Nel bel film “Il destino di un Cavaliere” ricorre spesso una frase che dice: “Siete stato pesato, siete stato misurato, e siete stato trovato inadeguato”.
Il giovane scudiero Thatcher, interpretato da una giovane stella emergente di Hollywood, Heath Ledger, prematuramente scomparsa in circostanze misteriose, si finge cavaliere ottenendo false patenti di nobiltà e trionfa per il suo modo abbastanza inusuale di porsi allo scontro di lancia,  in modo molto poco protetto. Vince infine contro il perfido Conte Adhemar nonostante che questi ricorra a ignobili inganni per sconfiggerlo.

Nella partita di ieri non c'è bisogno che Inzaghi ricorra a qualche trucchetto per stendere una Dea velleitaria e guascona fino all'autolesionismo, perché Gasperini, malinconicamente appoggiato nel finale ad un cartone pubblicitario, fa molto da solo.
Direi che una trasposizione calcistica del film citato con la disfatta atalantina di ieri sera ci sta abbastanza, magari con un altrettanto velleitario mio volo pindarico.

A cominciare dalla stella Inter definita o meglio augurata cadente nel prosieguo di impegni europei che invece si sta trasformando in una bella cometa che viaggia illuminando il cielo calcistico italiano da molti definito povero.
Se questa cometa Inter ormai lanciata verso la agevole conquista dello scudetto sia davvero valida a livello internazionale occorrerà comunque attendere ancora un poco.
Alla giornata 26 finalmente completata, l'Inter ha una differenza reti di 55 che rapportata alle 26 partite produce un mostruoso indice di 2,11.
Il Napoli che lancia un tennistico segnale di risveglio, nella sua quasi indisturbata galoppata dello scorso anno, aveva alla 26, una differenza reti di 44 che produce un indice di 1,69 salvo poi calare a 1,28 alla fine.

Quindi un altro elemento di valutazione sarà, nel confronto con i partenopei, vedere quanto la Beneamata riuscirà a mantenere un passo di questo livello.
Il confronto con i campionati europei è pure eclatante.
 Nella Premier, considerato da molti come il campionato di riferimento calcistico mondiale, il Liverpool ha una differenza reti di 38 sempre su 26 giornate che dà un indice di 1,46 e il grande Manchester City considerata la squadra più forte del mondo, ne ha 33 con un indice di 1,26. L'Arsenal ha una differenza di 39 e poi quarto è Aston Villa con 21.
Nella Liga altro campionato di riferimento il Real ha una differenza reti di 38 gol e nessuno supera i 30. Quindi l'Inter sui 2 campionati europei di riferimento ha il numero più alto e non era così alla fine del girone di andata. Dietro al 55 dell'Inter c'è una voragine di ben 33 reti con la Juve che ripete esattamente lo score dello scorso anno e il Milan con 18 del tanto criticato Pioli fa decisamente meglio dello scorso anno dove ne aveva soli 10.

Quindi si potrebbe dire che, considerando la particolare stagione juventina dello scorso anno, Allegri, a parità di risultati e in un clima societario diverso, fa sicuramente peggio, mentre Pioli fa decisamente meglio.
Questi sono numeri e anche se le statistiche, abbondanti e magari sovrabbondanti che ormai caratterizzano il calcio moderno, non piacciano ad alcuni, i numeri sono numeri. Magari potrà essere discutibile la maniera di interpretarli e comunque comporta un certo lavoro, ma numeri rimangono. I numeri sono asettici.

Tornando al “peso” citato nel film, Gasperini affronta l'Inter senza un peso difensivo rilevante come De Roon. Considero l'olandese da tempo il miglior mediano difensivo che c'è nel nostro campionato, mia opinione personale, ovviamente.
Ciò nonostante il Gasp manda quasi stabilmente oltre la propria metà campo almeno 6 giocatori, in particolare il suo tridente con Kopmeiners a destra e Miranchuk e De Kate a scambiarsi di posizione e i suoi centrocampisti in pressing alto.
Dopo che viene schierato implacabilmente si copre un pochino di più mettendo Kop a fare il trequartista e direi che le cose vanno meglio se non ci si mettesse il VAR a dargli il colpo del KO con una assurdità, che sarà giusta o meno dal punto di vista del regolamento ma che assurda rimane.
Infatti alla fine del primo tempo pur pressando alto si registra una inter con possesso palla del 62% e 9 tiri e una Dea a 38% e soli 3 tiri, quindi un 5,58 contro 1,14. Con una Dea più armonica ma in totale disarmo va un poco meglio nel secondo tempo. Chi ha letto il mio intervento di ieri i valori sono dei semplici prodotti.

Il pateracchio VAR è notevole e direi forse del tutto nuovo, costituendo un altro prodotto distorto del modo distorto di usare uno strumento tecnologico. Il guardialinee, che si chiama così da oltre 100 anni, così perché sta in linea e ieri era perfettamente in linea, vede la palla con occhio umano diretto, uscire dalla linea di fondo.
L'odiosa macchina che a nulla serve se non a creare confusione ci mette con chissà quali estenuanti elaborazioni, a dire che non è vero. I difensori vedono chiaramente la bandierina, si fermano. Ne esce comunque un tocco di mano e si arriva al rigore. Quindi il guardialinee conta come il due di picche quando la briscola è quadri. Giusto cosi?
Il 3 a zero dice gameover e la Dea stacca la spina e torna mentalmente a Bergamo con la testa. Becca pure un quarto su corner e gli imbarazzanti olè del pubblico interista.

Sorride amaro il Gasp, ma più che a sorridere amaro, dovrebbe pensare a come ha affrontato una squadra mettendola nelle migliori, anzi nelle ottimali condizioni di svolgere il proprio gioco.
Si illude però di riuscirci probabilmente quando sorprende una Inter che non trova subito le “misure” con alcuni errori, in particolare uno di Pavard. Il pressing alto sembra funzionare. Bastoni salva su Miranchuk e la Dea va pure in gol con un bel sinistro di De Kate ma un malignazzo braccio del russo annulla il vantaggio. Pure Miranchuk sempre più calante in maniera imbarazzante sballa una facile conclusione. 
Quando poi l'Inter le ritrova le misure sono guai seri. La manovra è classica e Gasp ci casca per almeno tre volte consecutive.
Giro palla senza errori anche se gli orobici premono alti. Improvvisa verticalizzazione sulla punta bassa oppure sul lanciatore. Oplà centrocampo gasperiniano saltato, apertura sugli esterni e conclusione con uomini sempre in uno contro uno se non peggio per la Dea.
Succede così al 24', ci pensa Bastoni che trova l'immenso Lautaro a ciccare però malamente la conclusione.

Non sbaglia l'Inter, anche se è colpevole Carnesecchi sulla uscita, ma il tema è sempre quello: 6 o 7 davanti a fare elegante balletto cinquecentesco, lancio millimetrico su uno su uno sui rimasti. Kolasinac, meschino, non protetto, viene saltato da Lautaro. Ederson si è perso da tempo MHK che irrompe. Esce alla disperata Carnesecchi che smanaccia ma è anche sfortunato sul rimpallo e arriva Darmian, dimenticato pure lui che segna a porta vuota.
Gasp assiste immoto anche un paio di minuti dopo ad azione fotocopia. Ne tiene 6 oltre la metacampo sulla costruzione Inter in variante dello stesso ballo. Kolasinac, sempre lui e sempre non protetto, cicca su Lautaro, ancora MHK a seguire che nessuno controlla e palla al liberissimo Darmian che non chiude sull'ottima uscita di Carnesecchi.

Azione fotocopia sul finale. Emblematica della perdita totale delle “misure” da parte di Gasp. Altro palleggio che chiama la Dea in avanti come api sul miele. Solito lancio e solito 3 contro 3 dietro. Di Marco salta Zappacosta, su Pavard non va nessuno. Scalvini rientra tardi. Nel pasticcio difensivo, ma direi di squadra e di “misure” Lautaro trova Hatebeur come opponente, i centrali dove sono?
Il Magnifico si sposta lateralmente, troppo facile con Hate, e magistralmente esplode un sinistro che è una carezza balistica pure potente a giro che lascia il portiere come una statua di sale.
Anche con gli spostamenti Gasp non muta atteggiamento. Si prende regolare palleggio preparatorio e ripartenze velenose, il quarto gol e pure gli olè osannanti del pubblico in giusto delirio.

E vengo alla terza espressione: “adeguato”.
Di pressing alto si muore con l'Inter. Io sono rimasto a Nereo Rocco e sono antiquato, ma affrontare così una squadra come l'Inter significa fare harakiri e ciò puntualmente avviene.
La Dea delude ancora una volta e penso questa volta in maniera piuttosto inquietante. Affronta per due volte le due squadre milanesi e la differenza si vede pur nel mio modo di vedere “sintetico”.

Infatti a proposito di efficienza ed efficacia con 15 tiri e possesso del 59% l'Inter fa un 8,85 contro i 6 tiri e 41% cioè 2,46. Meglio che  nel primo tempo. Il rapporto dei due valori, se a qualcuno può interessare vedere il mio intervento al riguardo, non è poi tanto diverso da quello del Milan con la stessa Dea di tre giorni prima ma l'Inter la schiena con 4 gol e il Milan pareggia. Un buon esempio di cosa vuol dire efficacia.

Il termine “adeguato” si rivolge a Gasperini, in maniera un poco inquietante per i supporter della Grande Cacciatrice, la cui efficacia lascia molto a desiderare. Totalizza 8 sconfitte esattamente come lo scorso anno e come lo scorso anno con le “grandi” le perde quasi tutte.
Se si vuole primeggiare forse serve un approccio meno avventuristico e un poco più, diciamo così, caro al mio amato Nereo, ma questo signori è calcio moderno e l'harakiri di Gasperini oggi si chiama “rischio”, ma rimane “calcio moderno”. I numeri però non sono semantica e numeri rimangono anche se assemblati “a muzzo” come si dice in Sicilia.
Ma sono da tempo rassegnato allo scorrere del tempo ed al comune intendere “calcio moderno”.
Ma i numeri mi sono sempre piaciuti e anche cercare di sintetizzarli giusto o sbagliato che sia.