Archiviata la questione dell'esonero di Max Allegri, a tener banco tra le discussioni, c'è non solo chi sarà l'erede del tecnico toscano, ma il capire le reali motivazioni di questo divorzio, e quanta "colpa" sia da attribuire a Pavel Nedved.
Molti hanno identificato nel biondo ceco il motivo della fine della Love Story tra Agnelli e Allegri, per via di possibili screzi o idee diverse, tesi questa rafforzata dalla mancanza del vice presidente alla conferenza stampa di sabato, quando tutti, ma proprio tutti, erano presenti. Considerato il fatto che chi sostiene questa ipotesi, o era presente nelle segrete di Vinovo o della Continassa, durante i colloqui tenuti tra allenatore, presidente e staff tecnico, o ha qualche talpa molto importante all'interno, oppure preferisce pensare che ci sia sempre qualcosa di losco o di polemico. Siccome il sottoscritto non può vantare nessuna di queste ipotesi, ho cercato di guardare la cosa da un punto di vista diverso, e ho provato a focalizzarmi su un altro aspetto.
Conoscendo il presidente, conoscendo Agnelli, decisionista che non perde occasione di rammentare che lui e solo lui prende le decisioni, infatti Allegri è stato esonerato per una decisione finale presa dal presidente, può essere stato così condizionato nella scelta da Nedved? Sinceramente, pur essendo una figura importante di tutto rispetto, non credo possa avere tutto questo peso specifico per far prendere al presidente una decisione così difficile e poco voluta. Se Agnelli non voleva finire il suo rapporto con Allegri, Nedved avrebbe potuto dire o fare qualsiasi cosa che non sarebbe stato ascoltato. Ma allora cos'è successo di così pesante da far prendere questa decisione, nonostante sia stato evidente a tutti che in pratica nessuno lo avrebbe voluto? La conferenza stampa di sabato è stata molto eloquente su che tipo di rapporto e di stima corre tra presidente e tecnico, quindi al di là delle parole, e dei gesti di affetto, ciò che conta è che, è che alla fine, comunque Allegri se ne è dovuto andare, e quindi qualcosa deve essere successo.

Faccio un passo indietro. Nel calcio esistono regole chiare e ufficiali, ma esiste anche un mondo parallelo, fatto di accordi silenziosi, patti tra gentiluomini, strette di mano, soprattutto nel mondo del calcio mercato. Il calcio, il mondo del calcio, cioè calciatori e allenatori è in mano a procuratori potenti che decidono le sorti dei propri assistiti. I più potenti sono, Mendes, Raiola e Ramadani. Questi tre procuratori possono decidere, chi quando, dove e come. Le società che hanno interesse a prendere un calciatore o un allenatore, assistito da uno di questi tre, deve, gioco forza, scendere a parti. Il procuratore ti facilita la strada per arrivare all'obiettivo, ma in cambio chiede sempre qualcosa, oltre ai soldi, chiedere al Milan, che ne sa qualcosa con Raiola negli affari Ibrahimovic e Balotelli. Dunque, la Juventus con Ronaldo non ha solamente acquistato un calciatore eccezionale, ma ha acquistato un pacchetto completo, ha acquistato un'azienda.
Oltre al cartellino pagato al Real Madrid, oltre all'ingaggio del calciatore e alle commissioni dell'agente, Mendes, per l'appunto, ha aperto una sorta in corsia preferenziale per il giocatore, per il quale a lui viene concesso molto più peso specifico di qualsiasi altro.
Avere Ronaldo in squadra è avere le due facce della stessa medaglia: da una parte un atleta fantastico, di un altro livello rispetto a tutti, dall'altra una stella, un investimento che non può permettersi stagioni a vuoto o deludenti della squadra dove gioca. Quando è arrivato a Torino lo ha fatto avendo avuto delle garanzie, garanzie che quest'anno non sono state garantite fino in fondo. Il suo comportamento in campo parla chiaro. Spesso arrabbiato, molte volte a richiamare i compagni ad un comportamento più aggressivo e propositivo, scuoteva spesso la testa, e il culmine è stato raggiunto nella partita di ritorno di Champions con L'Ayax, e quel gesto della paura fatto alla panchina che ha fatto il giro del mondo. Chiariamo una cosa, Ronaldo è questo, è sempre stato così, giusto o sbagliato, simpatico o antipatico, è cosi, e non è vero, come sostiene qualcuno, che pretende che gli altri corrano per lui, lui è sempre il primo a correre e pressare portiere e difensori avversari, si secca quando si accorge di essere l'unico a farlo, l'altro giocatore che è come lui nell'atteggiamento in campo è Emre Can. Quindi è possibile che se Tevez e il suo "cagon" non sono stati abbastanza presi in considerazione, o Dani Alves, o Pogba o Vidal, lo stesso, è più probabile che questi mal di pancia di Ronaldo siano stati un campanello di allarme più forte o più pesanti del peso specifico di Allegri.
Può essere successo che dopo l'eliminazione in Champions siano arrivate nelle orecchie del presidente delle sirene portoghesi e l'idea o solamente un sussurro, che Ronaldo non fosse soddisfatto e che meditasse di potersene andare, e questo abbia fatto tremare le gambe al presidente, a tal punto di prendere la decisione "consigliata caldamente" da Mendes, di cambiare allenatore. Da qui anche la suggestione di un possibile ingaggio di Mourinho, che sarebbe ovviamente l'indizio più chiaro e palese di quanto appena scritto.
Perdere Ronaldo dopo solo un anno sarebbe stato una catastrofe per Agnelli e la Juventus, sotto il profilo finanziario e dell'immagine, quindi meglio non correre rischi e mantenere fede a quel patto... ufficioso. Poi magari ha ragione chi ha pensato a Nedved, ma credo che il peso di Ronaldo e Mendes sia un tantino più... specifico. Vedremo alla fine chi avrà scelto la Juventus.