Al Milan serviva un solo risultato, vincere. Battere il New Castle, nel suo stadio, davanti al proprio pubblico e aspettare il risultato di Borussia Dormunt-Paris San Germain, per sapere in quale competizione europea proseguire la stagione. Vincere dunque, il come non avrebbe avuto importanza.

La famosa citazione di Niccolò Machiavelli, scrittore, filosofo, storico, drammaturgo, politico e diplomatico italiano, segretario della seconda cancelleria della Repubblica Fiorentina dal 1498 al 1512, "Il fine, giustifica i mezzi", dove esponeva perfettamente il concetto delle "ragioni di stato", quale valore supremo e indiscutibile, calza perfettamente alla serata calcistica in tinte rossonere.

Nel giorno del suo 124 compleanno, poichè il Milan nacque la sera del 13 Dicembre 1899, la squadra allenata da Mister Pioli si presenta all'appuntamento più importante della stagione, la partita che può dare la svolta ed essere fin troppo determinante, con una maglia, la terza, che non ha alcun richiamo STORICO o SPORTIVO a celebrarne la ricorrenza. Già questo è sufficiente per capire quanto, questa dirigenza, sia lontana dal sentimento popolare. Alzi la mano chi, come me, all'ingresso in campo, ha esclamato: "che maglia di M.... !!!" La formazione è quella annunciata, con il ritorno, fin troppo determinante di Leao e Theo Hernandez, confermato al centro dalla difesa.  

Il Milan inizia malissimo. Incapace di costruire anche la più semplice delle azioni. Rintanato nella propria metà campo e in totale balia della squadra inglese che, nonostante le numerosissime assenze, sono nove i giocatori indisponibili, otto per infortuni e l'ex Tonali per la triste vicenda delle scommesse sportive, appare in totale controllo della partita. Serve un salvataggio di Tomori, a Maignan superato ad evitare l'immediato vantaggio della squadra di casa, con la sua classica maglia a strisce bianco nere. Con tutta sincerità, quando al minuto 33' la squadra inglese è passata meritatamente in vantaggio, mi son sentito alleggerito di un peso che mi premeva il petto. Peggio non si poteva fare e ho pensato che fosse la scossa necessaria ad iniziare a giocare.

Si rientrava negli spogliatoi sotto di un gol e senza aver giocato il primo tempo. Una vergogna assoluta. Un solo tiro scagliato da Leao, a lato. Nessuna azione manovrata, circolazione di palla casuale e posizioni in campo, da squadra amatoriale. Loftus Cheek, non pervenuto. Musah, a girovagare per il campo. Giroud a sgomitare con il difensore e sempre in fuorigioco. Troppo distante dalla porta. E Rejnders? Colpevole sul gol, non riusciva ne a costruire ne a difendere. Sarà premiato dall'UEFA come miglior giocatore della serata a dimostrazione di come tutto possa cambiare velocemente.

Se il piano partita di Pioli era: "facciamo credere al New Castle, che facciamo schifo e poi la andiamo a vincere." Allora, complimenti vivissimi. Fatto sta che, come gli inglesi hanno iniziato a rallentare, Leao e tutta la squadra ha iniziato a prendere campo. Il gol del pareggio di Pulisic al minuto sessanta, su una triangolazione in area avversaria, più fortuita che voluta, Leao, Giroud, Pulisic era il primo segnale. Ma era al minuto 69 che la partita prendeva la direzione che ci auguravamo. Maignan in tuffo, braccio sinistro proteso e mano aperta, si esibiva nella più classica delle "paratone", negando il vantaggio agli inglesi e facendo schizzare la palla sulla traversa. Non era difficile capire che la partita stava cambiando. Ho detto a mio figlio: " adesso la vinciamo ", pensando "nonostante Pioli non faccia ancora i cambi". Avete presente quando su Apocalypse Now arrivano gli elicotteri americani, con la musica di Wagner, le Valchirie? Ecco, proprio così. Con le squadre allungate, gli inglesi stanchi, rimaneggiati e condizionati da una serie di risultati, talmente negativi che i nostri a confronto sembrano stupefacenti, il campo sembrava in discesa per noi e in salita per loro. Le forze fresche, la tecnica e una sana dose di entusiasmo ci consegnavano un finale di gara talmente bello da farci, quasi, dimenticare il primo tempo. Mancava solo che da Dortmunt arrivasse un regalo, ma così non è stato.

Il Milan chiude al terzo posto, con otto punti, alla pari con i francesi, ma con una differenza reti peggiore. Due vittorie, due pareggi e due sconfitte. Superfluo ricordare che Pioli, inventandosi Krunic al centro della difesa, all'oscuro che il PSG stesse perdendo e che anche un pareggio sarebbe stato importantissimo, visto l'infortunio di Thiaw, si era praticamente consegnato all'esclusione dalla Champions League. L'importante era continuare in una competizione europea e ciò è stato ottenuto. Ciò consentirà di migliorare il ranking, di tenere alta la concentrazione di tutti e magari di poterci rafforzare nel mercato invernale, almeno con un difensore.

SERVIVA VINCERE, perchè chi vince, ha sempre ragione. Se poi all'intervallo della partita, la televisione Ceka decide di mostrare i gol della finale Milan-Barcellona, vinta per 4 a 0, il grido: "Fuori i mercanti dal tempio" diventa obbligatorio.
Tanti Auguri Milan!