Ieri sera un amico interista mi ha chiesto cosa avrei scritto oggi. Gli ho risposto che mi sarei limitato a scrivere quello che è successo: il Milan ha giocato una partita del cactus. Ma sì, conoscete di certo quelle piante grasse che spuntano qua e là nei film western? Proprio quelle là. Il Milan ha davvero disputato una partita del cactus.
E di conseguenza sono stati autentici cactus per il Diavolo.

La causa principale è prettamente tattica e non è una novità, visto che i crolli si ripetono periodici e puntuali. E se vi venisse la tentazione di dare la colpa agli infortuni o al mercato oppure al differente livello fra il calcio italiano e la Premier, nonché ad affari vari e perdite di tempo, non cedete, perché sareste sulla strada sbagliata. Da dicembre 2019 a oggi, il Milan le ha prese sonore due volte contro l'Atalanta (la prima per 5-0), una volta contro il Lille, ma anche contro il Sassuolo, solo un anno fa, salvando poi semplicemente la faccia nel finale contro la Fiorentina di Italiano. Porto-Milan della passata Champions appartiene alla stessa categoria di quella di ieri, anche se differisce nel punteggio, non nell'andamento. Gli uomini di Conceiçao sbagliarono di tutto e di più al tiro. 
Il Milan è per sua natura lungo e non prevede la densità negli spazi, in quanto ciò è funzionale al suo gioco che prevede di far scorrere la palla in verticale. Lo stesso assetto consolidato diventa un boomerang letale quando gli avversari riescono a soffocare gli uomini di Pioli giocando corti, densi e alti, come avevano fatto il Porto e la Fiorentina di Italiano. Diventa un boomerang anche quando, alla maniera di Galtier del Lille, il tecnico avversario studia la posizione di tutti i milanisti e fa in maniera che ognuno di essi si ritrovi assediato con le traiettorie dei passaggi presidiate dagli avversari. Se poi come Atalanta e Sassuolo, l'altra squadra riesce a spezzare in due il Diavolo, allora l'attacco scompare e la difesa resta lì alle corde a farsi prendere a pugni.
Si possono riscontrare delle differenze tattiche fra gli avversari, perché nessuna squadra è identica alle altre, oppure trovare qualche metro di differenza nella compattezza o nel posizionamento del blocco nemico, ma la caratteristica comune a chi bastona i rossoneri è di essere densissimo e riuscire a colonizzare gli spazi in maniera efficiente. In questi casi, ci sono diversi sintomi inequivocabili dell'impotenza rossonera, come per esempio lo stato di confusione che prende i giocatori, specie in fase di impostazione dal basso. A volte, come ieri e l'anno scorso a Firenze, il preludio della caduta è una sequenza di calci d'angolo a sfavore, che la squadra non riesce a interrompere, rivelandoci che è groggy. Certo, in ognuna delle débacle si possono individuare anche fattori collaterali che hanno aggravato le conseguenze del problema principale, senza essere comunque determinanti.
Gli infortuni possono aver inciso nell'amplificare le difficoltà, ma non più di tanto e non le hanno create. Alla fin fine, Ballo-Touré è stato il meno peggio insieme a Kalulu. Era il più indiziato a crollare, ma ha stretto i denti e limitato i danni. E poi siamo sicuri che Hernandez avrebbe fatto meglio? A metà secondo tempo, proprio sulla sua fascia, abbiamo visto 5 giocatori del Chelsea, un nugolo autentico, poco oltre la linea di centrocampo a soffocare i tentativi di manovra del Milan. Hernandez, spesso perde la palla malamente quando viene aggredito in quel modo. 

Un altro fattore che ha acuito le difficoltà tattiche del Milan è stata la superficialità con cui l'allenatore ha affrontato il match sottovalutando la capacità degli avversari. Fino al 3-0 è stato convinto che, continuando a fare il proprio gioco, il Diavolo avrebbe rimesso in piedi il risultato. I cambi al 66°, incentrati intorno al terzo centrale Gabbia, sono stati un segno di resa tardivo, ma provvidenziale se non altro, che è servito a evitare con realismo il cappotto (perché si rischiava il 5-0 di Bergamo del 2019 e magari anche di peggio). Ma era evidente fin dal primo tempo che l'assetto consolidato rossonero era un punto di debolezza e non di forza. Del resto, nelle dichiarazioni finali, Pioli ha dato la colpa ai piccoli errori, alla mancanza di lucidità e all'approccio sbagliato. Si è limitato, insomma, a spostare, come sempre, la colpa sui singoli che non hanno recitato bene la parte. Con queste parole ha dimostrato di essere incapace di prendere atto dei propri limiti e questo è grave. Non c'è nulla di male ad averne, tutti li abbiamo, altrimenti non saremmo essere umani. Ma le strategie e le tattiche del tecnico rossonero sono infallibili, perfette, se non fosse per l'incapacità dei suoi di metterle in pratica. Cattivoni che non sono altro! Il fatto è che ci sono dei momenti in cui puoi chiedere tutta l'applicazione che vuoi ai giocatori, ma se l'avversario ha trovato le contromisure per il suo gioco, i tuoi diventano delle unità isolate destinate a essere eliminate una alla volta, anche se dovessero resistere eroicamente. E non si dice la verità quando si sostiene che la partita è cambiata dopo il primo gol del Chelsea. La pressione iniziale del Milan si era già esaurita e i londinesi avevano già schiacciato il Milan, impedendogli prima di ripartire dal basso, poi costringendolo nella propria area di rigore a subire un tiro al bersaglio come un pugile alle corde contro un picchiatore. Riguardate la partita. Pioli riguardi la partita.
Non gli chiediamo di ammettere che la sua squadra era alla mercé degli avversari, ma semplicemente di prenderne atto. Pioli è un buon tecnico, con idee originali, ma il suo gioco in sé ha controindicazioni come i farmaci, come tutti i farmaci, indipendentemente dalla prestazione di chi interpreta il copione.

Potter ha fatto come Gasperini, Galtier, Conceiçao, Dionisi e Italiano: ha studiato con scientifica precisione le lacune del gioco di Pioli e ha letteralmente costretto gli avversari su un letto di contenzione. Almeno fino al 3-0, il Chelsea è stato compatto in 20-25 metri, alto e densissimo, in maniera che i rossoneri, come si è detto, avessero sempre 2-3 uomini addosso. Uno di questi serviva a soffocare anche la soluzione del passaggio indietro. Solo sul 3-0 i londinesi, comunque sempre compatti, si sono tirati indietro di una decina di metri, pronti peraltro a ripartire. Pioli non ha studiato le caratteristiche del Chelsea, trovandolo probabilmente superfluo, visto che la sua squadra gioca a memoria. Potter con più umiltà, lo ha fatto. Un grave errore di presunzione e di superficialità quello di Pioli, che ieri è costato 3 punti e lo svantaggio nei confronti diretti. Alla fine la frittata di ieri potrebbe costare cara proprio perché il Diavolo non potrà contare di essere in vantaggio in caso di arrivo in parità con i londinesi, cosa che era stata un punto di forza lo scorso anno nella volata Scudetto con l'Inter.
Se vogliamo, c'è un altro fattore che non ha contribuito a risolvere le difficoltà del Milan. Scarsi o bravi, Adli, Vrancx e Thiaw sono stati messi ai margini del progetto, come scolaretti delle scuole elementari messi sui banchi a imparare. Gli effetti di ogni infortunio, pertanto, sono stati acuiti dalla mancanza di alternative, perché c'è gente in rossonero che scalpita, magari per dimostrare di essere scarsa (perché no?), ma che sembra messa da parte in attesa che chieda il prestito e lasci tranquilli i pupilli di qualcuno. Il tecnico avrà fatto anche bene in questi 3 anni, ma ci sono delle negatività che sono evidenti e non possono essere nascoste come la polvere sotto i tappeti.
La prestazione di De Ketalaere è stata pessima come quella di Dest, ma anche come quella di tutti i suoi compagni. Ad esclusione dei quasi eroici Kalulu e Ballo-Touré, nessuno si è fatto valere.
  De Ketalaere e Krunic hanno sbagliato malamente la palla gol che ha chiuso il primo tempo. Una sciagura da questolosegnavopureio, ma quanti possono dire di aver fatto meglio in quella prestazione del cactus?

Comunque, caro mister Pioli, non si preoccupi. Lei è infallibile come un Taumarurgo. Sono i suoi che non sanno recitare il copione. Vuole che non sia così? Eh!