Due squadre che se messe insieme superano di poco  la metà del valore del Manchester City. La corazzata di Guardiola che mira al triplete e dunque alla conquista, finalmente, della Champions League.
Molti sognavano una finale romantica tra Carletto ed il suo Milan. Ma in questo calcio non c'è tempo per il romanticismo. Il diavolo ha vissuto il suo peggior inferno, ma con l'Inter, il Real è stato letteralmente spazzato via, come un foglio di carta da un refolo di bora triestina, dall'armata inglese del City. Eppure l'Inter che è arrivata alla finale della Champions, anche grazie ad un cammino non tortuoso, replicata l'ennesima doppietta in Coppa Italia e graziata da una Fiorentina che avrebbe meritato di più, era ed è la squadra più forte della SerieA. L'Inter ha buttato via lo scorso scudetto, che si è preso, meritatamente, il Milan senza pensarci due volte.
E quest'anno è andata come sappiamo. Anche se per gli interisti c'erano poco illusioni, perchè la favorita principale non era l'Inter, ma la Juventus, mica il Napoli. Un Napoli che zitto, zitto, ha approfittato del cammino disastrato dei nerazzurri, di una Juventus che non sapeva quello che faceva, di un Milan mai realmente da scudetto, una Lazio che ora c'era e ora no.
L'Inter era stata costruita per vincere il campionato, ha fallito l'obiettivo. Ciò è evidente e va riconosciuto ed è un grande rammarico, perchè se Inzaghi avesse capito prima che il miglior modo di ritornare a giocare per vincere era adottare il sistema Conte, forse oggi si racconterebbe un finale diverso per il nostro campionato.

Da una grande ad una provinciale, l'Udinese. L'altra grande squadra di questa SerieA che chiuderà il campionato con un grandissimo rimpianto. I friulani hanno assaporato per qualche ora addirittura la vetta, si credeva nella possibilità di conquistare l'Europa. Ma il passo dalle stelle alle stalle è stato breve, al primo giro di boa. Un girone di ritorno da media da retrocessione quasi, ha visto mandare in frantumi l'obiettivo che era assolutamente alla portata di mano dell'Udinese.
La squadra c'era. Troppi infortuni, si dirà, un allenatore che non ha convinto più di tanto anche se è stato rinnovato, per un solo anno, giovani talenti che crescono e andranno via, Pafundi ha avuto 77 minuti di campo attivo, si dirà pochissimi, vero. Ma paradossalmente è quello che ne ha avuti di più in SerieA nella sua fascia di età. Per far capire come siamo messi con i giovanissimi. Altri talenti arriveranno, ma l'Udinese come l'Inter ricorderà certamente questa stagione per il grande rimpianto di aver visto sfumare un qualcosa che era alla portata dei ragazzi nerazzurri e bianconeri. Lo scudetto, per i primi, un posto in Europa, per i primi bianconeri d'Italia, i friulani della famiglia Pozzo che da trent'anni sta regalando una storia calcistica importante per il nord est italiano.
Che peccato! Come aver quasi calciato un rigore alle stelle.

E l'anno prossimo? Gli allenatori non cambieranno, cambieranno alcuni giocatori, ma una nuova stagione di rimpianti e rammarichi è certamente quella che non si meritano, sul fronte del campionato, nessuna delle due tifoserie.
Certo, l'Inter ha vinto la Coppa Italia, è arrivata nella finale di Champions League, l'Udinese si è salvata senza dover sudare mille magliette all'ultimo secondo, però...