Milan-Roma era un confronto diretto, come tutti quelli fra squadre in corsa per i primi 4 posti. In tal senso, tutte le opzioni classiche della tripla (1-X-2) erano, più o meno, probabili.

Il fatto che il risultato sia maturato in maniera rocambolesca non vuol dire nulla. La partita dura 90' teorici che poi, di solito, si rivelano sensibilmente di più per via dei recuperi. I traguardi parziali, cioè essere in vantaggio o svantaggio in un certo momento della partita, contano quanto il due di bastoni a briscola, se la briscola è a denari.
Il fischio finale cristallizza il risultato e assegna i punti. Aver meritato o no è onanismo mentale, molto diffuso anche fra gente insospettabile, ma sempre di onanismo si tratta. Pioli può dirsi rammaricato quanto gli pare di non aver vinto una partita che ritiene ben giocata dai suoi, ma quello che hai fatto per 85' va confermato nei minuti residui. Se non lo fai, è come se non avessi fatto niente.

Milan-Roma non è stato l'unico risultato della giornata venuto in maniera rocambolesca. Sia l'Inter che la Lazio si sono fatte raggiungere in extremis. I due match sono la dimostrazione che nel calcio, come nel pugilato, essere in vantaggio ai punti all'ultima ripresa non significa nulla fino a che non suona il gong di chiusura senza aver subito il colpo del KO.
Dal punto di vista della classifica, il Napoli è Campione d'Inverno, titolo platonico, ma che, dal punto di vista statistico, spesso anticipa lo Scudetto. C'è un minority report autorevole, tuttavia, secondo cui accade non di rado che il primo alla fine del girone di andata non lo sia anche alla fine. Proprio nelle ultime stagioni, Milan e Inter si sono fregiate del titolo di gennaio, per poi finire seconde, quindi mazzolate, in tarda primavera.
Nelle ultime 2 giornate, il Napoli ha perso un punto sul secondo posto e si ritrova inseguito da due seconde, invece che da una sola. Una di queste è proprio l'avversaria del prossimo confronto diretto. In compenso, ha due giornate in meno da giocare e si è lasciato alle spalle il confronto diretto con l'Inter per cui, nel complesso, può essere più che soddisfatto. In questo momento, ogni squadra vorrebbe essere al posto del Napoli.
Mancano 21 giornate alla fine con 63 punti in palio, per cui il Napoli sarebbe certo di vincere lo Scudetto conquistandone 57
, che potrebbero essere meno se, esauriti i confronti diretti, questi fossero favore degli azzurri. E' l'unica cosa certa, oltre al fatto che oggi sarà bel tempo salvo in caso di... mal tempo. Quest'ultima è una previsione che potete sempre fare senza correre il rischio di sbagliare, quindi vi permetterà di gabellarvi come infallibili maghi della meteorologia.

I primi secondi di Milan-Roma hanno mostrato un attacco giallorosso a 3 punte con Abraham, Dybala e Zaniolo accentrati e vicini. Era evidente, quindi, che Mourinho mirava a sfruttare la minima sbavatura dei centrali rossoneri mettendoli in inferiorità numerica. Col passare dei minuti, poi, si notava che il resto della squadra giallorossa era stabilmente dietro il cerchio di centrocampo, con 7 giocatori in copertura. In fondo, se vuoi giocare sul filo dell'errore, devi tenere il risultato in bilico.
Tale assetto, però, più che essere una spina nel fianco del Milan, regalava metri a Brahim Diaz
, che poteva giocare quasi tutto il tempo dalla trequarti in su, zona a lui congeniale. Lo faceva in maniera confusionaria, spesso pestando i piedi ai compagni, ma riempiva la zona avanzata e, quindi, era un elemento in più da tenere d'occhio per la Roma, non un problema in più per i rossoneri a centrocampo, come  a volte accade se la partita prende una piega diversa.
Senza scoprirsi più di tanto, il Diavolo passava in vantaggio con un bel colpo di testa di Kalulu su azione di angolo. Poi accettava la partita a scacchi con la Lupa, che difendeva lo svantaggio in attesa di un errore qualsiasi dei rossoneri. L'errore, tuttavia, non arrivava. 

A metà secondo tempo, entrava Vrancx al posto di Bennacer ammonito e reduce da due falli a centrocampo. Pobega sostituiva l'esausto Diaz. Entrambi confezionavano con Leao il triangolo a lungo raggio che faceva scorrere la palla fino a Pobega. Proprio Pobega raddoppiava. Era il 77° e la Roma non aveva ricavato nulla dall'attesa di un errore dei rossoneri, mentre i cambi di Pioli si erano rivelati azzeccati, con forze fresche e giovani validi in campo.
Al minuto 85', con la Roma che attaccava senza essere pericolosa, Pioli decideva che la Lupa era morta e che ci si poteva avvicinare per farle la pelle senza correre rischi. Inseriva un terzo centrale, Gabbia, al posto di un centrocampista capace di interdire e attaccare, cioè Saelemaekers. Inoltre, toglieva Giroud, ovvero quello che dava profondità al Milan e teneva dietro i centrali giallorossi, aprendo spazi per le folate di Leao al centro. Al posto del francese entrava De Ketalaere. Spalle alla porta, il belga è inutile, ma Pioli riteneva che, tanto, la partita era vinta e ci si poteva anche tirare indietro per scuoiare la preda in pace. Era quello l'inizio del conto alla rovescia per il ritorno della Roma.
In attacco, il Milan si appiattiva a ridosso del proprio centrocampo. In difesa, riempiva la propria area di rigore con un centrale in più che pestava i piedi agli altri due mandandoli in confusione. Nessuno sapeva più qual era la propria zona o il proprio uomo e, nel giro di pochi minuti, su palla inattiva, Ibanez si ritrovava del tutto solo, nonostante la folla rossonera intorno a lui.
Disattenzione? Nou nou nou nou nnnnnnou! Era disorganizzazione belle e buona, altro che storie! Il giallorosso accorciava le distanze con autorevolezza e, poco dopo, Abraham ribatteva in rete il pareggio dopo un salvataggio di Tatarusanu (criticato, ma... cosa si vuole da lui?).
Insomma, mentre il Milan bel bello stava per scuoiare la Lupa credendola morta, la fiera si era ripresa di colpo e aveva azzannato due volte il Diavolo incauto.
Con il terzo centrale difensivo, i rossoneri avevano aggiunto centimetri in area, per usare le parole di Pioli, ma avevano scombinato i meccanismi difensivi consolidati.

Pioli non può neanche tirare il sasso e nascondere la mano come ha fatto nelle interviste finali. Ha detto di non voler accusare nessuno, ma nel contempo ha fatto il nome di Vrancx come autore di un errore in occasione del pareggio giallorosso. L'errore di Vrancx c'è stato ed è stato evidente. Vrancx, infatti, ha commesso un fallo stupido contro un avversario defilato che, per di più, dava spalle alla porta. Ma tutto è nato dal ripiegamento eccessivo di un Milan che, prima del minuto 85', stava controllando senza problemi. Per il principio dei vasi comunicanti, quando la squadra in vantaggio indietreggia troppo, quella in svantaggio si riversa in avanti. Vrancx si è trovato a reggere un urto che avrebbe rischiato di mandare in confusione anche giocatori più esperti. Senza contare, aggiungo, che i percorsi di crescita di Pioli, se limitati all'allenamento, non fanno altro che spostare in avanti il battesimo del fuoco dei giocatori giovani. Pensate al minutaggio del belga e poi dite se poteva essere sul pezzo quando il gioco si è fatto duro. Non poteva, no che non poteva o, quantomeno, era improbabile che lo fosse.

Tornando ai paragoni col pugilato, nel post-match Pioli dava l'impressione di essere suonato come un pugile finito al tappeto nella ripresa finale, mentre era in vantaggio di punti e aveva abbassato la guardia credendo di aver già vinto. Non ha senso che Pioli parli della qualità del gioco e di ingenuità, quando il problema sta nei suoi errori di lettura del match, i quali hanno indirizzato tutto verso le ingenuità. E poi, a ben vedere, Pioli ha beneficiato dell'atteggiamento passivo della Roma per 85', un fattore che potrebbe aver gonfiato il preteso giocare bene del Milan.
Insomma, il pari in uno scontro diretto ci stava e ci sta, per cui non è stato il pareggio in sé il problema. Quel pari, tuttavia, rischia di diventare il problema se ci si convince che è stato solo un episodio dovuto a sviste individuali.
E se il buon Pioli tornasse indietro coi ricordi, forse vedrebbe delle somiglianze inquietanti con la sconfitta in casa subita dal Sassuolo nella primavera del 2021. La doppietta di Raspadori ricorda molto l'1-2 giallorosso di ieri sera, in una partita che il tecnico rossonero era convinto di aver già vinto.
Chi non fa tesoro degli errori è destinato a ripeterli.