Lo so lo so lo so, avrei potuto risparmiarvi il titolo con la battuta sul mercato rossonero Origi-nale, che ho già propinato ieri a due amici interisti. Per quel che riguarda loro, dal momento che mi conoscono ormai da quasi 50 anni, non hanno battuto ciglio, perché sanno di quali nefandezze sono capace. Ne ho dette anche di peggio. In genere, non mi risparmio in fatto di boutade, per quanto deprimenti possano essere per il malcapitato ascoltatore.  E quella sul mercato rossonero Origi-nale è da depressione a tutti gli effetti nella sua scontentezza.
Del resto, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Come in ogni calciomercato, continuano a regnare incontrastate le leggende metropolitane, quelle urban legend delle quali è difficile liberarsi. Un mito che riguarda il Milan, in particolare, ha visto concludersi il primo tempo, come per un film in una sala cinematografica Ora, poi, è in atto la proiezione del secondo.
Si tratta della storia che il Diavolo aveva in mano Botman e Sanches, mentre non aveva in mano un bel tubazzo di niente. Hai in mano qualcosa solo con i contratti firmati. I rossoneri, invece, avevano solo il gradimento di Botman,
non tanto sulle condizioni economiche (difficile appassionarsi a quelle, visto il tetto ingaggi rossonero) quanto sulla destinazione, perché Milano avrà sempre un certo appeal in più rispetto a Newcastle. Dopo un mese, tuttavia, in cui ha atteso un accordo fra i rossoneri e il Lille, l'olandese ha finalmente realizzato che il Milan aveva ormai in squadra Kalulu e che non avrebbe investito fior di dindi su un altro centrale titolare. Accettando il Newcastle, ha dichiarato, come il 99% dei calciatori quando approdano in un club, di aver sempre pensato di andare a giocare lì. Non è arrivato, per fortuna, al livello dell'uruguagio Caraballo, che nei ruggenti anni '80 dichiarò di aver sempre sognato di giocare nel Pisa (si sa che ogni ragazzino di Montevideo, quando inizia a tirare i primi calci alla palla, sogna di giocare nel Pisa...).
Il secondo tempo della leggenda su Botman e Sanches continua con il centrocampista portoghese. I rossoneri non hanno mai avuto il gradimento del giocatore, visto che a gennaio il centrocampista aveva rifiutato quanto gli offriva il Milan che col passare dei mesi non si è spostato di molto da quelle cifre. Nel caso di Sanches, però, il Diavolo avrebbe un moderato gradimento del Lille, visto che offre qualche milione di più di altri, pur senza scialare. In realtà, è da molti anni che gli affari, salvo che per i giocatori a fine contratto, si fanno in tre: società acquirente, società cedente e giocatore. Dal momento che né Botman né Sanches erano a fine contratto, non c'era e non c'è motivo per cui le cose vadano in maniera differente. Occorre accordarsi in tre.

Ora, se sono vere le cifre che circolano, il Psg non sta coprendo d'oro il Lille, mentre non è chiaro l'ammontare dell'ingaggio che i parigini offrono al giocatore. Viene un sospetto, in realtà, cioè che qui si cerchi di tirare ai rossoneri il bidone della Fontana di Trevi, come nel film Totòtruffa 62. Se ricordate, Totò si spacciava per il cavalier Trevi, proprietario della fontana omonima, mentre Nino Taranto, suo complice, sosteneva di essere il rappresentante di una società cinematografica americana intenzionata ad acquistare la fontana. Il tutto serviva a far salire il prezzo del famoso monumento da rifilare a uno sprovveduto turista italo-americano, Decio Cavallo.
Nel caso di Renato Sanches, il Milan non sta rilanciando. Che faccia bene o male, è difficile dirlo, perché ci sono pochi punti di riferimento su cui basarsi. Forse il Diavolo fa bene a temere di recitare la parte di Decio Cavallo, come forse farebbe meglio a fare uno sforzo economico con un giocatore che, almeno tecnicamente, varrebbe tale sacrificio. Ma la linea della società è quella di non partecipare ad aste. Il Milan non se ne è mai distaccato quando di Cardinale non se ne conosceva il nome né quando Maldini e Massara erano lontani dalla scadenza del contratto. Non lo fa ora che il loro rapporto col Milan è, almeno formalmente, agli sgoccioli. Si può criticare o approvare tale linea, ma è quella e, dal momento che non vi è peggior difetto dell'essere ondivaghi, direi che è corretto così.
Il mercato rossonero segue linee precise che potranno essere anche sbagliate, ma sono quelle e lo saranno ancora per un po'. Nonè una questione di signing, closing o rinnovo di contratti.
Signing e closing, come si conviene talvolta alle leggende metropolitane, servono solo come paravento nei confronti dei tifosi. Ricordo, fra l'altro, che in attesa del grottesco closing del 2017, si diceva che YongHong Li voleva un tal giocatore e non ne voleva altri. Era probabile, invece, che di giocatori conoscesse solo Pelé e Maradona e solo per sentito dire, per di più.
E poi, fate mente locale, il caso Kessie non si è ancora concluso. A furia di dire che è solo questione di giorni, siamo arrivati al 30/06 ed è venuta fuori la notizia che il Barcellona sta vendendo tranche intere di diritti televisivi solo per rimanere in vita. Non solo, ma circola una notizia interessante, anche se va presa con beneficio di inventario ovvero che i blaugrana vorrebbero ridiscutere i termini del contratto con l'ivoriano, ancora rossonero almeno formalmente e fino alla mezzanotte di oggi. E per cosa se ne andrebbe a fare Kessie, se le prebende catalane si riducessero?
Diciamo che un ribaltone non è probabile, visto che è sempre possibile che le condizioni riviste siano migliori di quelle che offerte dai rossoneri. Ma è possibile, anche probabile, che il Milan abbia lasciato la porta aperta a Kessie ancora per qualche giorno, per cui non avrebbe comunque senso che affondasse il colpo su Sanches. Le voci su Bondo, diciannovenne del Nancy, non confliggerebbero con nessuna eventualità per il centrocampo, né con Kessie né con Sanches né con altri. Era stato cercato l'anno scorso e messo in stand-by, ma solo perché il Nancy credeva di avere in mano il c.d. paltò di Napoleone. Potrebbe essere un innesto alla Kalulu come nel 2020, un giocatore di prospettiva, ma sul quale non ci sarebbero particolari attese nel breve termine.

Quello del Milan è un mercato Origi-nale non solo perché è giunto Origi, ma perché Origi stesso ha firmato in silenzio ed è ripartito, senza tanti clamori e squilli di tromba. Ci sono altri 2 innesti, Adli e Pobega, e poco importa che si tratti di rientri da prestiti. L'anno scorso non c'erano, mentre il prossimo ci saranno.
In un certo senso sembra che il Milan, inteso come società nel complesso e non come questo o quel dirigente, sia in attesa che i nodi del calcio europeo vengano al pettine. Alcune cicale degli anni scorsi si trovano in acque agitate. Se il Barcellona, infatti, sta vendendo i diritti televisivi dei prossimi anni, vuol dire che non potrà più disporne prima di un lungo periodo di tempo. Quando hai venduto, non hai più da vendere. L'Inter sta cercando di ricavare il massimo da Skrinjar, uno dei pezzi pregiati, e non ha più il devastante Perisic. Fra un anno Lukaku tornerà al Chelsea per fine prestito e andrà pagato il riscatto di qualche altro arrivo. Marotta, in tal senso, si sta dimostrando bravissimo, ma se l'Inter non vincesse tutto o molto in questa stagione, Zhang vedrebbe spuntare il fondo Oaktree per l'escussione del prestito sulle azioni dell'Inter. E qualche altra società cicala, inizia a mostrare ci calmarsi un po'. Lo stesso Psg ha licenziato Leonardo, abituato a compagne acquisti da Paperone, per ingaggiare Campos che ha lavorato a Lille con i fichi secchi.
Il Milan sembra proseguire nella sua linea, perché ritiene di non essere lontano dal giorno che i giocatori non si lasceranno più sedurre dalle cifre sugli assegni, ma dalla solidità aziendale di chi promette certe cifre. Come ho scritto su, forse fa bene o forse sbaglia, ma non ha senso cambiare rotta ora che si vedono gli scricchiolii di altre rivali.
Dybala e il suo procuratore erano cascati nella trappola di credere che un giocatore in scadenza sia re Mida e possa trasformare in oro un contratto con la propria firma. i 10 milioni netti annui non glieli dà nessuno, l'Inter ne offrirebbe 7, ma solo dopo esserei scaricata di altri debiti inutili. Si dice che il Milan ne offra 4, che sono già tanti per i parametri rossoneri e potrebbe essere solo una manovra di disturbo verso i cugini.

Parlando di Dybala-Milan, poi, dovete tenere conto che la parola trequartista definisce una categoria ibrida, che include tutte le mezze punte e i centrocampisti offensivi in circolazione, ma anche gli esterni offensivi per i più larghi di manica. In questo senso, Dybala non rientra neanche in questo zibaldone multicolore e privo di consistenza. E' una seconda punta della più bell'acqua, certo più bravo e maturo di Brahim Diaz, ma è sempre una seconda punta brevilinea come lo spagnolo di Malaga. Ora, se il Milan si sta incaponendo da 2 anni a trasformare Diaz in un centrocampista offensivo, è perché gli schemi di Pioli non prevedono una seconda punta con le caratteristiche di Dybala e dello stesso Diaz. Possibile che i rossoneri pensino realmente all'argentino, che implicherebbe una revisione di moduli e assetti?
Maldini e Massara, poi, non hanno ancora rinnovato, ma non è necessario in una società dalle politiche Origi-nali. I rinnovi prima della scadenza si fanno nelle società convenzionali. Il Milan è, a modo suo, un mondo visto allo scpecchio.
E per finire in battuta.
Fra qualche giorno potrebbe presentarsi a Milano un giovanotto francese dicendo: il mio nome è Bond-o, Warren Bond.o... come vedete, so dirne di deprimenti fino all'angoscia