Ieri sera ho potuto vedere la partita tra i bianconeri e i baldi giocatori del Monza. E se per quanto mi riguarda il risultato finale mi soddisfi, la partita mi ha sollevato non poche riflessioni. E' vero, lo confesso, quando si vince si è tutti più contenti. Anche se hai vinto per un colpo di naso o per una furbata nella quale l'arbitro ci è cascato con tutte le mutande, alla fine lo"score" a tuo favore ti mette il cuore in pace. 

Non sono un ipocrita, e nemmeno un qualunquista calcistico, per il quale "basta che la tua squadra vinca" ed allora tutto va bene. Abbiamo pure giocato bene, seppure non sia vero, è il gergo che si cerca per giustificare tutto, soprattutto il risultato, spesso bugiardo. Ma si sa, il calcio non è il pugilato, e non si può vincere o pareggiare ai punti.
Ma anche nel pugilato si hanno sorprese non da poco. Mi ricordo che in una olimpiade, un italiano che incontrava un pugile americano, dopo avere suonato il tipo in tutti i modi, averlo ridotto a poltiglia che camminava, si vide l'arbitro alzare il braccio dell'americano proclamandolo vincitore. E mentre alzava il braccio, teneva su anche il tipo, altrimenti si afflosciava.
Quindi, come dimostrato, nulla è matematico, anzi aritmetico.
Ed anche sui numeri, vorrei dire la mia.
Quando allenavo, tutti parlavano di media matematica per definire la certezza numerica di vincere un campionato, stante il vantaggio amministrabile di una squadra al momento leader in classifica. Pur non essendo un matematico, mi venne in mente che la media di cui si parla è quella aritmetica. Perché la media matematica, deve essere interpretata con più variabili, rispetto a quella che può considerarsi una certezza numerica data da numeri crudi. Se una squadra in quel momento ha un forte vantaggio, ma non ha ancora la certezza data dai numeri semplici di vincere, la proiezione matematica dimostrata da vittorie, possibili scontri diretti ed indiretti e calcolo dei punti acquisiti fino a quel momento, possono sancire una ponderabile vittoria nel calcolo statistico-probabilistico, anche se ancora non acquisita totalmente. Sicuramente nelle variabili ci possiamo mettere anche le componenti negative, come la possibilità di uno scadimento di forma generale improvviso, arbitri che penalizzano con decisioni avverse, infortunio di mezza squadra. Ma sono anche queste variabili non certe, e sempre da verificare. 

Ma tutto questo che ci prende con le partite giocate? Ebbene, ci prende molto. Il Napoli, che strapazza la Juventus con cinque gol, pareggia in casa contro la Cremonese rimasta in dieci, e poi perde ai rigori, in che metodo di calcolo statistico lo mettiamo? L'imponderabile è un'altra variabile dipendente, cioè oscilla nel quadro di insieme senza restare fissa. Fissa è la variabile indipendente, ovvero che si giocava a Napoli e che il Napoli è più forte. Mettiamoci la componente C..., ovvero la fortuna. Pali e traverse sono imponderabili, ma verificabili. 

Diverso è il discorso per quanto riguarda Milan - Torino. Qui abbiamo una squadra che segue un trend negativo, quindi un indice  di elevate difficoltà, non ancora superate. E questo Milan è irriconoscibile rispetto alla squadra vista nei primi mesi, che pervicacemente continua nel suo momento negativo seguendo perfettamente la statistica. Perde contro il Torino, e perde (male) contro l'Inter in Supercoppa Italiana. Le avvisaglie erano però nelle vicende già acquisite agli atti delle ultime partite. E a Lecce il Milan, in campionato, dopo un primo tempo da incubo, riesce a pareggiare una partita ormai persa. Siamo nel computo matematico! Ma il fattore matematico probabilistico continua con le altre partite. La Roma batte il Genoa, ma a fatica e grazie ad un gol segnato da Dybala. Nell'esecuzione del tiro di Paulino, si nota però che mentre calcia, il difensore genoano lo spinge, e colpendo la palla, prende una direzione non controllabile dal portiere dei Grifoni.
La Fiorentina batte a fatica la Sampdoria, l'Inter di misura supera il Parma, squadra di centro classifica di serie B. La Lazio si impone a fatica sul Bologna, grazie ad una giocata da suicidio di un difensore felsineo. Insomma l'unica goleada la compie l'Atalanta, che travolge lo Spezia con cinque gol a due. Ma anche qui abbiamo una squadra che segue un ottimo trend, con tredici gol segnati in due partite. Tutte le variabili  seguono il calcolo statistico.

Ma veniamo alla partita di ieri sera.
La Juventus mette in campo molti giovani, tra i quali tre diciannovenni e due poco più che ventenni, Jiling Jr, Miretti e Soulé sono del 2003, Fagioli è un 2001, ed il bistrattato Kean è un 2000.
Il Monza mette in mostra altri giovani, come Filippo Ranocchia e Nicolò Rovella, entrambi del 2001 e di proprietà della Juventus. Il Monza schiera anche Colpani, 1999 e Vignato, 2004. Ma è giovane soprattutto l'allenatore del Monza, Palladino, ex calciatore della Juventus, che ha trentotto anni. A lui vanno i complimenti per avere messo in campo una squadra ben quadrata e con carattere. E questo trend continua da tempo, da quando subentrò a Stroppa, e con la prima partita vinse contro la Juventus in casa, seppure fosse la peggiore Juventus, con il peggiore Di Maria, che si è vista quest'anno prima di Napoli. Il Monza al momento viaggia a centro classifica e se non sarà una candidata ai posti in Europa, è comunque in posizione tranquilla rispetto alle compagini in odore di retrocessione. E la partita per i bianconeri seppure cominci con l'euforia di un bel gol segnato da Kean, dopo un'azione elaborata da Miretti e Soulè, e rifinita da Mc Kennie con un preciso traversone sulla testa della punta, trova l'imponderabile.
Alla prima vera azione, il Monza conquista un calcio d'angolo e, sulla dormita difensiva dei bianconeri, Valoti trova il pareggio con un  fortunoso colpo di testa. Il Monza prende coraggio, e nonostante una supremazia  di gioco, non si rende pericoloso.
La Juventus si affida raramente alle sgroppate di Jiling Jr, ma quando avviene è da spettacolo. Con un dribbling sulla fascia prende due metri ad Antov (serataccia con Jiling e poi con Chiesa) e mette in area un pallone che arriva a Fagioli che si mangia letteralmente un gol già fatto. Nella seconda azione si mette in proprio e si libera al tiro, con il destro che mette paura a Cragno.
Nel secondo tempo all'ennesimo dribbling, Antov è costretto al fallo con ammonizione. Ma i suoi meriti vanno anche oltre al dribbling ed alla velocità. Infatti anche nella fase difensiva riesce ad opporsi bene agli attacchi dei giocatori avversari sulla sua fascia di competenza. Dribbling, velocità ed una discreta forza fisica sono notevoli. Quando acquisterà più sicurezza e qualche muscolo in più, sarà devastante, perchè anche tecnicamente è molto pulito e concreto. Soulé ha deliziato con alcune giocate alla Dybala, ed ha tentato anche di segnare con un tiro velenoso parato da Cragno con difficoltà. Miretti è in un momento di forma poco esaltante, ma il suo lo fa.
Fagioli ha dato il meglio quando la squadra si è rafforzata con i nuovi innesti. L'ingresso in campo di Locatelli, Chiesa, Milik, Alex Sandro e Di Maria, hanno portato esperienza, classe e quella fisicità che un po' mancava. E Chiesa. con un'azione delle sue, ha segnato un gran gol, permettendo così il passaggio del turno. Di Maria ha fatto giocate da campione, ma una da "vergognosa spocchiosità". Dopo avere saltato l'avversario, a tu per tu con il portiere, non puoi fare una "rabona" e tirare un passaggio all'estremo difensore monzese. Poteva tirare con il destro, "sterzare" e presentarsi da solo, passare al compagno solo in area. Ma così ha vanificato il terzo gol che avrebbe chiuso la partita. E meno male che la vecchia regola, gol mangiato, gol subìto, sia rimasta nelle variabili non verificate. Altrimenti non so che spiegazioni avrebbe potuto dare allo spogliatoio ed ai tifosi che già pensano che faccia il pensionato d'oro. Ovvero prende il reddito di cittadinanza, facendo finta di lavorare. 

Un ultimo accenno lo voglio dedicare a Kean. Si è sbattuto, ha segnato, ed un altro lo hanno annullato (per me inspiegabilmente, l'azione viene sanata dall'intervento del difensore del Monza), ma dovrebbe ragionare di più. Capisco l'egoismo dell'attaccante, ma quando sei davanti al portiere, ed hai un compagno solo davanti alla porta vuota, la palla la devi passare. Oltre a non sbagliare il gol, fai anche bella figura! Alcuni conrolli di palla sono approssimativi e va spesso in fuorigioco. Forse andrebbe aiutato di più, il calcio si insegna e si impara sempre. Vedo che i giovani nella Juventus hanno capacità proprie, ma non hanno maestri veri. Ed i "vecchi" ti insegnano molte cose, come proteggere la palla, come pensare in taluni momenti, come interpretare le azioni difensive e offensive. Non si può lasciare tutto in mano al "talento". Il talento va seguito e completato da consigli, in primis dell'allenatore. E su Kean vorrei ancora dire che ha solo ventidue anni, e quindi ampi margini di miglioramento. Anche il tempo è dalla sua, sempre che glielo concedano.
Alla Juventus ci si brucia facilmente. Anche questo lo dovrà imparare alla svelta.