I “Colchoneros” biancorossi dell'Atletico cardano un materasso di spine per l'ultima italiana nell'Europa Major.
Un anno orribile rispetto ai fasti dello scorso anno, forse illudenti come l'Europeo vinto precedentemente a cui ha fatto seguito una penosa seconda eliminazione della Nazionale.
Addirittura con tre italiane alle semifinali a rappresentare un calcio nostrano piuttosto malato, che appare invece ancora bisognoso e tanto di adeguarsi a standard europei che non sono però solo fatti di soldi.
Penso che la via del denaro non sia infatti la sola percorribile oppure quella della creazione costante di un anodino flusso di cassa.

Il miliardario PSG è infatti ancora fuori dai giochi che vedranno ritornare i valori di sempre tra spagnoli tedeschi e inglesi.

Giungono infatti pure un poco stridenti le lezioni impartite in paludati consessi di chi oggi ha i finanzieri a scartabellare tra carte da decifrare e comunque chi vivrà, vedrà. Panta Rei. Tutto fumo? I soliti complotti italici? Forse sì e forse no.
Una delle risposte, a parte la giusta chiarezza su chi davvero comanda in qualunque impresa, partendo più a monte, viene, magari andando un poco più a valle, dal considerare approcci di natura più propriamente calcistica magari esemplificata dalla presenza di due minorenni nelle fila del Barcellona cosa pressoché impossibile da noi e quindi un modo di curare e vedere un calcio con prospettive diverse.

L'eliminazione dell'ultima rappresentante porterà ancora a dibattiti più tecnici, il difensivismo di Inzaghi che va benissimo però quando vince, che invece su aspetti strutturali a cominciare dal rilancio dei vivai prima ancora che dalla ristrutturazione degli stadi che vengono troppo visti solo, a mio avviso, come fondamentale risorsa rimpolpante di anemiche strutture bilancistiche oppure di anni con passi più lunghi della gamba.
Non credo ci vogliano maestri di Harvard a dirci come gestire il fenomeno calcio italiano che è comunque asincrono rispetto ai tre dominatori europei, non solo occasionali e quindi comunque ampiamente consentono medicine e suggerimenti.

Molto più dei nostri, molti giocatori francesi militano nelle squadre vincenti e quindi la Francia calcistica, anche se a titolo diverso ossia come squadre, ci supera abbondantemente, e testimoniano e sono indice di una scuola e di un modo di intendere calcio che dobbiamo forse imparare, ma più che imparare, direi sostenere ed adeguare.
La genialità e lo Stellone spesso ci hanno aiutato a crederci più forti e più bravi di quanto strutturalmente siamo. L'Inter esce dai giochi, molto milionari, del prosieguo della Coppa Major, ma francamente ci era già uscita con un buon “piede” già a Milano quando uno striminzito 1 a 0 strideva e tanto con i numeri espressi che riprendo secondo il mio modo di vedere un poco sintetico e forse approssimativo.

Infatti i nerazzurri milanesi escono dalla partita di Milano dove avrebbero dovuto stendere senza tanti appelli il pimpante Cholo di ieri sera con ben diverso punteggio. Con un possesso palla del 55% e ben 19 tiri dei quali 5 in porta contro il 45% e 7 tiri dei quali NESSUNO in porta dà sinteticamente la dimensione dell'occasione persa.
Il mio parametro confronta due dati come un 10,45 e un 3,15, quindi evidenzia un differenziale di oltre 7 che avrebbe dovuto portare almeno altri due gol.
Non entro nel merito tecnico e nella descrizione della partita al Metropolitano dove l'Inter perde ai rigori. Lascio questo a chi di calcio ne capisce molto più di me e quindi faccio considerazioni diverse.
I rigori sono perversi giochi della mente. Se vai al tiro in velocità oppure esci da situazioni tecniche complesse giocano primariamente fattori come l'istinto e il talento.

Quando tiri un rigore è tutta un'altra storia.
Quando osservo una partita risolta dai tiri dal dischetto, non posso non andare a quel 1994 dove il Divin Codino e Baresi, maestri di tecnica anche nello specifico, affossano l'ultima magia del Grande Arrigo, ne strozzano l'ultimo canto di un cigno peraltro di non lunghissima durata un poco come un Achille del calcio.
Quando ho visto Lautaro avvicinarsi al dischetto, vedendone, come oggi si può, il viso corrucciato e la quasi svogliata velocità con cui è andato al tiro, ho pensato, con la palla che volava via a dare la vittoria al famelico Cholo, al perverso gioco della mente.
Forse Lautaro ha pensato alle occasioni buttate non solo a Milano, a quella di Dumfries che va al tiro quando dovrebbe passarla a chi può fare meglio, al tiro sballato di Thuram offerto da una sua magia e ugualmente a quello di uno stremato Barella o forse è stato vittima del gioco della mente che ha il sopravvento nei momenti lunghissimi che passano prima di calciare...

Il rigore è un momento bastardo, perché la mente ti porta a vedere la palla in rete prima ancora che la calci perché fondamentalmente ti dà il tempo di pensare cosa che talento e istinto invece non danno.
La mente non distingue tra realtà e finzione e bisogna impedirle di gridare al gol prima di averlo fatto soprattutto in un momento in cui sei il salvatore di tutto e hai, tanto, troppo, tempo per lasciarla fare.

Non così per i Materassai, sono stati più forti e devono solo dimostrarlo.
Lautaro guarda il dischetto bianco come un traditore, cerca una scusa esterna ma la scusa ce l'ha dentro di sé.
Tecnicamente l'Atletico incassa un gol da Inter con stupenda azione di MHK e Bastoni e poi scambio magico di tocchi e spostamenti tra Barella e Di Marco.
Cholo sembra fare un 532 ma fa invece un 343. Hermoso è ovunque in pressione e spesso e troppo l'Atletico va al cross che la contraerea nerazzurra respinge agevolmente. Llorente fa chilometri e insieme a Koke sfianca un centrocampo milanese decisamente al di sotto dei suoi standard abituali.

La pressione si fa via via più forte e Simeone non esita a lasciare i centrali in scontro diretto con le punte. Osa parecchio e gli va bene con la presunzione di Dumfries e con la ciabattata alta di Thuram.
Mi verrebbe da chiedere il perché di Dumfries, invece di un per me migliore Darmian e il perché di un de Vrij invece di un notevolmente migliore e straordinario Acerbi di quest'anno.
Cholo azzecca le mosse immettendo un aspirante campione di sempre il trentenne Depay e un vecchio pallino milanista Correa. Toglie lo svagato Morata, il fumoso de Paul e dà velocità con Riquelme, solo poco più di questo però.

L'Inter viene schiantata dal ritmo dei Colchneros che passano però su errori.
Il primo su un raro appoggio centrale che Pavard brocchescamente ciabatta e il secondo sul lento de Vrij che si fa beffare dall'”Olandese Fantasma” che lo aggira facilmente in spunto di antica classe e proveniente da una carriera pronosticata all'inizio a livello stellare.
Trova una serata immensa del 32enne Griezmann uno dei tanti francesi in diaspora nel mondo che formano però una nazionale formidabile ed è lui a pareggiare i conti che poi per l'Inter non sono più tornati, a pareggiare in maniera letale come si deve essere in questo tipo di competizione.

Il Cholo prevale su una Inter sulle gambe in strenua difesa, perché altro non può fare, visti gli errori e anche le mie domande.

Potrebbe chiuderla se Riquelme, che comunque aggiunge fiato e gambe, non sparasse altrettanto brocchescamente alto un rigore in movimento.
Tenta una reazione più di nervi che altro nei supplementari ma poi soccombe ai rigori, male calciati e quindi giustamente lascia la strada coricandosi su un materasso di spine preparato non solo dai madrileni ma che lo sarà pure dagli immancabili prossimi rigurgiti critici sul difensivista Inzaghi e poi sugli inutili rimpianti.
Anche al Metropolitano l'Inter fa più possesso palla con il 53% e ben 16 tiri di cui solo 4 in porta. Il che dice quanto il Cholo abbia concesso nel suo arrembaggio vincente. Per un valore 8,48.

Il Cholo manda i suoi con un 47% e ben 22 tiri di cui ben 9 in porta il che dice di una difesa soverchiata e pure ben poco protetta e di un Sommer che ha fatto più del suo. Con un valore totale di 10,34 che dice solo una cosa: ha vinto con merito.
Per cui la mia molto modesta domanda del perché di certe scelte forse non è poi così peregrina. E infine il "colpo "proibito" di Thuram, in goliardica uscita, passerà sicuramente alla storia.
Quasi esilarante in una serata di tregenda.