Il piuttosto recente sconclusionato Milan di Pioli non può certo dormire sugli allori di un terzo posto dopo il molto auspicato ma fallito sorpasso sulla Juve, che però penso può fare decisamente meglio che negli ultimi turni.
Pioli deve forse, più che cercare avanti, guardarsi seriamente le spalle, perché dietro due squadre stanno non solo giocando meglio del Milan di oggi ma pure hanno un passo decisamente superiore.
Inoltre riprendono pure le due nuove versioni di Napoli e Roma e una Lazio che vince con il Toro in trasferta non è nemmeno lei da prendere sottogamba.

Ieri ho voluto guardare il Bologna di Motta e francamente ne sono rimasto impressionato.
I bolognesi stanno rivivendo una favola che non solo li riporta all'ultimo campionato vinto con una grandissima squadra e un altrettanto grande tecnico, Bernardini, nel lontano 1964, unico campionato risolto con uno spareggio, ma si può dire che i più vecchi tra loro possono cominciare a riprendere una più vecchia definizione del loro amato team che fa: ”La squadra che tremare il mondo fa”.
Non so se succede ancora oggi nel mondo solipsistico del cellulare, ma in quegli anni in cui il Bologna vinceva un campionato, rompendo il solito predominio dei soliti tre, i giovani come me ascoltavano volentieri i racconti dei vecchi sui mitici anni '30 del calcio italico, a parte il tristissimo regime.
I ricordi erano nostalgici di un'epoca calcistica formidabile senza alcun riferimento politico, infatti, perché tornavano ricordi e nomi come ad esempio Schiavio, grandissimo centravanti del Bologna, oppure, Mazzola e altri, oppure la “squadra d'oro” della Honved ungherese.
Insomma, oggi lo stracolmo ed entusiasta stadio di Bologna accesso dalle luci dei vari cellulari, questa volta spiegati in senso corale, può tranquillamente riprendere la vecchia definizione mutandola nella “squadra che ri-tremare il mondo fa”.

Se c'è una squadra che può vantare tornei e grandi imprese internazionali oltre alle solite sull'asse MI-TO, è proprio il Bologna, anche se queste vittorie si perdono nella notte dei calcistici tempi.
A parte che Schiavio fece il gol decisivo, proprio allo scadere, nel Mondiale vinto dall'Italia nel 34, e Andreolo, Biavati e Ceresoli furono determinanti in quello vinto 4 anni dopo, nel 32 e nel 34 il Bologna si aggiudicò la Mitropa Cup o Coppa dell'Europa Centrale, allora non certo una coppetta ma una vera competizione che rappresentava l'élite del calcio europeo tranne gli schizzinosi inglesi, inventori del calcio, che non si degnavano infatti di confrontarsi, in aura di albionica superiorità, con le squadre continentali.
Non così però accadde nel 1937 a Parigi in occasione della importantissima “Exposition Internationale Arts et Techniques dans la Vie Moderne”, in clima decisamente futurista.
Oltre al Bologna, Campione d'Italia, partecipavano Sochaux per la Francia, Austria Vienna del grande Sindelar e guarda un po', lo Slavia Praga, formidabile rappresentante del calcio danubiano, prossimo avversario Milan.
E per la prima volta gli inglesi del Chelsea varcavano la Manica per confrontarsi con il meglio del calcio mitteleuropeo ed è da quel torneo, che comprendeva pure stili diversi di concepire il gioco, che nacque la tremarella indotta dai Petroniani.
Il Sochaux venne liquidato da un perentorio 4 a 1. Stessa sorte per 2 a 0 per lo Slavia e la finale fu proprio con il Chelsea che aveva sconfitto i fortissimi austriaci.
Ovvio che gli inglesi per la prima volta impegnati a dimostrare di essere veramente i migliori tenessero moltissimo a questa sfida che penso avesse anche dei notevoli risvolti politici visti gli infausti tempi che si stavano apparecchiando per la vecchia Europa.
Uno straordinario Reguzzoni con tre gol e Busoni mandarono gli inglesi negli spogliatoi a liberarsi sotto benefiche docce della loro presunta superiorità, anche tattica, pure macchiando la sconfitta,  poco sportivamente, con un finale di poco onore in quasi rissa per lo scorno ricevuto. Il giornale Le Matin del giorno successivo definiva il Bologna la “Prima Squadra d'Europa”.
L'allora tecnico del Bologna era Arpad Weisz che aveva già vinto con l'allora Ambrosiana Inter e che proponeva un gioco molto fitto di passaggi e con attenta copertura degli spazi pure con un centromediano metodista, e che, in un immaginario calcistico, potrebbe in un arco di tempo ideale essere accostato al Motta di oggi con una squadra che mi è sembrata molto camaleontica nella sua disposizione.

L'aspetto fluido del gioco di Motta ha due aspetti fondamentali, a mio avviso.
Il primo è il suo perfetto centrocampo ieri rappresentato da Ferguson Freuler e Fabbian con giocatori che hanno abilità primarie molto vicine alle secondarie nel senso della capacità di interdire, costruire, finalizzare.
Questo consente al gioco del Bologna di assumere diverse configurazioni grazie appunto alla varietà di posizionamento dei suoi centrocampisti e non è quindi certo un caso che i due gol con cui regola il tignoso Verona di Baroni arrivino dai centrocampisti.
Si passa da un ideale 4141 ad un 4231 dove Fabbian fa il trequartista e lo si è visto nell'appoggio di rara bravura a Freuler per il secondo gol, ma anche al più classico 433 in fase di costruzione.
Motta completa lo schieramento con ali veloci e con terzini che non disdegnato le avanzate sempre però tenendo la squadra molto corta, Un tecnico emergente e interessante senza dubbio,
Forse Motta non sa chi è Weisz ma tra i due almeno in senso quantico qualcosa deve essere successo, almeno mi piace immaginarlo.
Il secondo perno fondamentale è lo straordinario folletto di oltre 1 e 90 che si muove con la leggerezza di un ballerino, con una tale grazia, che io, pur travisandone le giuste proporzioni, lo stavo paragonando a Sivori. Il grande Frankie mi riprese sull'altezza e allora posso dire che è un Sivori, di pari cabezon con molti centimetri in più.
Le sue sono pennellate di calcio che smistano, correggono, lanciano e talvolta non disdegnano di sibilare maligne verso la porta.
Un campione insostituibile che sta lanciando il Bologna,  insieme al perfetto centrocampo, verso un finale di campionato estremamente interessante per il posto finale che ne verrebbe.
La partita con il rinnovato Verona di Baroni che deve riassemblare una squadra molto rimaneggiata con giocatori anche interessanti come Mitrovic e Suslov, non è certo ricca di spunti e di emozioni ma dimostra un aspetto che è caratteristico delle grandi squadre ed è la capacità di vincere e di sfruttare le poche occasioni per portarsi a casa il risultato.
Oltre al fatto di avere un portiere globalmente inoperoso che si fa valere nei momenti decisivi.

Pasticcia infatti la difesa veronese con una uscita fuori tempo di Montipò che poco può però,, nel 2 a 0, sulla percussione del tipico gioco bolognese con i mediani proiettati in area e chirurgico assist di Fabbian, altro giovane di sicuro avvenire. per la conclusione di Freuler,
E quando hai il portiere che blocca con sicurezza l'unica vera occasione del Verona che comunque cerca di rimanere in partita su una conclusione a colpo sicuro di Henry, che solo di nome si riferisce ad un Henry ben diverso di altri tempi, si può dire che ci sono gli ingredienti per definire il Bologna una grande squadra.
E pure avendo a disposizione giocatori di sicuro rendimento, fuori oggi nello schema titolare, come Calafiori e Aebischer.

La pressione per smantellare questo gioiellino calcistico nei suoi interpreti principali a cominciare dal suo giovane allenatore è purtroppo già alta e la mia personale speranza, come follower di un forte calcio provinciale, anche se la "Dotta" è tutt'altro che provincia,  è che non avvenga, non solo perché il calcio italiano ha bisogno, a mio avviso, di uscire dal solito leit motiv dominante delle solite squadre, ma perché questa squadra, così com'è, guidata come è guidata, sarebbe bello vederla impegnata come il Bologna di tanti anni fa in campo internazionale che rimane l'unica vera cartina di tornasole per dare un valore alle nostre squadre.
Il Verona di Baroni, a parte l'occasione di Henry non va oltre a un pressing tignoso e spesso falloso per spegnere il Bologna. Vi riesce in parte e dovrà molto lottare per rimanere in serie A.
Ci sono però qualità che possono essere importanti e soprattutto una capacità della parte tecnica di individuare giocatori nuovi e interessanti a basso costo, con creatività, provenienti da serie europee minori ma che possono anche ben figurare nella massima serie.

Per il Bologna sarà sicuramente importante lo scontro con la Dea a breve e soprattutto ci sarà da vedere la Dea domani contro il Milan per capire di più  come si pone la corsa di Gasp e Motta per l'Europa che conta davvero.