Il mio pensiero a volte vola, elucubra e si interroga: ma in questo mondo vince chi è più scemo? E sembrerebbe una domanda di tipo sportivo calcistico, ma invece riguarda la vita reale, il nostro vivere quotidiano sulle strade, ed appunto è lì che si consuma il dilemma kafkiano.
Quasi cinquant'anni fa mi cimentai nella scuola guida, per ottenere l'agognata patente, e se non ricordo più tanti segnali, mi fecero però entrare in mente i capisaldi dell'andar per strada. Ovvero di come si guida un'auto! Il mio istruttore esperto e di provata conoscenza delle cose umane, mi raccomandava senza interruzione due cose: la prudenza e la distanza dagli altri. 
Sembrano due cose scontate, ed invece proprio queste due inosservanze provocano il 90 per cento di incidenti stradali, tra i quali molti mortali. E la prudenza è quella del famoso padre di famiglia, nota nel nostro panorama giuridico, con derivazione dal latino "pater familias", ovvero una normale ed acquiescente valutazione delle situazioni normali in cui si può dedurre un richiamo alla prudenza ed alla salvaguardia delle persone che sono con noi e vicino a noi. Ora, capisco che i "pater familias" di oggi sono ormai per la maggior parte degli "scriteriati familias", con cervelli annebbiati da droghe, pensieri erotici insoddisfatti e deliri di onnipotenza motoristica, e soprattutto si considerano degli "iron men", uomini di ferro, quindi invulnerabili. Soprattutto se conducono moto, scooter e mezzi a due ruote di vario genere. E comunque si noti che molte auto e moto sembra non abbiano più la freccia, forse probabilmente era un optional e quindi troppo costoso e perciò da non acquistare, se ne può fare a meno! Almeno questa è la sensazione, e nasce dal fatto che se gli indiani d'America non la usano più, un motivo ci sarà! E la sensazione è forte quando non si vedono che pochi individui che la usano per cambiare direzione! Saranno uomini ricchi, che si potevano permettere l'optional?
Io penso che siano finalmente persone normali che non pretendano che le persone che in quel momento viaggiano in auto, moto o siano pedoni, non debbano essere anche laureati in ingegneria dinamica, mediante la quale riescono a capire secondo la direzione delle ruote, l'inclinazione del veicolo e lo sguardo del conducente (e qui entriamo nella fisiognomica) se uno sta per svoltare o se va dritto, magari con semaforo rosso (ma qui siamo nella cromaticità delle cose) e qui dobbiamo capire se uno è comunista o meno.
Il rosso è il suo colore! Non parliamo delle rotonde, ho l'impressione che pochi abbiano capito come funzionano.
E tra questi nemmeno tra coloro che appartengono alle forze dell'ordine. Infatti, oggi ci sono innanzitutto due tipi di rotonde: quelle grandi, tipiche delle città metropolitane, e quelle piccole, più in uso nei paesi e spesso utilizzate per snellire il traffico. Viene spiegato spesso l'uso della grande rotonda, dove circolano contemporaneamente molte auto su diverse corsie. Qui si deve mettere la freccia se si esce a destra, dando per scontato che chi non mette la freccia resti nella rotonda a seguire il moto rotatorio. Daccordo, e l'altra? L'altra non sembra si sia capito molto! Innanzitutto sono rotonde dove al massimo ci sono quattro uscite, se non tre, ed a volte solo due. In questi casi, tanti pensano che se si svolta a sinistra, oppure si torna indietro o si devia dal percorso rettilineo, non si debba mettere la freccia.

E ritorniamo alla laurea in ingegneria dinamica, con lettura delle ruote, inclinazione del veicolo e faccia tosta di chi guida! Scusate, geni della finanzia, ma se uno svolta a sinistra, non vi sembra che l'uso del cervelletto consigli di mettere una freccia, così chi sopravviene davanti capisce e data l'esiguità dello spazio non possa almeno fermarsi? E' ormai diventata una situazione da "grano salis", che non lo vendono in farmacia e nemmeno dal droghiere, ma dovrebbe essere inserito nel cervello di ognuno! E queste rotonde in Spagna le chiamano "glorietas", probabilmente in gloria di Dio, ci salvi Lui! 

Ma Dio ci salvi soprattutto sulla distinzione di leggi che oggi figurano ormai di fatto tra motocicli ed auto. Sembra viaggino su percorsi giuridici diversi, se non opposti. Perché se ad un auto è vietato di sorpassare la striscia continua e in prossimità di un semaforo, per le moto pare  sia invece concesso.
Per non parlare del sorpasso a destra, non in condizione di svolta del mezzo che precede, ma in normale viabilità, dove il mezzo che procede segue il traffico e le distanze regolari, mentre chi ha lo scooter, sorpassa a destra, sinistra e poi magari si ferma improvvisamente davanti al mezzo appena sorpassato, rischiando l'incidente. Il peggio è  quello che succede spesso nel caso in cui un'auto si ferma quando c'è un pedone che desidera attraversare la strada, magari proprio sulle strisce pedonali. L'auto si ferma, ma il motociclista sorpassa. Forse pensa che si sia fermato per vedere il panorama? Oppure un improvviso malore? O semplicemente gli si è fermata l'auto per un guasto meccanico? Il dubbio che un pedone o più pedoni, con spesso bambini al seguito, utilizzino il loro diritto di attraversamento stradale, non li sfiora nemmeno. Anzi, danno gas e fanno un bel sorpasso alla Valentino Rossi.
Ma il problema è che non sei Valentino Rossi, e nemmeno un corridore motociclista dilettante, e non sei su di una pista adatta alle corse motoristiche. Sei sulla strada, dove circolano persone ed anche animali, perché non è concesso a nessuno di investire un qualsiasi essere vivente, che sia uomo o animale.
Alcuni pensano che se uno non attraversa sulle strisce possa essere investito ed ha ragione di farlo. Fortunatamente, la Corte di Cassazione ha in passato emesso una sentenza che ha fatto scuola. 
Il soggetto in questione aveva investito un uomo che attraversava  fuori dalle strisce pedonali, e reclamava il diritto di essere assolto, per il fatto che la vittima non era appunto sulle strisce suddette.
La Corte lo ha condannato, adducendo nelle motivazioni due fatti essenziali. Il primo, che le leggi costituzionali e penali hanno il sopravvento su quello che è un semplice testo unico che rappresenta il codice della strada. Quindi al di sotto delle gerarchie delle fonti giuridiche. Ha poi ribadito il concetto della prudenza (riecco il pater familias) e sempre al riguardo della sacralità della vita umana, non si è scagionati se non si è dimostrato di avere usato tutti i metodi di prudenza che si dovrebbero mettere in atto in situazioni analoghe. Ovvero se andavi troppo veloce, già hai torto! 

Quindi mi trovo in pieno accordo con la decisione della corte, che se fosse più seguita, potrebbe salvare molte vite, sia di pedoni che di motociclisti, perché le vite sono tutte preziose, anche di chi sbaglia. Ed io spesso mi sono trovato a discutere con vigli e poliziotti, ai quali ho detto la mia senza peli sulla lingua.
Un'occasione mi si presentò quando mi trovai a parcheggiare la mia auto davanti ad un albergo, restando sull'auto, al solo scopo di ricevere mia cognata, con gravi difficoltà di deambulazione, per portarla a fare un giretto in famiglia. Due vigili, a distanza, mi fecero cenno che dovevo spostarmi, noncuranti del fatto che si trattava di una persona disabile e, comunque non davo fastidio a nessuno e me ne sarei andato via subito. Insistettero con forza e senza ragioni. Spostai la macchina, ma non persi l'occasione di dire ai buoni agenti che se io ero in difetto, con tutte le attenuanti di un disabile da soccorrere, come mai non fanno mai una multa a motocicli che sorpassano senza diritto ed a ciclisti che vanno contromano o sui marciapiedi. Mi risposero imbarazzati che qualche multa la fanno. Risposi che di multe non ne fanno mai,  e che non ho mai visto che un vigile prendesse un provvedimento del genere.
Non risposero, perché sapevano che avevo ragione! Sono ancora innervosito per avere preso una multa di quasi duecento euro perché andavo alla "folle" velocità di quarantuno chilometri orari, in zona trenta, in una strada sempre con pochi passanti, e per di più subdolamente in discesa, e che facilita l'aumento della velocità del mezzo. Capisco, dura lex sed lex, ma se è dura per me, perché per altri è così morbida? Perchè l'autovelox è attivo in una zona poco frequentata e non sulla passeggiata a mare, dove la sera sfrecciano a cento chilometri orari ed è zona trenta e circolano numerosi passanti con famiglie al seguito? 

Finisco con due esempi, di come la prudenza a volte sembri eccessiva, ed invece ha un suo fondamento. La prima è la triste storia di un vigile urbano, che in tarda notte arriva con la motocicletta ad un incrocio, senza diritto di precedenza. Alle due di notte, chi ci può essere in giro, nessuno! Ed invece c'è il postulato essenziale, che asserisce senza dubbio: quando vai in giro a notte fonda o sei in un luogo deserto, e arrivi ad un incrocio, sicuramente qualcuno arriva. E quella sera arrivò, un'auto lo travolse, e lo uccise sul colpo. Il conducente dell'auto fu scagionato, perché era il vigile che doveva fermarsi e probabilmente arrivò a folle corsa, tranquillo e beato che nessuno sarebbe arrivato. Ora speriamo che sia nei beati, anche se le lacrime dei famigliari non potranno mai attenuare il dolore della perdita prematura. 

Il secondo riguarda me personalmente. Una trentina di anni fa, presi la mia auto, e dalla mia agenzia mi indirizzai verso un'altra agenzia più piccola, situata nelle colline, dove avrei aperto lo sportello per i clienti del luogo. Seppure fossi un po' in ritardo, mi fermai ad un semaforo per strada, che segnalava il rosso. L'incrocio dove ero fermo aveva una peculiarità, si poteva vedere chi c'era nella due strade a sinistra e davanti, ma a destra una costruzione copriva interamente la visuale, e non si poteva scorgere se qualcuno arrivava o era fermo all'incrocio. Quando scattò il verde, nonostante il leggero ritardo che avevo, mi fermai, come se mi immaginassi qualcosa e non partii. Dopo qualche secondo sbucò un uomo in motocicletta, con un bambino seduto davanti, che aveva attraversato con il rosso e con visuale cieca. Appena mi vide, nonostante il casco, notai l'espressone di terrore del viso, mentre io lo guardavo ed avrei voluto insultarlo. Ma rimasi muto, perché spesso il silenzio non si scrive, ma dice molto di più!
Oltre alla prudenza, avevo anche usato il sesto senso, quello che a volte ti salva, come quando arrivi ad un incrocio, non c'è nessuno, è notte fonda, e nessuno pensi passerà nel tuo destino...