Tra le pagine ingiallite di un antico libro, che gli esseri umani scelgono di leggere sempre meno, si racconta di una vicenda passata, ma eternamente attuale, racchiusa in 3 grandi capitoli: il tema centrale della storia è la tentazione, un veleno a cui l’uomo, spesso e volentieri è consapevole di non poter rinunciare. Eppure nonostante egli stesso ne conosca le controindicazioni, e sia perfettamente in grado di comprendere ciò a cui inevitabilmente andrà incontro, nel corso dei secoli, l’essere umano non ha mai smesso di cedere di fronte alle proprie debolezze più profonde.

La ricerca del potere è quasi certamente la meta più ambita in assoluto, il numero uno in cima alla lista dei desideri degli esseri umani, così voraci fino al punto di sbranarsi a vicenda.

Risulta quasi tremendo parlarne, forse sarebbe meglio nascondere la polvere sotto al tappeto e far finta di nulla, come se ciò non accadesse nella realtà, come se il mondo non ruotasse attorno ad una divinità fatta di carta filigranata.

La verità dietro la menzogna, di un popolo capace di emozionarsi di fronte alla finzione, si trova proprio nel significato dell’arrendersi di fronte al nemico il quale avanza inarrestabile, che sublima nella decisione di passare dall’altra parte, per evitare il rischio di farsi schiacciare.  

E così, anche se ieri hai optato per il bacio alla maglia, il più passionale tra i gesti che testimoniano il senso di appartenenza, domani sarai già in conferenza stampa, accerchiato dai falsi sorrisi dei tuoi nuovi amici, gli stessi che per conquistarti, non hanno fatto altro che coprirti d’oro. Nessuna, la voglia di lottare di fronte ad un sistema malato che trascinerà il calcio verso la sua distruzione definitiva, una sorta di collasso già annunciato, dal tentativo, fortunatamente sfumato, di costituire una superlega, che in fin dei conti non sarebbe piaciuta a nessuno.

Bisognerebbe chiedersi quanto sia “giusto” permettere che ciò che amiamo ci venga sottratto senza far nulla per impedirlo, ma in fondo, non è altro che la fotocopia di ciò che accade ciclicamente fin dall’alba dei tempi. Non ci resta che scrivere, nostro malgrado, l’ennesimo capitolo di una storia in cui, ancora una volta, i protagonisti si mostrano come uomini schiavi del potere, alla disperata ricerca di accrescere insensatamente la propria montagna di soldi.

Eppure, sconvolge sicuramente meno, quando si discute di un imprenditore multimiliardario, forse concepito come “diverso” dallo stesso popolo, a cui ciononostante, si appresta a sottrarre il nettare vitale, ma in un certo senso, è come se gli venisse consentito. Al contrario, se invece il personaggio principale è un calciatore, specie se della propria squadra del cuore, la prospettiva si inverte, e ciò si trasforma in una forma di alto tradimento.

In realtà, secondo il mio modesto parere, né Messi, né Lukaku, possono considerarsi degli infidi individui di cui non ci si può fidare, piuttosto io, li definirei normali esseri umani, come tutti noi, incapaci di resistere di fronte alle tentazioni.

Da una parte, l’argentino raggiungerà presto un amico salutato qualche anno fa, soggiornando anch’egli all’ombra della Tour Eiffel, in quello che sembra un clamoroso ritorno al mecenatismo rinascimentale. Dall’altra, il gigante belga, seguirà il percorso che porta dritti verso la capitale del Regno Unito, tornando a vestire la maglia di una formazione di Premier League, il campionato per eccellenza.

E siccome nella vita, purtroppo, non si può campare di promesse, entrambi avranno pensato, che in effetti, qualche milioncino al mese in più, sul proprio conto in banca, fosse proprio necessario per poter portare il pane a casa. Ringrazieranno dunque, i loro bimbi affamati e le loro mogli affaccendate, a conferma che quando il povero incontra il denaro lungo la propria strada, probabilmente, se ne innamora più del ricco.