che Mourinho è e resta un mostro sacro della panchina. Se tuttavia dimentichiamo, almeno per un momento, il Mou storico, possiamo ben dire che il Mou attuale è in pieno declino. Il José Mourinho che ha presentato la Roma a San Siro, una squadra che ha comunque un bel parco giocatori, ha dato l'idea di un pugile nell'ultima fase della carriera, un campione sul viale del tramonto che cerca di portare a casa la pagnotta ricorrendo solo ai trucchi del mestiere.

Ieri la banda di Mourinho ne ha provate parecchie, a partire dalla partenza sprint, una nei minuti iniziali del primo tempo e l'altra nei primi secondi della ripresa. Nei primi minuti del match, poi, ha provato a provocare, una volta con un fallo plateale di Celik su Maignan in fase di impostazione e un'altra con una randellata dell'ex-rossonero Cristante a Theo. Come l'Uruguay del 1950, ha difeso sia il pareggio che la sconfitta fino al raddoppio rossonero. Il tentativo di far venire avanti il Diavolo è stato evidente, come di contenere i danni fino all'errore dell'avversario. Nel finale, però, la Roma si è dovuta rassegnare a cercare il gol con convinzione, ma nonostante il gol di Paredes su rigore, alla fine è stata costretta ad allentare le chiusure, fino ad allora maniacali anche quando i giallorossi attaccavano. Ricordo, infatti, una ripartenza rossonera dopo la mezz'ora del primo tempo, culminata in un colpo di testa di Pulisic. In quel caso, i rossoneri avevano trovato ben 5 giallorossi in copertura e, soprattutto, ben schierati. Tuttavia, quando la Roma ha tentato il tutto per tutto, è uscita dalle corde e il suo pacchetto arretrato si è diradato.

Il Milan va in difficoltà, se non sbraca del tutto, contro le squadre che si si alzano e si abbassano mantenendo intette le distanze fra i reparti, ma anche alzando i ritmi senza perdere equilibrio. Quelle squadre non lasciano spazi da colonizzare, ma colonizzano quelli dei rossoneri, almeno quando questi non realizzano il pericolo e restano a metà strada. Il Milan, allora, si spezza in due o si sbriciola in tanti puntini che corrono per conto proprio. Appartengono a questa categoria, per esempio, l'Inter dell'ultima disastrosa serie di derby, l'Atalanta degli ultimi due incontri o il Torino di Juric nelle versioni migliori.

Le avversarie più morbide per i rossoneri, sono le squadre come Monza o la Roma, anche se per motivi diversi. Il Monza è un avversario classico, piacevole da vedersi, ma leggibile. La Roma di Mourinho, invece, è una squadra più scorbutica, ma ampiamente decifrabile nei suoi meccanismi. Il Milan, così, è riuscito a regolare per 3-1 i capitolini, senza neanche soffrire più di tanto, a parte qualche patema sul 2-1 a causa dei fantasmi del recente passato.

Quanto ai fantasmi del passato, va detto che sono pericolosi solo per chi si lascia spaventare. Giroud e Theo Hernandez, con una bella triangolazione nel finale li hanno esorcizzati e hanno scolpito il finale: Milan-Roma 3-1 con reti di Adli, Giroud e Theo, inframezzate da un rigore segnato da Paredes sul 2.0.

La Roma, in un certo senso, è arrivata a San Siro al momento giusto, perché sarebbe stato più pericoloso affrontare squadre come la Fiorentina o la stessa Atalanta dopo il senso di impotenza dato nel secondo tempo di Coppa Italia. In coppa, i rossoneri avevano concluso tenendo molto la palla e mulinando le braccia minacciosi, ma senza mettere in seria discussione la sicurezza di Carnesecchi. L'unico pericolo era stato il braccio nerazzurro contestatissimo all'ultimo minuto. Un po' poco.

Parlando di episodi, se il vecchio José sperava in una disattenzione del Milan per punirlo, è stato accontentato. I suoi avevano alzato il baricentro della squadra, rimanendo comunque lenti e macchinosi, però Calabria è cascato nella tentazione di allungare la gamba in area e ha provocato un rigore, che Guida ha concesso senza esitazioni. L'episodio, tuttavia, non è stato sufficiente a invertire il trend del match. Come abbiamo detto, pur alzando il baricentro nel finale, la Roma restava lenta, macchinosa e poco compatta.

Dobbiamo anche notare che il gol giallorosso è venuto nel momento in cui la Roma si è finalmente ricordata di Lukaku. In effetti, mi aveva colpito un commento di Stramaccioni nell'intervallo, secondo il quale i capitolini avevano del tutto ignorato la propria punta di diamante. La Roma aveva coinvolto di più El Shaarawi nel progetto del primo tempo, quasi che volesse utilizzare Lukaku come spauracchio per catalizzare l'attenzione di entrambi i centrali, aprendo spazi per le incursioni dalla zona di centro-sinistra. Se questa era l'intenzione, si è rivelata solo una pia illusione, perché il Milan ha mantenuto i suoi ligi all'uno-contro-uno, modo di giocare che, nel caso di ieri, è diventato addirittura un vantaggio contro una squadra artigianale come la Roma.

Nella ripresa, fra il 20' e il 30', i giallorossi hanno iniziato a cercare di più proprio Lukaku e ne sono scaturite triangolazioni pericolose che non hanno portato solo al gol, ma anche a un calcio di punizione insidioso dal limite. L'ingresso di Belotti, poi, che ha giocato vicino a Lukaku, ha dato più brio alla Roma. 

Il trombettiere di Mourinho, tuttavia, ha suonato troppo tardi l'olifante per chiamare in causa il centravanti.
Nel corso del match, Maignan si è messo in luce per interventi pregevoli, ma non su tiri scoccati in libertà dagli avversari. Normale amministrazione, insomma, considerata la qualità dei giocatori giallorossi, sempre in grado di coordinarsi al tiro.

Ma tornando a Stramaccioni, credo che sia molto utile ragionare su un'altra sua osservazione interessante: il Milan ha vinto bene contro una Roma schierata a 3 in difesa, mentre spesso soffre quel tipo di squadre. Stramaccioni ha citato proprio l'Atalanta, Ora, riguardiamo l'ideale arazzo degli ultimi due match, un po' come quello dell'intera vita in The weaver's answer dei Family. Il modulo a 3 dell'Atalanta è di un'efficienza estrema e di una duttilità impressionante, per cui a seconda della presenza e dei movimenti altrui, si trasforma di continuo in qualunque altro modulo nel corso del match. La difesa a 3 di Mourinho era scolastica fino alla banalità, con un quarto giocatore (Spinazzola o Celik) pronto a scalare come quarto e con entrambi pronti a riposizionarsi a 5 sui calci da fermo avversari (illuminante qualche tempestiva ripresa dall'alto). Un modulo di facile lettura come tutti gli schemi della Roma.

Il contesto è stato favorevole anche alle doti di Adli, giocatore geometrico. Il tiro del gol può essere paragonato a una retta tracciata con la riga, così come la diagonale difensiva nella propria area di metà primo tempo. E di certo la Roma non ha complicato l'intesa naturale con Reijnders. Pioli parla dei due come di mediani, ma in realtà sono due giocatori schierati in mediana. La differenza esiste.

I cambi di Pioli, comunque, sono stati neutri, se non per la maggiore attitudine alla copertura di Musah rispetto a Pulisic. Okafor, invece, è il sostituto di Leao, come Zeroli e Jimenez lo sono di Adli e Theo.

Nessuno spazio, invece, è stato riservato a Simic: che sia troppo bravo?
Gabbia ha avuto qualche difficoltà iniziale in fase di uscita dall'area, ma giocava a sinistra e doveva portarsi la palla sul destro. Non è un'operazione elementare. Mi è piaciuto, invece, nel dopo partita. Si era reso protagonista in attacco di un colpo di testa... da difensore aggiunto della Roma. Con lo specchio della porta a disposizione, aveva mandato la palla verso il fallo laterale, prendendola di faccia. Ci ha riso su anche lui ed è importante, perché chi vuole crescere non deve aver paura di affrontare gli errori e discuterne.

Sabato prossimo, in Friuli, i rossoneri saranno attesi da una specie di bestia nera. L'Udinese ha messo spesso in difficoltà e sconfitto il Milan. Non è pericolosa tanto per la sua tendenza a portare il match nel campo dell'anticalcio, operazione in cui, peraltro, eccelle. L'insidia viene dalla sua capacità di creare una palude ideale in cui interi settori del Milan possono restare imprigionati e isolati dagli altri.
Vedremo.