Il Big Match serale fra Milan e Roma finisce in pareggio, due a due e soffermandosi solo al risultato, tutto il popolo milanista, potrebbe essere più che soddisfatto, principalmente per tre motivi: 1: Si tiene la Roma a distanza di sicurezza, 6 punti. 2: Si supera un'altra giornata in emergenza infortuni. 3: Si resta perfettamente in linea con tutte le tabelle punti, sia per i 42 dello scorso anno, da avvicinare o meglio, superare, sia per i 13, che ora sono 11, a gruppi di sei partite e ne manca una.

Chi pensava, come Padovan, simpaticissimo giornalista dal pronostico, tanto facile quanto sbagliato, che il Milan avrebbe vinto facilmente, probabilmente non conosce la tabella di marcia della squadra allenata dal Mou e il valore della rosa messagli a disposizione dal DS Pinto, che a ragione e con un bilancio chiuso in passivo di oltre 200 M, pretende almeno un piazzamento utile a partecipare alla prossima Champions.
La squadra giallorossa ha affrontato in trasferta Juventus, Inter e Milan, tornando nella Capitale con due pareggi e la vittoria sull'Inter, mentre giocando all'Olimpico, contro Atalanta, Lazio e Napoli, ha raccolto zero punti e tre sconfitte per 1 a 0, dimostrando tutti quei limiti di gioco, fin troppo evidenti ieri sera, le cui responsabilità sono tutte da attribuire all'allenatore portoghese, candidato, spero per la Roma, a sedere sulla panchina del Brasile.

Ecco allora che, sbollita l'amarezza finale per una vittoria svanita negli ultimi minuti, più che cercare colpevoli, diventa interessante provare a comprendere i motivi per cui una partita giunta all'85° minuto, in totale controllo e senza correre alcun pericolo che potesse solo minimamente dare segnali che il doppio vantaggio non potesse essere sufficiente per incamerare tre punti, importantissimi, si sia trasformata in una "beffa", rovinando quella che sembrava la partita perfetta.
L'accusato principale di questo "tracollo" è per moltissimi l'allenatore Pioli e le sue scelte. Proviamo allora ad analizzarle e capirne le motivazioni.
Il Milan passava in vantaggio nel primo tempo, grazie ad un gol di testa, aggiungerei spettacolare, in tuffo e torsione, del bravissimo Kalulu. Causa assenze per infortuni e non volendo cambiare l'assetto di una squadra che era padrone del campo, Mister Pioli, effettua un solo cambio, dopo più di un'ora di gioco. Dentro il sempre funzionale Pobega, che oltre alla fisicità può garantire inserimenti in fase avanzata e fuori Diaz, utile ma in difficoltà contro una squadra che fa molto uso del "fallo tattico", anche troppo. La scelta si rivela subito azzeccatissima e il due a zero, realizzato proprio dal ex Torino, consente all'allenatore di effettuare cambi importantissimi in ottica futura. L'ammonizione presa da Tonali, che era in diffida, se da un lato tranquillizzava sulla sua presenza contro l'Inter, fra nove giorni, nel derby di Super Coppa, logicamente preoccupava per la trasferta, non semplice, di Lecce e quando Bennacer, già ammonito, si è scontrato con Pellegrini, facendo scattare in piedi tutta la panchina giallorossa, l'immediato cambio dell'algerino, con l'ingresso di Vrancks, oltretutto osannato da molti commentatori di fede rossonera, è apparsa la scelta più logica e giusta a disposizione del tecnico. Rischiare l'espulsione a pochi minuti dalla fine e in vantaggio di due gol sarebbe stato assurdo e illogico.
Al minuto 85, l'allenatore decideva per gli ultimi due cambi, fuori uno stanchissimo Giroud, unico attaccante a disposizione e Saelemekers e dentro CDK e Gabbia. Quest'ultimo si piazzava al centro della difesa, garantendo i suoi centimetri e passando ad uno schieramento a tre. Ed è questo il passaggio decisivo che cambiava totalmente l'andamento degli ultimi dieci minuti di gioco, portando la Roma all'arrembaggio, al pareggio e a conquistare un punto che sembrava impossibile. Appare infatti evidente che se a Salerno la mossa, similare, aveva messo in discussione una vittoria che poteva essere straripante, ieri ha abbassato il baricentro della squadra, privata di giocatori in grado di mantenere la palla distante dalla propria area di rigore e , cosa ben peggiore, ha fatto calare quel tasso di attenzione che è fondamentale per atleti come Tomori e Kalulu.

I due gol subiti in pochi minuti senza alcuna possibilità di arginare i cross e il possesso palla degli ospiti sono la dimostrazione di quanto il gioco del Milan si basi su una difesa collettiva, di squadra e non di reparto. Serviva un po' di esperienza, quella che ad esempio l'assente Kjaer avrebbe potuto trasmettere, una circolazione palla meno frenetica, ma è superfluo soffermarsi su pregi e limiti di una squadra, quella rossonera, che conosciamo perfettamente. Così il Milan raccoglie un solo punto e si vede sfuggire una vittoria che sembrava assicurata, ma questo è il calcio, non serve giocare bene, ma fare un gol in più dell'avversario. Poi si può disquisire su quale senso abbia vedere una squadra come la Roma affidarsi al non gioco, ai falli o ad innervosire l'avversario, piuttosto che sviluppare un gioco ed affidarsi ai giocatori, fortissimi, che ha in squadra, ma questo è un discorso a parte. Certo che ieri avevo appena visto City contro Chelsea, per la Coppa d'Inghilterra e la squadra di Londra, per quanto sconfitta sonoramente, per 4 a 0, non ha mai rinunciato a giocare, ma la loro mentalità è totalmente diversa. In Italia ad esempio le sconfitte non sono valutate come tali, zero punti, ma in relazione ai gol presi.
Considerato il calendario del Milan, le assenze e specialmente il fatto che il "primo obiettivo", la sfida con l'Inter è ormai vicinissima, non me la sento quindi di imputare all'allenatore colpe specifiche. Il Milan un Dybala, ad esempio, non ha potuto prenderlo, neppure a parametro zero. Abraham, splendido centravanti, è costato 45 milioni. Pellegrini, Zaniolo e anche Cristante, tutti italiani che per la nostra lista Champions sarebbero oro colante, ma inavvicinabili per il costo del cartellino.
La Roma esulta per un pareggio che sembrava impossibile e il Milan si dispera e ciò la dice lunga sul perchè la squadra rossonera è, da tre anni, lì in alto.

MILAN: Tatarusanu, Calabria, Kalulu, Tomori, Theo Hernández, Bennacer (Vranckx al 74') Tonali, Saelemaekers (Gabbia al 85'), Díaz (Pobega al 70') Leao, Giroud (De Ketelaere al 85')
ROMA: Rui Patrício, Mancini (Bellotti al 89') Smalling, Ibañez, Çelik ( El Shaarawy al 78') Cristante (Matic al 65') Pellegrini, Zalewski, Zaniolo (Tahirovic al 66') Dybala, Abraham