Il Milan si avvia ad affrontare il Napoli compiacendosi di non ritenersi all'altezza, crogiolandosi in una sorta di masochistica autocommiserazione. Ci sono due fazioni contrapposte che, messe insieme, stanno facendo scricchiolare e rischiano di mandare a male una stagione. Ed è un'annata che, in fondo, ha ancora tutto per finire bene. Questi partiti possono essere definiti con una contrapposizione che rese famoso Umberto Eco: apocalittici e integrati.
Non c'è la squadra, non c'è la società, non c'è nulla, stando gli apocalittici.
Il Diavolo sta affrontando un periodo di crescita e quindi bisogna stare zitti e buoni in fiduciosa attesa, sostengono gli integrati.

In entrambi i casi, il risultato è sempre lo stesso: il Milan non è, o non è ancora, in grado di coltivare sogni di gloria. Gli apocalittici brillano (si fa per dire) per il più nero pessimismo, mentre gli integrati ostentano la fede in una Divina Provvidenza che ricorda tanto Manzoni e Promessi Sposi.
In realtà, ciò che affligge ognuna di questa fazioni, sia pure con sintomi diversi, è la Sindrome di Peter Pan, cioè la paura dell'età adulta. C'è la voglia di restare sempre bambini. Invece, l'età adulta di una squadra di calcio comporta il coraggio di puntare a un risultato senza nascondersi, senza cioè la paura di non farcela e l'esigenza di correre sotto il letto quando la mamma ti chiama per presentarti a un ospite sconosciuto. Se a metà campionato scarso ci si industria già su come rispondere agli interisti, qualora dovessero vincere lo scudetto, allora quello scudetto è irraggiungibile.

Il Milan di questa stagione è come quello di Liedholm del 1979 o di Zaccheroni del 1999, due squadre separate, per una strana coincidenza, da un ventennio. A differenza dei Milan di Sacchi, Capello e Ancelotti, le squadre di Liedholm e Zaccheroni erano soltanto forti, quindi in grado di centrare l'exploit nella singola stagione, ma erano da migliorare per potersi ripetere negli anni successivi. Ai loro tempi riuscì l'impresa di vincere, mentre non riuscì quella di consolidarsi per continuare a vincere. Il Milan del 1979 vide addirittura il proprio presidente coinvolto in prima persona nello scandalo delle scommesse. Il Milan attuale può vincere il campionato come i suddetti Milan e poi non dovrà fermarsi e cercare di crescere. Ma parliamo sempre del poi.
Sia gli apocalittici che gli integrati, pur sperando nello scudetto, non ci credono davvero.
L'Inter e il Napoli ci credono, come anche la stessa Atalanta ci crede. Provate a sondare quegli ambienti e vedrete. Inter, Atalanta e Napoli sperano di evitare la possibile futura sconfitta, mentre gli apocalittici e gli integrati rossoneri appaiono più intenzionati a giustificare la futura probabile sconfitta.
Il cavallo di battaglia degli apocalittici è la rosa inadeguata per colpa della società troppo sparagnina. A squadra completa, in realtà, i rossoneri non valgono meno di Inter, Napoli e Atalanta.
Tonali, Kessie, Bennacer, Leao o Rebic, per esempio, non valgono meno di Barella, Brozovic, Perisic o Lautaro Martinez. Maignan, un po' incostante dopo l'infortunio, non vale meno della versione attuale di Handanovic. Ibra che segna 7 gol in 10 partite di campionato, poi, è un ancora un top a 40 anni, anche se scricchiola e fa capire che non lo sarà per molto. Non mi sembra che l'ultratrentenne Dzeko lo stia surclassando. Chala è un discorso a parte, perché sta giocando molto bene da un mese, come però Diaz ha giocato meglio di lui fino allo stop per Covid. 
Gli integrati si appellano molto alla sfortuna, che di solito è l'argomento dei perdenti, interessati più a trovare alibi che a migliorare. In fondo,  Peter Pan è un perdente doc, non un vincente. Si accontenta di battere Capitan Uncino e Spugna, due spaventapasseri da cartone animato, però fugge di fronte alle responsabilità dell'età adulta. Nel film "I magnifici 7", il duro Charles Bronson sgrida i ragazzi del pueblo che hanno accusato i propri genitori, semplici contadini, di essere codardi. Sono i genitori i veri eroi, dice Bronson, in quanto ogni giorno portano sulle spalle la responsabilità di una famiglia.
Gli integrati, sempre ostentatamente saggi e pacati, ammoniscono che il Milan è una squadra in crescita, ovvero che bisogna attendere la crescita della squadra. In sostanza dicono agli altri milanisti di stare zitti e buoni, pronti ad alzare la mano  per dire, e solo se autorizzati dai grandi, "Sì, va bene...". E anche questa è una manifestazione della Sindrome di Peter Pan, perché nella banda dell'Isola che non c'è, comanda il pan e gli altri si adeguano. Laddove c'è immaturità infantile, l'ambiente si adagia spesso sulle regole ferree di una comitiva, dove i leader decidono chi fa o non fa parte del gruppo e cosa deve fare e pensare il gruppo. Tutto avviene in nome di una pericolosa e gerarchica solidarietà di clan.
Entrambe le fazioni, comunque e come già detto, si ostinano a considerare il Milan un eterno immaturo che non è mai pronto.
Ora, è ovvio che il Milan attuale è migliorabile, in tal senso non ha una rosa di invincibili e può sicuramente crescere.
Potrebbe crescere già a gennaio, se portasse a casa un acquisto alla Tomori in difesa o se riuscisse a portare a casa in anticipo Adli. Ma questo non vuol dire che la rosa attuale non sia competitiva e ci si debba nascondere. E in ogni caso, avere margini di crescita non significa non essere già in grado di competere per lo scudetto. Non significa dover per forza ancora crescere per puntare al titolo.
Peter Pan non si sente mai pronto.

Il tecnico è un discorso a parte. Ancora ben visto da una gran parte degli apocalittici, ma già molto criticato da una minoranza di questi, è un'intoccabile per gli integrati. Posizioni non razionali, in quanto il problema è più semplice e insieme più complesso di quando sembri. L'allenatore ha dato alla squadra una fisionomia precisa che, al di là delle evidenti controindicazioni tattiche degli schemi, le consente di sbarcare il lunario anche quando è in difficoltà. Gli schemi hanno, tuttavia, quelle controindicazioni tattiche che le causano periodicamente scivoloni dannosi per la classifica. Inoltre, il tecnico conferma periodicamente di avere una filosofia per la quale ogni giocatore è in grado di ricoprire qualsiasi ruolo, basta che si applichi e si concentri e quindi, se non ci riesce, è perché non si è concentrato e applicato abbastanza. Mi perdoni chi siede sulla panchina rossonera, ma a me, nel mio infimo, sembra una cosa che non sta né in cielo né in terra.

Ora, proprio perché ha dato al Milan una fisionomia precisa, e non tutti i tecnici ci riescono o ci riescono sempre, il tecnico dimostra di essere molto preparato. Tuttavia, le lacune tattiche dei suoi schemi consigliano prudenza, molta prudenza, nel dare per scontato che il tecnico non possa essere discusso. Così come un tecnico preparato non può comportarsi come il Dottor Moreau del romanzo di H. G. Welles, quello che trasformava gli animali in umanoidi. Da un animale non tiri fuori un uomo, ma un umanoide. Da Diaz non tiri fuori Angelo Colombo e viceversa, per capirci.
Le cose vanno sempre valutate in maniera critica, proprio per il bene della squadra, perché se al Milan sono stati messi in discussione Liedholm, Sacchi, Capello e Allegri (non gli ultimi sprovveduti), può esserlo chiunque. Di certo può succedere anche al tecnico attuale, in quanto una società adulta, matura e consapevole di esserlo, non fa sconti, ma valuta volta per volta se il ruolo può essere migliorato. In tutte le grandi società è così e il primo Milan di Berlusconi è stato realizzato passando da Liedholm a Sacchi (con il breve intermezzo di Capello), per poi arrivare a Capello. Nessuno di loro ha fatto una fine catastrofica per essere andato via dal Milan, no?
Gli stessi infortuni andrebbero analizzati, per capire cosa, eventualmente, possa essere cambiato. Sono troppi e, in gran parte, muscolari.

La Sindrome di Peter Pan porta alla paura di diventare adulti e diventare adulti significa correggere gli errori senza dire "Non l'ho fatto a posta!", perché quando ero bambino e lo dicevo, mia madre andava in bestia e diceva "E ci mancherebbe altro!".
Si cresce prendendo atto che l'errore commesso va evitato per il futuro.

Il Milan può battere il Napoli e può esserne battuto. Lo dice la classifica, in quanto sono squadre di valore paragonabile. Ma se hai paura, se te la fai nelle mutande al pensiero di perdere, hai già quasi perso. Anzi, se pure dovessi vincere, non saresti in grado di gestire la vittoria.
Il Milan non deve rifugiarsi nell'Isola che non c'è (anche perché... non c'è e questa non è solo una battuta). Non deve succedere, perché i rossoneri sono già adulti e devono accettarlo.