Salisburgo è la città di Mozart, uno dei più grandi geni della musica di tutti i tempi. Al Diavolo, pertanto, è sembrato opportuno, perfino doveroso, onorare il Maestro con il concertino per quartetto d'archi che ha strapazzato il Salisburgo. Per certi versi, anzi, la serata di ieri ha rischiato di trasformarsi in un concerto grosso, visto i due legni e il gol annullato per un fuorigioco millimetrico. Legni e gol annullati, tuttavia, non fanno punteggio, per cui il terribile Signore delle Tenebre in tinta rossonera si è dovuto accontentare del più sobrio quartetto d'archi.

Il risultato di 4-0 è l'ideale prosieguo dello 0-4 di Zagabria, quando il full monty è stato inflitto a una compagine che non perdeva fra le mura amiche da 35 partite. Pare che il Salisburgo abbia messo in campo la formazione con l'età media più bassa nella storia della Champions, ma aveva comunque preso un punto all'andata contro il Chelsea e aveva poi perso di misura a Londra. Diciamolo, gli austriaci non erano una squadra di melomani disposti a farsi suonare la serenata, se mai erano più predisposti a suonare una marcia turca fra le rovine di Atene in onore del concittadino Mozart. Nello specifico, le rovine sarebbero state quelle di Milano.

Cos'è cambiato ieri rispetto a domenica, cioè alla sconfitta contro il Torino? Il match contro i granata arrivava fra impegni molto più importanti, perché decisivi. Il nodo vero, però, è stato il ruolo di centrocampista di raccordo fra il reparto arretrato del centrocampo e l'attacco. Contro il Toro era stato affidato a Diaz, cui per giunta è stato chiesto di farsi trovare oltre la linea della palla e anche di seguire gli avversari quando attaccavano. Il povero Diaz, più simile a Paolo Rossi che a Zidane, non ce l'aveva fatta. Ieri, c'era Krunic come vertice alto di un triangolo di centrocampo che vedeva in basso Bennacer e Tonali, i quali salivano a turno, come al solito. Krunic è un giocatore normale, assolutamente normale, un professionista serissimo, ma normalissimo. Tuttavia, Krunic era nel suo ruolo di centrocampista che porta palla o la fa scorrere, anzhe se, di solito, fa la mezz'ala, mentre ieri partiva dal cerchio di centrocampo (lo si è visto bene al 51° e al 54°). Scalava indietro quando c'era da arretrare e seguiva le azioni di attacco quando c'era da seguirle. Ben protetto da Tonali e Bennacer, è stato la cinghia di trasmissione che ha collegato i reparti di un ideale motore rossonero. Al suo posto avrebbe potuto esserci Pobega, poi comunque subentrato nel finale, che avrebbe potuto giocare meno bene, altrettanto bene oppure anche meglio, ma non è importante: era il profilo tecnico che si adattava al ruolo.

Il Salisburgo aveva impostato il match come se giocasse a rugby. Nel primo tempo, aggrediva in linea facendo scorrere la palla rapida in orizzontale fino a che non arrivava al compagno in grado di tentare la penetrazione e andare in meta. Proprio nei primi minuti, Tomori doveva murare Kjaegaard, un mancino di altissimo livello, con un intervento assimilabile a un placcaggio disperato a un passo dalla linea di meta. Più avanti sarebbe stato Kalulu a contendere la palla in scivolata a Okafor con un altro ideale placcaggio in zona meta. E la tattica rugbistica del Salisburgo si vedeva anche quando i rossoneri erano in possesso di palla al limite della propria area e cercavano di uscire. La linea del Salisburgo si compattava in un pacchetto di mischia, che bloccava la palla sulla maledetta linea orizzontale. Ciò costringeva il compagno del rossonero che l'aveva persa a recuperarla a sua volta per perderla un attimo dopo e costringere un ulteriore compagno allo stesso sforzo. Quindi, come un pacchetto di mischia nel rugby, la squadra rossonera in uscita finiva per indietreggiare e la palla diventava disponibile per le percussioni alla mano degli avversari.

L'assetto logico ed equilibrato del Milan non ha esentato giocatori e tifosi rossoneri dal dover stringere i denti, ma ha dato un senso alla loro sagacia nei momenti di maggiore sofferenza per la spinta degli austriaci.

La Red Bull ha giocato 45' a ritmi infernali e ciò ha causato un calo evidente nella ripresa. In qualche modo, inoltre, per realizzare il suo pacchetto di mischia, il Salisburgo si è scoperto troppo, trovandosi poi in affanno nei recuperi.

Il Milan ha superato indenne il primo quarto d'ora del match, quello in cui avrebbe potuto anche subire gol, ma ricordiamo che a Torino il primo quarto d'ora avrebbe potuto decretare il vantaggio dei rossoneri, poi meritatamente sconfitti come lo è stata ieri la Red Bull. L'episodio e la sorpresa possono legittimamente dare esiti favorevoli, ma hanno vita limitata e devi coglierli al volo. Non puoi contarci per tutti i 90'. Trascorso il primo terribile quarto d'ora, Giroud l'ha messa dentro di testa sul primo calcio d'angolo battuto verso il secondo palo che si è visto dal 2019 a oggi. Era ora, cribbio! La palla era alla portata di Kohn, ma l'azione ha dimostrato quanto detto per Tatarusanu contro il Torino: è difficilissimo giocare in porta se i difensori ti disturbano. Contro il Toro, il portiere rossonero (ieri molto sul pezzo), non era stato in grado di vedere la palla quando era partita, perché coperto dai compagni. Ieri, il difensore austriaco sul palo ha ciccato la palla togliendo per giunta spazio al portiere.

Nella ripresa, il Salisburgo è entrato in campo con netto anticipo rispetto ai rossoneri, cosa che non si prestava a un'interpretazione univoca. Grande sicurezza nei propri mezzi o ansia incontrollabile? Gli eventi del secondo tempo hanno risposto che, con ogni probabilità, è stata l'ansia a dominare il Salisburgo nei secondi 45', facendogli anche sprecare qualche minuto che sarebbe stato prezioso per recuperare le energie. Nel pugilato, i secondi all'angolo consigliano al pugile di rimanere seduto il più possibile, per recuperare quante più forze può. Jaissle, un tecnico giovane dalle idee originali, ha mostrato limiti di esperienza nel frangente.

Krunic ha raddoppiato dopo pochi minuti della ripresa, lo ha fatto di testa su assist di Giroud, a sua volta di testa. E' stata una delle pochissime incursioni del bosniaco, ma messa in atto al momento giusto. Nessuno si aspettava di vederlo lì in posizione di prima punta, quindi nessuno lo ha marcato.

In occasione della terza rete, Leao è partito da sinistra e si è accentrato cercando il gol personale. Come Mazzola contro il Vasas Budapest, ha continuato la sua azione portandosi dietro l'intera difesa della Red Bull. Arrivato dalla parte opposta, a differenza di Mazzola, non ha concluso e ha fatto bene, in quanto Kohn era ben piazzato. Il portoghese ha servito un assist teso per il colpo vincente di Giroud. Il francese ha segnato facendo rimbalzare il tiro sul prato, quindi senza curarsi dell'estetica, di cui non poteva fregà de meno a nessuno in quel frangente.

Dopo aver preso il secondo legno, una traversa di Leao in scivolata a Kohn battuto, Pioli ha dato il via a una girandola di cambi, tutti abbastanza coerenti con la formazione iniziale. Leao è stato tirato fuori nonostante cercasse a tutti i costi il gol personale. Il subentrato Messias ha completato la quaterna di reti con la sua solita incursione da destra e rientro a sinistra sul piede preferito. Il tiro a giro ha completato il bad day del pur valido Kohn. 

Forse solo Rebic non era nel suo ruolo, costretto come a Zagabria a giocare a come esterno di fascia, quindi con compiti di copertura, e non da attaccante. Dal momento, però, che contro la Dinamo aveva portato a casa la pagnottella, la mossa ha avuto un senso, anche perché è stata operata in un ruolo periferico e nell'ambito di un assetto logico e coerente. A destra è finito Messias, attaccante a sua volta, che è ormai abituato a quel ruolo per cui. Sfruttando anche la freschezza fisica, il brasiliano è riuscito a cantare oltre che a portare la croce.

Entrato in campo con un sorriso a 32 denti, il povero Jassle è andato via con le pive nel sacco, avendo fatto la fine dei pifferi di montagna, quelli che andarono per suonare e furono suonati. Di lui resta il ricordo della somiglianza con l'attore Jude Law (mentre l'arbitro Lahoz ricordava Robert Duvall) e di quell'acconciatura quasi alla bebé, come si usava in altre epoche. In fondo, non ha da rimproverarsi nulla, perché ha tentato il tutto per tutto in un match in cui non gli bastava il pareggio. Ha perso perché i rossoneri, quando Pioli li mette bene in campo come ieri, sanno farsi valere alla grande. In settimana, la Red Bull aveva sparato un po' di sboronate annunciando che si sarebbe ispirata al Torino, ma è finita maluccio, perché il Milan non era messo in campo come a Torino. Un po' di guerra psicologica nel calcio è ammessa e, tutto sommato, gli austriaci non hanno oltrepassato i limiti della decenza.

Kjaegaard è un cobra autentico. E' un mancino che parte dalla mezza sinistra ed è dotato di un gran senso della posizione che gli permette di essere sempre nel posto giusto al momento giusto (per senso della posizione ricorda Timoshuk, già dello Shaktar e del Bayern, che giostrava a destra, ma era molto meno completo). Per quanto, tuttavia, Kjaegaard lo si veda giostrare col passo cadenzato dei centrocampisti, sa partire all'improvviso con accelerate brucianti alla Hernadez, trasformandosi improvvisamente in un'ala imprendibile. Complimenti alla Red Bull per averlo scoperto e valorizzato. Se non si dovesse perdere, farà un carrierone.

Quantomeno da gennaio, il Diavolo è diventato una comoda pallina antistress. Lukaku e Pogba sono lungodegenti? Il Milan ha sbagliato tutto. La Fiorentina va male? Il Milan non è gran che. Sono solo alcuni esempi, ma significativi. Cosa si può dire, allora? La perfezione non è di questo mondo, quindi anche il Milan non è perfetto e ci sono cose da rivedere e migliorare. Nessuno lo nega, ma credo che, Napoli a parte, ci sono rimproveri peggiori da muovere ad alcuni avversari dei rossoneri. E in ogni caso, quando vinci come ieri, il fatto che ti abbiano usato come pallina antistress, dà più sapore alla vittoria.