Mi piace Mourinho e non solo perché è un fior di tecnico, ma anche perché è una belva da palcoscenico, che sa occupare la ribalta, ed è dotato di una gran faccia di cuoio. Ieri si è presentato davanti ai microfoni nei panni del lebbroso che implora pietà, con le bende strappate che penzolano e mostrano le terribili conseguenze del morbo. Lacrimando sulle assenze, ha provato dipingere il pareggio come un'epica impresa di un manipolo di eroi. Mourinho, uno uomo che non ti fa annoiare mai!

In realtà la Roma è arrivata al confronto con gli stessi punti del Milan e la stessa differenza reti. Se il Milan, poi, è semifinalista di Champions, la Roma lo è di Europa League. E se i giallorossi avevano assenze, hanno anche avuto per 90' il sostegno continuo dell'Olimpico. Tali dati qualificavano, ex ante, Roma-Milan come un confronto che si giocava sul filo dell'equilibrio fra due squadre di valore paragonabile e che sfuggiva a ogni pronostico. E' finita, infatti, con un pari rocambolesco, maturato agli sgoccioli degli sgoccioli, cioè nei minuti estremi del recupero.

Andando alla récherche del tempo perduto, come Proust, la partita mi ha ricordato un Milan-Roma della primavera 1991. Ero sposato da poco ed era la seconda volta che portavo mia moglie a San Siro (la prima era stata Milan-Napoli 4-1, penultimo match di Maradona in Italia). La Roma andò in vantaggio quasi al 90° con Rizzitelli, ma sull'ultima azione del recupero pareggiò Agostini, mentre il cielo si era fatto nero e tuovava come se fosse il Venerdì Santo. All'uscita, il sottoscritto e la sua giovane signora rischiarono di trovarsi nel mezzo della sassaiola fra ultras delle opposte fazioni. Un poliziotto ci rispedì indietro pochi provvidenziali secondi prima che iniziasse la guerra. Quell'anno, vinse lo scudetto la Sampdoria, che poi non lo ha più vinto. E' solo una constatazione non una profezia jettatoria nei confronti del Napoli.
Sia i padroni di casa che gli ospiti temevano di perdere la partita più che sperare di vincerla.
La sconfitta avrebbe significato, infatti, un avversario avanti di 3 punti e con i confronti diretti a favore.
Mourinho ha giocato con 9 uomini al limite dell'area, disposti su due linee, quando il Milan era in possesso di palla.
Nel momento in cui la Roma entrava in possesso della sfera, tuttavia, l'immediato rovesciamento di fronte coinvolgeva in prima battuta Abraham, Belotti (poi El Shaarawi) e Pellegrini. Gli altri seguivano alla spicciolata per dare continuità all'azione allo spegnersi dell'effetto ripartenza.

Mourinho ha annullato Diaz sulla destra studiando una francobollatura a distanza, per impedire allo spagnolo di prendere il tempo al marcatore sullo stretto. Era quello che avrebbe dovuto fare Spalletti, se fosse stato meno preoccupato di far girare i suoi come trottole. Ibanez, coadiuvato all'inizio da Pellegrini e poi da altri compagni, ha bagnato le polveri di Diaz.
Per Leao, sulla fascia opposta, c'era il raddoppio continuo di Mancini e Matic che, comunque, ha avuto meno successo
, visto che non c'era mai l'anticipo sul portoghese. Questi, una volta all'1 contro 1 o all'1 contro 2, riusciva sempre a partire. La densità arretrata dello schieramento giallorosso, però, impediva ai rossoneri di sfruttare le incursioni del talentuoso compagno.
Nei primi minuti, Mourinho ha provato ad aggirare Hernandez
, come temeva Pioli che, infatti, aveva lasciato Krunic falso centrale difensivo, per permettere a Tomori di allargarsi. Dopo l'ammonizione dello stesso Tomori al 16°, costretto a falciare Pellegrini sulla fascia, il Theo abulico di ieri si è fatto molto più prudente.

In realtà, i movimenti rapidi dei 3 romanisti avanzati, hanno fatto parecchio sudare i difensori rossoneri, che hanno fatto gli straordinari per impedire al loro assetto di aprirsi come voleva Mourinho. L'unica occasione clamorosa della Roma, comunque la migliore di tutto il match in assoluto, è stata quella alla mano con cui Belotti, Pellegrini e Abraham hanno quasi confezionato il gol a metà primo tempo. Il problema è stato che l'incrocio rapido fra gli attaccanti, per quanto efficace per liberare l'uomo al tiro, si è inceppato sul più bello, in quanto Abraham ha finito per murare il tiro del compagno. Maignan era lì sulla palla, ma la breve distanza avrebbe potuto davvero rendere letale la conclusione giallorossa.

Pioli sapeva che, per segnare, avrebbe dovuto far avanzare massicciamente i suoi per evitare di ruminare calcio offensivo. Ha comunque sempre lasciato 3 uomini fissi dietro con Krunic falso centrale. Calabria e, dal quarto d'ora, Hernandez, sono stati abbastanza pronti nel rientrare.
Il muro giallorosso ha fatto sì che i rossoneri macinassero cross, tiri e colpi di testa, ma tutti sporcati nel momento in cui il pallone passava per l'area avversaria o scoccati in condizioni di difficoltà. La migliore occasione del Milan è stata di Saelemaekers nella ripresa, che batteva alto al volo da eccellente posizione. Se avesse stoppato, forse il suo tiro sarebbe stato molto più pericoloso, ma il cross era teso e un tentativo di stop avrebbe esposto il belga a una brutta figura.

Nel corso della ripresa, Pioli faceva entrare Thiaw al posto di Tomori, ammonito e dolorante. Diaz, annullato dalle francobollature di Mourinho, veniva sostituito da Saelemaekers, decisivo nel finale. Bennacer usciva per De Ketalaere, cambio difficile da valutare, visto che il gol della Roma è partito da una palla persa dal belga, però bravo nel far ammonire Cristante partendo in un contropiede letale. La sostituzione di Kjaer con Kalulu è stato il classico subentro di un titolare per un altro. Frettolosa la sostituzione di Giroud con Origi, perché mancava davvero poco e qualche minuto in più non avrebbe fatto male al francese, ma il provvidenziale pareggio è stato segnato con il discusso belga in campo.

Arriviamo ai minuti di recupero, che hanno fissato il risultato, senza deciderlo, visto che... pareggio era al 90° e pareggio è stato al fischio finale. Prima però parliamo di Orsato.
Uno dei parametri, forse il più importante, per valutare una direzione di gara, è l'uniformità di giudizio e Orsato ha mantenuto con equanimità il suo standard per tutta la gara. Si sa che Orsato fischia un fallo solo quando c'è la coltellata alla schiena o il laccio di seta che strangola la vittima.
Ieri non ha fatto eccezione. Con un altro metro di giudizio, ci sarebbe stato un rigore per una cinturata-trattenuta-sepoltura di Giroud in piena area, ma Orsato quei falli non li fischia. Mancini sarebbe stato da espellere per l'entrata assassina su Saelemaekers, ma nel mondo di Orsato non puoi tirare fuori il rosso, se hai derubricato a semplice fallo i cartellini gialli e hai considerato regolari gli interventi che altri considerano falli. La partita si gioca con un certo arbitro e secondo il suo metro. E' importante che la direzione sia coerente.
Se mai si può dire che, vista la caccia all'uomo dei giallorossi, un arbitro così è stato gradito alla Roma
, ma l'arbitro era quello e con quello si dovevano fare i conti.
Arriviamo, come abbiamo detto, al recupero e viviamolo in diretta. De Ketalaere fa come Vidal nel derby di campionato di un anno fa ovvero va giù dopo un contrasto mai fin lì fischiato come fallo. Sul rovesciamento di fronte, Pellegrini, Abraham ed El-Shaarawi non aprono la difesa rossonera, perché su Abraham al centro ci sono Kalulu e Calabria. Abraham, però, è in leggero anticipo ed è rapido a sfeuttarlo prima che la morsa dei difensori gli tolga l'ossigeno. Gol rasoterra nell'angolo e anche bello.

Partita finita? No, parafransando Bluto Blutarski (John Belushi) in Animal House, la guerra è finita solo quando lo dice il Diavolo e il Diavolo non ha intenzione di arrendersi, non senza lasciare qualche livido all'avversario. Leao si dimostra, infatti, imprendibile e inventa un lancio spiovente dalla sinistra alla destra dell'attacco milanista. La difesa della Roma si lascia attirare in massa al centro e Saelemaers, nonostante la gambina corta per la responsabilità, la mette dentro nella porta di Rui Patricio, che ha il braccino corto, a sua volta, per la responsabilità.
Dopo le botte in campo e il convulso finale, ci si sarebbe aspettato un finale nervoso, ma i protagonisti hanno mostrato la maturità di chi sa stringersi la mano dopo un match tirato.
Mourinho ha dichiarato di aver perso 2 punti ed era sincero, nel senso che, se sei in vantaggio al 95°, ormai hai fatto la bocca al risultato. Anche Pioli lo ha dichiarato, ma gli si è allungato il nasino come accadde al bugiardone Pinocchio. Era soddisfatto di un pareggio in un confronto diretto che sembrava ormai perso, ma non può dirlo per non spingere i suoi a rilassarsi.
Inter, Milan e Roma sono appaiate, ma l'Inter è in vantaggio per la differenza reti, mentre il Milan ha segnato più gol dei giallorossi. La situazione, però è interlocutoria, come quella che c'era prima di questa giornata.
Ci sono, infatti, 18 punti da assegnare, vari scontri diretti da disputare e, fra una settimana, verrà chiarita la situazione dei confronti fra Roma e Inter (all'andata aveva vinto la Roma).
C'è anche l'Atalanta, tornata in corsa battendo il Torino, e i posti a disposizione del gruppetto potrebbero essere 2 visto che la Juventus è un detenuto in attesa di giudizio, fissato per il 21 di maggio. Certo, un posto potrebbe anche venire meno se le coppe venissero vinte da squadre italiane non qualificate alla Champions.
E non dimentichiamo che, con la sconfitta di oggi, la stessa Lazio rischia di essere risucchiata, nel volatone finale.
Ne vedremo delle belle, ma solo la somma farà il totale!