La conoscete questa? Allora ci sono un brasiliano, un tedesco e un italiano che...
Potrebbe essere l’inizio di una classica barzelletta che ha per protagonisti tre calciatori di nazionalità diversa. I calciatori sono reali. E non è una barzelletta. I loro nomi sono Màrcio, Oliver e Paolo. Hanno anche dei cognomi. Rispettivamente: Amoroso, Bierhoff e Poggi. Questo anomalo trio, si forma in un campo da calcio situato nel nord-est d’Italia. A Udine. Nel 1996. L’italiano e il tedesco hanno già fatto conoscenza un anno prima. Paolo, veneziano d.o.c., dopo aver militato nella squadra della sua città, approda nel Torino di Mondonico. A soli 21 anni, si erge protagonista contro gli odiati cugini juventini, siglando due gol in semifinale di Coppa Italia tra andata e ritorno, eliminando cosi Baggio e compagni.
Quel Toro alzerà poi quello che, ad oggi, è l’ultimo trofeo conquistato. Nel 1994, lo acquista l’Udinese, per tentare il ritorno immediato in serie A. Operazione riuscita. Poggi, con i suoi 11 gol, è senza dubbio tra i protagonisti. La massima categoria se lè conquistata, e la conferma è assicurata. La società friulana decide di affiancargli in attacco un ragazzone tedesco di 1.90m, dal capello biondo mai fuori posto. “Hi, ich bin Oliver” - “Piacère, mi son Paolo da Venessia”. Il tifoso bianconero nutre seri dubbi sull’alchimia tra questi due centravanti. Per quanto bene vogliono al veneziano, viene pur sempre dalla serie B. Anche Bierhoff è reduce dalla serie cadetta. Viene prelevato dall’Ascoli, che a differenza dell’Udinese, conclude disgraziatamente il campionato all’ultimo posto, retrocedendo quindi in serie C. Oliver segna appena 9 gol. E come se non bastasse, il nuovo allenatore scelto si affaccia per la prima volta sul palcoscenico della serie A. Il suo nome è Alberto Zaccheroni. La dirigenza, nelle vesti della famiglia Pozzo, non ha dubbi. “Aspettate e vedrete. Siate fiduciosi.” Bastano pochi mesi per far ricredere tutti. I bianconeri, guidati dal mister romagnolo, ottengono un 10° posto di tutto rispetto. Il tandem d’attacco, che sembrava improponibile prima dell’inizio del torneo, si capisce a meraviglia. Poggi dispensa assist e segna 9 reti, Bierhoff il doppio. Per il tedesco, un mese dopo la fine del campionato, arriva anche la grande gioia con la Germania. Con una sua doppietta, tra cui il Golden Gol decisivo, stende la Repubblica Ceca nella finale di Euro ‘96.

In quell’estate, il presidente Pozzo, dopo aver azzardato con successo sulla coppia italo-tedesca, decide di scommettere su un brasiliano ancora semi-sconosciuto di 22 anni, per aggiungere maggior brio e fantasia in attacco.
Dal Flamengo arriva Amoroso. I primi quattro mesi sono molto difficoltosi per i friulani. Sembrano l’ombra sbiadita di quella bella immagine vista l’anno prima. Vengono eliminati frettolosamente al primo turno di Coppa Italia, dalla meno quotata Cremonese. Una serie di infortuni flagellano alcuni giocatori, tra cui il portiere Turci, l’esperto Stroppa e sopratutto Bierhoff. In attacco, Amoroso viene utilizzato con il contagocce, perché Zaccheroni gli preferisce spesso Clementi, un’attaccante prelevato dal Fiorenzuola, in serie C. Il verdeoro sbotta, e non ne vuole sapere di restare un minuto di più nella fredda Udine. I senatori della squadra gli consigliano di portare pazienza, convinti che il suo apporto decisivo è nell’aria. Il 15 Dicembre, nel riscaldamento pre-partita contro la Fiorentina, Clementi accusa un risentimento muscolare, e in accordo con il mister decidono di non rischiare. “Màrcio, tocca a te.”. Il brasiliano, carico come una molla, ha ben impresse le parole dei compagni, e stende i viola con una doppietta. Da quel giorno diviene titolare inamovibile. Ecco la sliding doors tra i due centravanti. Di chi parleremmo oggi, se magari Clementi avrebbe giocato e segnato un gol decisivo? Nel frattempo, Bierhoff, Poggi e Amoroso, plasmati dagli schemi a trazione anteriore nel 3-4-3 di Zaccheroni, stavano cominciando ad assemblarsi come si deve.
A gennaio, la classifica segnalava un pericolante tredicesimo posto, ma grazie alla compattezza della squadra e a quei tre davanti, dopo pochi mesi la situazione cambiò radicalmente. Ad Aprile il mese di massimo godimento. Tre successi consecutivi contro Atalanta, Juventus e Parma.
Allo stadio Delle Alpi, contro i futuri campioni d’Italia, l’eroismo friulano si manifesta in tutto il suo splendore. Sontuosa vittoria per 3 a 0, giocando addirittura in dieci uomini dopo appena 4 minuti. Il tedesco e il brasiliano sono i mattatori di giornata. In Emilia, contro quelli che saranno poi i vice-campioni, i ragazzi di Zaccheroni ostentano una sicurezza tutt’altro che provinciale e si impongono per 2 a 0. A Maggio arrivano altri dieci punti in saccoccia, fino alla conquista di Roma.
Il 1° Giugno 1997, Udine si trasferisce in massa all’Olimpico. I friulani tramortiscono con 3 reti i giallorossi, e staccano per la prima volta nella loro storia, il biglietto per la qualificazione alla Coppa Uefa. Il tridente offensivo conclude la stagione spartendosi in egual misura il bottino di reti: 13 per Bierhoff e Poggi, 12 per Amoroso. Tutto questo nell’anno del centenario. Miglior regalo non potevano farsi.

Fine della favola? Macchè! Ormai l’Udinese è una solida realtà. Il terzo anno è un banco di prova importante per tutti. Il trio meraviglia viene ovviamente confermato davanti. Tutti e tre hanno un anno in più di esperienza dalla loro parte, nel meccanismo Zaccheroniano. Il panzer tedesco perno centrale, con Poggi e Amoroso a destreggiarsi al suo fianco. Anche se, in campionato, la partenza non è delle migliori. Il 31 Agosto 1997, la nuova Fiorentina di Malesani sbanca il Friuli con una memorabile tripletta di Batistuta, dopo che i bianconeri erano stati in vantaggio per due volte. Fanno seguito due vittorie contro Lecce e Milan, ma alla quarta giornata, il Parma si vendica pesantemente della sconfitta patita l’anno scorso al Tardini, e infligge un sonoro 4-0 agli uomini di Zaccheroni. Anche a Torino, un mese dopo, la Juve decide di fare la voce grossa e pareggiare i conti dopo l’umiliante 0-3 della primavera passata.
La partita avrebbe dovuto prendere una piega diversa, visto che ai friulani viene ingiustamente annullato un gol che aveva già varcato la linea di porta, sul traballante punteggio di 1-1. Le proteste, purtroppo, valgono solo per innervosire i ragazzi, che si disuniscono e subiscono 4 gol. In Coppa Uefa, intanto, Amoroso e compagni, si sbarazzano al primo turno del Widzew Lodz, e ai sedicesimi incontrano il temibile Ajax. All’andata, due settimane prima, i bianconeri avevano perso 1-0 ad Amsterdam, esprimendo comunque un bel gioco. Al ritorno, Udine ci vuole credere.
Allo stadio Friuli si registra il record di 40.000 spettatori. Poggi e compagni sentono aria di impresa. Proprio il veneziano apre le danze al minuto 26, cui fa seguito il compare tedesco cinque minuti dopo. Chi meglio di loro due, che erano stati visti con scetticismo all’inizio della loro avventura insieme, poteva scrivere pagina di storia più bella? Purtroppo ci ha pensato il georgiano Arveladze a rovinare l’happy end. La delusione è tanta. Momento nero in casa friulana. Ma l’esperienza simile, vissuta nello stesso periodo, serve per compattare l’ambiente, anziché a disunirlo. I Zac’s boys infilano una serie di quattro vittorie consecutive, condite da ben 13 gol! Undici dei quali realizzati dai tre bombardieri là davanti. Sopratutto nell’ultima partita della serie, contro il Bologna, conclusasi con uno scoppiettante 4-3, si assiste alla segnatura completa del terzetto, in cui vengono risaltate le caratteristiche che li hanno contraddistinti: la puntualità di Bierhoff nel segnare di testa, la rapidità sotto porta di Amoroso e l’opportunismo di Poggi. Due domeniche dopo, l’apoteosi. Il destino restituisce quella gioia che non avevano potuto esprimere nella gara contro l’Ajax. L’Inter del Fenomeno Ronaldo, lanciata verso lo scudetto, viene fermata per la prima volta in campionato. Il match winner, al 91° minuto, è Bierhoff, che sta cominciando a segnare con una regolarità impressionante. Di testa, di piede e di rigore. L’anno nuovo si apre in chiaroscuro. Chiaro, come la limpida vittoria all’Olimpico contro la Roma di Totti. Scuro, come il dolore che affligge Marcio Amoroso due domeniche dopo, quando a Bergamo, durante uno scontro di gioco, subisce una lesione in regione emitoracica. Out almeno un paio di mesi. Il trio ritorna cosi un duo. I ragazzi non si sfaldano, e in classifica saltellano per un periodo addirittura al secondo posto. Qualsiasi velleità (seppur remota) di scudetto, viene smorzata nel giro di un mese. Colpa della Toscana. Il 1°Febbraio e il 1°Marzo, i bianconeri incappano in due sconfitte di misura, rispettivamente contro Fiorentina ed Empoli. Una lucina di speranza viene leggerissimamente tenuta accesa da Bachini, nel big-match della festa della Donna contro la Signora (non poteva essere altrimenti), fino al minuto 89. Poi ci pensa il trevigiano Del Piero (che proprio a Udine assistette alla sua prima partita da piccolo tifoso juventino) a cliccare definitivamente il pulsante “off”. Nel frattempo, rientra Amoroso. E il trio si ricompatta. Bierhoff, con le segnature si è staccato prepotentemente dagli altri due, e imbastisce un personale duello di gol con Ronaldo. “Vai Oliver, tieni duro!” incitano tifosi e compagni. Nelle ultime partite del campionato, l’Udinese scrive la storia: 4 vittorie consecutive + 6 segnature di Bierhoff, equivalgono a un meraviglioso TERZO posto, e il titolo di capocannoniere con 27 reti per il tedesco di Karlsruhe. Davanti a mostri sacri come il brasiliano interista, l’argentino Gabriel Batistuta, il“Divin Codino” Roby Baggio e il gioiello Alex Del Piero. I friulani, in tre anni, sono passati dal 10° al 3° posto, in costante miglioramento. Se il regolamento fosse stato applicato in quell’anno, avrebbero disputato la Champions League. Invece si devono accontentare di partecipare per il secondo anno consecutivo alla Coppa Uefa. Meglio di cosi non si può. E’ arrivato il momento dei saluti. Il trio d’attacco si scioglie. Zaccheroni e Bierhoff, la mente e il cannoniere, come logica conseguenza di un’annata indimenticabile, si trasferiscono nel più blasonato Milan. Che grazie agli schemi del tecnico romagnolo e ai 19 gol del trentenne teutonico, l’anno successivo conquisterà lo scudetto.
E, in contemporanea, lo scettro di “re del gol” viene ereditato dall’ex compagno Amoroso. Tuttora, quell’Udinese, rimane la più bella squadra nel cuore della gente friulana.
Perchè non hanno dimenticato che “c’ erano un brasiliano, un tedesco e un italiano che...”.