José Mourinho ha il pregio di possedere intelligenza e astuzia, doti che non sempre si trovano assommate nella stessa persona. In tal senso, confesso di essere un suo fan. In particolare, l'intelligenza gli ha permesso di capire che ieri la sua squadra non è stata all'altezza dell'avversario. L'astuzia gli ha suggerito di inventarsi qualcosa per stornare le polemiche verso un bersaglio diverso da sé. La Roma, infatti, ha un parco giocatori molto valido, anche se giovane, e da un allenatore della classe ed esperienza del portoghese ci attendevamo tutti di più, me compreso, visto il materiale umano a sua disposizione. Il primo rigore fischiato al Milan era un tipico rigore da VAR, cioè non evidente a velocità normale, però il tecnico della Roma lo ha gabellato per un non-rigore proprio perché non evidente a velocità normale, come se il VAR non fosse stato introdotto proprio per vedere quegli episodi che, sempre a velocità normale, potrebbero sfuggire al direttore di gara. Le immagini rallentate mostrano con chiarezza che Abrahams allunga il braccio e che, a partire dal fotogramma in cui il pallone si sovrappone al braccio, la traiettoria della palla cambia. Per Mourinho, tuttavia, la non evidenza a occhio nudo si proietta anche sul VAR e... voilà, il gioco è fatto! La deviazione non si vede. La piazza giallorossa, in altri termini, ha qualcosa con cui baloccarsi che non sia Mourinho stesso e, nel frattempo, il furbo José guadagna tempo.

La Roma è apparsa schierata con un 3-5-2 un po' caotico, poco coeso, che non riusciva a rendere gli spazi del tutto densi, in special modo a centrocampo. Aveva l'intenzione di soffocare la manovra rossonera sul nascere, al limite dell'area, come cercano di fare tutte le avversarie del Milan. Non c'è riuscita o non c'è riuscita a pieno. E' vero, dopo pochi secondi l'azione rossonera è defunta subito, sulla mancina di Hernandez, mentre pochi minuti dopo si è visto che lo schieramento del Diavolo era spalancato. Gli esterni, in effetti, erano larghissimi e il duo Abrahams-Zaniolo si trovava solo nelle praterie della parte centrale, pronto ad andarsene indisturbato verso Maignan, se solo la palla avesse fatto la mossa di andare dalla loro parte.

Il Milan si è schierato con un 4-2-3-1 che, con gli avversari in possesso di palla, diventava un 4-4-2 o quasi un 4-5-1. Pioli cercava di rendere densi gli spazi per proteggere i giovani centrali di difesa, Gabbia e Kalulu, così come il secondo centrocampista arretrato, Krunic, il cui forte non è la copertura.

La squadra più in difficoltà è apparsa proprio quella che doveva essere messa meglio ovvero la Roma. Dopo i primi tentativi iniziali di soffocare la manovra rossonera alle fonti, i giallorossi indietreggiavano e subivano gol sul rigore di cui si è parlato all'inizio.
Abrahams aveva deviato col braccio un tracciante di Theo Hernandez. Giroud realizzava con freddezza.
I capitolini sono apparsi tanto più in difficoltà, in quanto sono stati puniti proprio in fase di impostazione dell'azione del basso, quello che doveva essere il punto debole del Milan. Quando Ibañez, sulla sinistra del proprio schieramento, lanciava per errore Giroud. il francese superava il portiere, ma prendeva il palo da posizione defilata. Tuttavia, consentiva a Messias di metterla fra i pali, nonostante il recupero di Rui Patricio, la presenza di Smalling all'altezza del dischetto e il disturbo dello stesso Ibañez in recupero affannoso. Un gol affatto elementare.
La Roma  era in bambola, ma nessuno ne approfittava, come accade spesso al Diavolo degli ultimi anni, non molto dotato di killer istinct. Il Milan si attestava in posizione di attesa, facendosi mettere sotto stress dai giallorossi. Kalulu appariva nervoso e impreciso per la responsabilità di guidare la difesa, mentre Gabbia soffriva le accelerazioni di Zaniolo, ma molto saggiamente, non cercava di fare il Franco Baresi e si limitava al lavoro semplice. Il Milan tornava alla solita eccessiva lunghezza, perdendo la coesione dei 25-30' iniziali che, peraltro, non avrebbe più ritrovato fino alla fine del match. Il risultato è che, dopo due salvataggi difficili di Maignan, la Roma trovava con Abrahams il bandolo della matassa e accorciava a pochi mimuti dalla fine del primo tempo. Sugli sviluppi di un calcio d'angolo, Kalulu non era riuscito a recuperare la posizione.
Prima del riposo, Hernandez esitava al momento di mettere fuori la palla per consentire le cure a Krunic, dolorante in area giallorossa. Quando lo faceva, dava l'impressione (anzi molto di più) di averlo fatto solo perché stava per perdere la palla. Il giallorosso Karsdorp sbagliava a sua volta mettendola in rissa. E se formalmente l'unico da ammonire era Karsdorp per la reazione, Hernandez meritava tutto il cartellino che Chiffi gli rifilava, quantomeno per il comportamento inopportuno. Con atteggiamento polemico, Karsdorp non restituiva il pallone, ma dall'azione non scaturiva nulla di particolare e la cosa finiva lì. Per fortuna, bisognerebbe aggiungere, dal momento che non si sentiva alcun bisogno di ulteriori risse.
Al rientro, la Roma mostrava di poter essere pericolosa, anche se Diaz, in ombra anche ieri, centrava la traversa a Rui Patricio battuto, come se avesse dato un calcio più alla rabbia per il senso di impotenza che al pallone. Kalulu si era scosso finalmente e difendeva con efficacia, ma lo stesso Gabbia sembrava più sul pezzo, sempre molto attento a non esagerare in cose fuori della propria portata. Al 10° della ripresa, Krunic veniva ammonito e diventava a rischio di possibile cartellino rosso. Tutto il Milan entrava in allarme rosso con la Roma che saliva.
Pioli appariva pericolosamente paralizzato dall'incertezza.
Le alternative a centrocampo e in difesa erano poche o nulle, mentre in attacco si trattava di gettare nella mischia i giocatori recuperati. Pertanto, l'inerzia e il dramma interiore del tecnico erano comprensibili per certi versi. La situazione era, tuttavia, oggettivamente ad alto rischio e si aveva la sensazione che, se l'allenatore non si fosse scosso, la Roma avrebbe potuto agguantare il risultato.
Al 20°, per fortuna, Pioli attuava la mossa che spaccava il match, quando faceva entrare Leao al posto di Diaz, oltre che Bakayoko al posto dell'ammonito Krunic, ad alto rischio di espulsione, in quanto già ammonito. La Roma non riusciva più a spingere, perché il settore sinistro del centrocampo e della difesa dovevano tenere d'occhio Leao. Florenzi prendeva la seconda traversa per il Milan a portiere battuto e Karsdorp si faceva espellere per un fallo plateale su Hernandez. Chiffi era stato molto, troppo, comprensivo con i giallorossi e con lo stesso Karsdorp, risparmiando un po' di cartellini, ma l'ultimo intervento era stato troppo evidente.

Il Milan poteva andare all'incasso per la mossa di Leao, ma occorreva che entrasse anche Ibra, il quale riusciva in qualche modo a far viaggiare la palla verso il portoghese, appostato sul filo della linea difensiva romanista, troppo alta nell'occasione. Leao andava in porta con la leggerezza del vento e siglava il 3-1.
La reazione di orgoglio della Roma portava a un fallo da rigore di Ibra su Mancini
, astuto nel mettersi fra lo svedese e il pallone. Chiffi non concedeva il penalty che, a mio avviso c'era e avrebbe dato alla Roma l'occasione di accorciare ancora. Alla fine, però, il rigore veniva fischiato al Milan per un fallo di Mancini su Leao, che si era involato sulla fascia lasciando sul posto il romanista. Ibra sbagliava il penalty del 4-1 che, a quel punto, sarebbe stato una punizione eccessiva per il la Roma. E del resto, l'errore dello svedese potrebbe essere salutare in prospettiva futura, in quanto potrebbe convincerlo a lasciar perdere con le massime punizioni.

Il Milan ha portato a casa 3 punti meritati, anche se sul 2-0, con la Roma in bambola per la papera delle difesa, è stato troppo timido e ha lasciato gli avversari in partita. Nel secondo tempo, Pioli ha esitato troppo in occasione dei cambi, anche se ha l'attenuante di essersi trovato nello stesso tempo con molte assenze e molti rientranti, cosa che non facilitava le decisioni.
Ora si passi al Venezia avendo bene in mente l'ammonimento di Ron: "Quando ti fermi, convinto che ti si può ricordare, hai davanti un altro viaggio e una città per cantare.". Il passato è ormai passato, anche se recente, e bisogna fare i punti a Venezia.
Quanto a Mourinho, oltre a coniugare intelligenza e astuzia, si ritrova anche un brutto carattere che lo porta a sbarellare, se messo sotto stress. Ieri, nel vedersi dribblato da un Milan a pezzi, è andato sotto stress. Tutti sapevamo che era stato contattato dal Milan prima che arrivasse Giampaolo, ma che l'accordo non era stato raggiunto, perché il Milan non poteva dare al tecnico garanzie concrete quando al mercato. C'era proprio bisogno di fare come la volpe che non arriva all'uva e dice che è acerba? E' quello che ha fatto Mourinho dicendo di essere contento di non essere approdato in rossonero.
Uomo intelligente e astuto Mourinho, ma il self-control non è la sua dote migliore.
Nessuno è perfetto, neanche lui.