Allo scoccare del 6° minuto Milan-Udinese è stata dirottata in un universo parallelo e si è così sviluppata secondo le regole dell'assurdo. Non sapremo mai come sarebbe stata questa partita, se le si fosse consenstito di muoversi sui binari del previsto e del prevedibile, in quanto essa è presto entrata nell'iper-spazio dell'imprevisto e dell'imprevedibile.

Come già altri allenatori in questa stagione, vedi Inzaghi in Milan - Lazio, Gotti aveva pensato di tendere l'agguato ai rossoneri sulle ali sfruttando il gioco alto di Hernandez e Conti su cui il Milan fa molto affidamento in fase di spinta. E al 6° minuto, nel vedere che proprio Hernandez era leggermente in ritardo, Donnarumma urlava banzai e si lanciava alla disperata sull'avversario senza che vi fosse alcuna ragione per disperare. Non solo la porta rossonera restava sguarnita, ma lo rimaneva senza che i difensori, presi di sorpresa, avessero il tempo di retrocedere a sua copertura. Larsen, peraltro molto reattivo, inquadrava la porta con precisione e portava in vantaggio l'Udinese.

Da questo momento in poi il match procedeva in maniera surreale, con i rossoneri visibilmente intontiti, non tanto per lo svantaggio, ma per la maniera in cui era maturato. Molti tifosi di San Siro devono aver pensato al campionato scorso e a Sampdoria - Milan, quando Donnarumma al pronti-via aveva servito un assist vincente a Quagliarella. E quel ricordo deve aver accompagnato il pubblico di San Siro per tutto il primo tempo, col Milan che dava testate al muro friulano e l'Udinese che infastidiva i rossoneri con fastidiose stoccate in contropiede.

Nel secondo tempo la partita rivelava in pieno l'assurdità dell'universo in cui era stata proiettata al 6° minuto del primo. Resosi conto di dover inventare qualcosa, Pioli toglieva un centrocampista, lo spento Bonaventura, e metteva dentro un attaccante, Ante Rebic, optando per il 4-2-4 in cui Ibra giocava un po' più avanti di Castillejo, Leao e Rebic. Il ribaltone era tanto improbabile che i friulani andavano in confusione totale e, su un traversone rasoterra di Conti, tutti convergevano su Ibra e consentivano a Rebic di infilare il pareggio. In compenso i friulani si riprendevano presto ed era il Milan ad andare in difficoltà, visto che Kessié e Bennacer si trovavano in inferiorità numerica. Lasagna che già nel primo tempo era stato pericoloso, iniziava un duello personale con Donnarumma, che l'anno scorso sarebbe crollato dopo l'episodio del primo tempo, ma oggi si riprendeva bene e parava tutto. Milan e Udinese, in realtà, abbandonando ogni logica calcistica, davano vita a un duello rusticano come certi pugili nel sottoclou dei grandi match: un colpo io e un colpo tu finchè uno di noi due non va giù. Andava giù l'Udinese al 71° con un bel rasoterra di Hernandez che passava fra le gambe di 5000 giocatori e sorprendeva Musso.

Pioli riteneva, a ragione, ormai obsoleto l'esperimento del 4-2-4 e dava un po' di tregua a Castillejo inserendo Krunic nel ruolo che nel 1° tempo era stato di Bonaventura. L'allenatore rossonero conservava, tuttavia, tre punte spostando Leao all'ala destra. Conti, comunque, rimetteva tutto in discussione dopo un'occasione mal conclusa da Ibra, visibilmente stanco.  Nell'unico errore della partita, infatti, Conti perdeva di vista Lasagna che andava in gol di testa.

Ora, tuttavia, pur con l'inerzia del match a suo favore, non era l'Udinese a crederci davvero, ma proprio il Milan che nella bagarre del finale trovava l'angolo a sinistra di Musso con un colpo da biliardo di Rebic, non dissimile da quello con cui Ibrahimovic aveva fatto gol a Cagliari. Era il 93° e l'Udinese riceveva la paga, forse immeritata, ma nel calcio contano i gol e poi, nella partita dell'assurdo parlare di meriti  è come parlare di logica. Non ha senso.

Leggendo i voti dati ai singoli, trovo che la partita di Donnarumma sia da 8, perché l'episodio del 6° minuto avrebbe distrutto anche un marpione di 40 anni, mentre Gigio si è ripreso e ha parato tutto. A mio avviso è da valutare meglio la prestazione di Kessié, che nei 25 minuti del 4-2-4 è stato costreto a fare gli straordinari. Ibrahimovic, pur mostrando qualche limite di gamba, ha catalizzato le marcature friulane e ciò ha dato spazio ai compagni.

Per concludere, un pensiero al signor Pairetto e all'equipe del VAR, cui rivolgo una domanda: "Cosa vi abbiamo fatto noi milanisti? Che differenza c'è fra il rigore reclamato da Leao, che avete negato pur potendo rivedere le immagini, e quello concesso a Bologna? E, caro signor Pairetto, è proprio sicuro che gli unici che meritassero ammonizioni fossero i giocatori rossoneri?".

Ma andiamo avanti così, anche a dispetto dei santi.