Scrooge, arido e spietato usuraio, è il famoso protagonista di "A Christmas carol" di Charles Dickens. Una provvidenziale e inaspettata magia natalizia lo costringe a fare i conti coi suoi fantasmi ovvero quelli del Natale passato, di quello presente e di quello futuro. Nella storia, il confronto ha l'effetto salutare di mettere il vecchio avaro di fronte agli errori e a dargli la forza di rivedere il proprio modo di vivere. Nella realtà, il confronto coi propri fantasmi diventa una sciagura, se non si ha la forza di voltare pagina dopo aver preso atto degli strfalcioni (ma chi non ne fa?).

Per quanti errori possa aver commesso la dirigenza del Milan, il mondo rossonero non deve cadere nella trappola di guardare indietro e incartarsi nei rimpianti, pensando a ciò che poteva essere e non sarà o potrebbe non essere più. Non deve ignorare i passi falsi, insomma, però deve tenerli a mente il giusto necessario per non commetterli più. Alla fine, tuttavia, bisogna navigare verso nuove avventure e seguire il consiglio di Ragnar Lodbrok in "Vikings", cioè di non perdere tempo a guardarsi indietro, perché non è in quella direzione in cui si sta andando.
Tutto sommato, gli addii di Donnarumma e Chala erano stati digeriti benino dai tifosi.
Maignan, sostituto di Gigio, è comunque un nazionale francese, sia pure destinato alla panca. Durante le amichevoli di agosto, poi, ha dato l'impressione di essere un buon giocatore (anche se io avrei preferito il cerebrale Musso, ma questi sono dettagli). Dal canto suo, Chala non è mai stato amato dalla tifoseria del Diavolo (a torto, a mio avviso, ma tant'è). Ai tifosi ha dato fastidio il passaggio all'Inter, ma a fine contratto un giocatore ha diritto di andare dove crede. I problemi sono sorti quando Kessie, detto il Presidente per l'autorevolezza con cui sta in campo, ha rifiutato l'ultima ricca offerta della società. Avendo mandato molto di recente saluti e baci amorosi al Milan, ci si aspettava che, quantomeno per le cifre in ballo, accettasse. Non avendolo fatto, è stato bollato come perfido siconfante, forse per esorcizzare la sgradevole sensazione che sia stata la società a prendere troppo alla leggera la faccenda del rinnovo.
Diciamo che Donnarumma voleva andare via da un po', tant'è vero che aveva chiesto il pianeta Marte con i satelliti Deimos e Phobos, una cosa che nessuno poteva dargli e che, infatti, nessuno gli ha dato (visto quanto gli ha riconosciuto il Psg). Raiola, oltretutto, non era procuratore di riferimento del Milan, che gli aveva pure fatto lo sgarbo inutile di non rinnovare il contratto a Bonaventura, passato da poco nella scuderia del procuratore. Chala e Kessie, invece, potevano e dovevano essere blindati a cifre ragionevoli con 2 anni di anticipo, prima dei 2 mesi finali del campionato 2019-20, cioé quando nessuno parlava ancora di loro. Gli ingaggi non erano stratosferici (2,5 netti Chala e 2,2 Kessie), per cui un adeguamento a 3 milioni netti più 0,5 di bonus sarebbe stato accettato con gioia da entrambi.  Il problema è che la società rossonera aveva fatto come un signore che, parecchi anni fa, pubblicizzava i parrucchini: si era messa in testa un'idea meravigliosa.

Il Milan (parlo della società in generale, ovviamente, perché non so chi abbia partorito la pensata) deve aver considerato che, già due stagioni fa, l'indebitamento di molte grandi società, quelle che di solito pagano di più, era elevato. Ha anche considerato che tutte le altre, di solito, non offrono contratti da nababbi ed è arrivata alla conclusione che, forse, arrivando in prossimità della scadenza, sarebbe stato possibile ridurre ulteriormente le prebende di questi giocatori. Un grave errore, perché nel frattempo Chala e Kessie hanno avuto un exploit alla fine della stagione 2019-20.  E poi, a dispetto delle previsioni, c'era qualche società che se la sentiva ancora di pagare ingaggi alti, come il  Psg, o è stata costretta a farlo dalle circostanze avverse, come l'Inter per l'infortunio di Erikssen. Chala è stato il primo a convincersi che doveva sfruttare il rinnovo per massimizzare, mentre Kessie ha cominciato a pensarlo strada facendo, specie considerando il campionato alla Falcao appena disputato.
Il morale della favola è stato che il Milan ha giocato a poker troppo a lungo coi 2 giocatori, scavando un solco di rancori col turco, che se ne è andato via per mezzo milione netto in più. Con Kessie, se non altro, non ha scavato nulla, ma prima o poi sono piovute offerte che il giocatore ha tutta la convenienza ad attendere, come un qualsiasi professionista. La retorica del mercenario e dell'attaccamento alla maglia non vale quando ballano milioni di euro. A un giocatore potrebbe anche convenire legarsi a una società per tutta la carriera o per un tempo molto lungo, ma potrebbe anche non convenire. Di solito, quando gli assegni della concorrenza sono belli corposi, non conviene.

Si potrebbe obiettare che due campionati fa, quando il rinnovo sarebbe stato poco oneroso, i giocatori non erano ancora esplosi, ma non è vero o lo è solo in parte. Il rendimento di Kessie è sempre stato altissimo, ma il tifoso del Diavolo degli ultimi tempi aveva troppa puzza al naso per accorgersene. E per quanto riguarda il turco, Chala ha sempre pagato le continue critiche del tifo, da cui non è mai stato amato. Del resto, una società deve saper valutare i propri dipendenti con occhi diversi dai non addetti ai lavori. Se un club non ha la vista lunga, paga dazio e anche un dazio caro.

Ora tanto la dirigenza che i tifosi sono in tilt. E' inevitabile andarci, visto che giocatori importanti continuano ad andare via senza contropartita e la perdita economica della società si dilata.
Maldini cercherà di vendere l'ivoriano a gennaio, sperando che sia abbastanza cavalleresco da chiedere a chi lo vuole di riconoscere qualcosa alla società rossonera. Può darsi che lo faccia, ma non è obbligato. I tifosi, poi, chiedono di sottoporre Kessie ai più atroci supplizi, come se il caso Pandev alla Lazio non ci fosse mai stato. Ma sarebbe un po' come chiudere la stalla dopo che i buoi sono fuggiti. A cosa servirebbe?
Basta, alt, stop! Diamoci una bella calmata tutti.
Se si riuscisse a ricostruire il rapporto con Kessie, sarebbe tanto di guadagnato. Forse, vista la qualità del giocatore, non sarebbe male dargli i 10 milioni e, se poi, rifiutasse anche quelli, amen, vuol dire che sta chiedendo tutto il sistema solare per andarsene via come Donnarumma. Sulla base dei passi falsi commessi, da ora in poi guardiamo bene dove mettiamo i piedi. Ma ora c'è la Lazio e un intero campionato da affrontare, senza voltarsi indietro, perché... sì, come scritto sopra, non è in quella direzione che si sta andando.

I mentori storici di Pioli fanno notare che il Pioli attuale non è il Pioli del CV, dal quale si ricava che il tecnico non sia mai andato oltre il secondo anno nella stessa squadra. E' più sicuro nelle scelte, in sostanza. Sul punto possiamo ricordare ai mentori di Pioli che il CV resta e ha il suo peso. Non andava e non va trascurato, visto che spiega i tanti momenti di confusione del tecnico nel girone di ritorno del campionato scorso. Ma per essere coerenti con lo spirito di questo articolo, non dobbiamo perdere tempo a guardarci indietro, perché non è in quella direzione che stiamo andando. E' possibile, infatti, che dopo le prime esperienze negative, la ricerca della conferma in una società fosse diventata un incubo per il tecnico, tale da togliergli la calma necessaria per decidere in maniera consona alla sua intelligenza e preparazione. In questa stagione, in effetti, galvanizzato dall'essere alla terza stagione, Pioli potrebbe essersi liberato del fantasma dei campionati passati per dare il meglio di sé. E se dovesse accadere, potrebbe essere un campionato interessante, considerando che l'Inter si è indebolita, anche se la notevole bravura di Marotta ha ridotto al minimo l'indebolimento (è un dirigente avversario, ma se uno è bravo è bravo). La Juventus è un rebus, ma ha il suo punto di forza nell'esperienza di Massimiliano Allegri, il cui lavoro in rossonero non è stato apprezzato come meritava.
Non amo le squadre lunghe, quanto a filosofia di gioco, ma in questo inizio di campionato ho potuto constatare che Pioli ha studiato con cura la maniera di rendere più densa anche una squadra lunga. Tutto ruoterà sulla capacità di infoltire e coprire la difesa, in maniera da renderla una cortina impenetrabile, ma anche sulla capacità dei compagni (Hernandez soprattutto) di stare accanto a Diaz, che non ha le caratteristiche dell'immenso Franklin Rijkaard e non può rimanere solo nella zona centrale del campo. Se riuscissero queste mosse, dovremmo divertirci.

La Lazio è il primo cagnaccio che il Diavolo si ritroverà di fronte nella stagione. Ha un gran tecnico in panchina e giocatori di notevole livello. Scacciamo dalla mente i fantasmi degli errori passati e muniamoci di pietre, che contro i cagnacci, a volte, sono un deterrente efficace. Il passato è alla spalle e stiamo procedendo in un'altra direzione.