La partita col Crotone era una di quelle che ammettono un solo risultato ovvero la vittoria. E questo non per mancanza di rispetto verso la squadra calabrese, bensì perché in ogni campionato, i punti persi col meno forte, spesso si pagano con calde lacrime alla fine della stagione. Per l'ennesima volta, inoltre, Pioli ha dovuto rappezzare la squadra per la contemporanea mancanza di Chala e Bennacer, gli unici uomini che sanno raccordare mediana e attacco. Mancava, per di più, anche Tonali, molto bistrattato dai tifosi, ma sempre in grado sia di coprire che di impostare, anche se con qualche incertezza causata da inesperienza. Il tecnico ha così schierato una coppia di mediani, Meité a destra e Kessie a sinistra, disposti in linea orizzontale come i veterani dell'ultima fila di opliti nella falange greca, pronta a spingere il giovane Leao, adattato alla bene e meglio nel ruolo di Chala. La soluzione ha prodotto risultati in fase offensiva, visto che, nella prima mezz'ora, i rossoneri hanno segnato un gol (Ibra dalla destra, tacco di Leao e deviazione in porta di Calabria) annullato per off-side iniziale dello svedese, poi hanno impensierito Cordaz con una capocciata ravvicinata di Calabria appostato sul palo e, infine, Ibrahimovic ha concluso in rete una triangolazione con Leao che lo ha servito col contagiri profondo sulla fascia sinistra. La stessa soluzione ha, comunque, presentato delle lacune in fase di contenimento, perché gli affondi crotoniati facevano arretrare i mediani rossoneri, senza che l'adattato Leao riuscisse a ripiegare a sua volta. Nei 15' iniziali, il piccolo Ounas e Di Carmine, che forse sbagliava perché convinto di essere in fuorigioco, avevano buoni occasioni. Il Diavolo, inoltre, era sonnacchioso, come se il risultato dovesse essergli calato dal cielo in un panierino. Pioli se ne accorgeva e, opportunamente, approfittava dell'intervallo per chiedere ai suoi di chiudere la partita. I rossoneri schiacciavano l'avversario e Leao, prima di lasciare il posto a Chala, la piazzava benissimo dal limite sulla sinistra di Cordaz, che aveva seguito l'azione e si allungava per parare. Al suo ingresso in campo, Chala appariva una jena scatenata e finiva di scombinare l'assetto del Crotone. Rebic, in versione dr. Jekyll e non Mr. Hyde, conquistava ancora il fondo e serviva Ibra mollato da una difesa in totale confusione. Chala la serviva dalla sinistra su corner per Rebic, che incornava fra 3 avversari, e poi da destra, ma sempre da fondo campo, per la conclusione di prepotenza dello stesso croato.
Raggiunto il 4-0, i rossoneri avrebbero potuto fare altri 2-3 gol rimpolpando la differenza reti (non si sa mai come vanno le vicende della vita), ma hanno preferito non umiliare un avversario che era totalmente in loro balia, e forse hanno fatto bene a evitare uno sfoggio di machismo calcistico che avrebbe potuto spingere gli avversari a falli cattivi. In ogni caso, i 4 gol rossoneri hanno dimostrato una vecchia legge del calcio, cioè che quando arrivi sul fondo sei sempre pericoloso.

Ibra è apparso più sereno, anche se molto attento a non farsi trascinare dal carattere guascone. Sobrio e concentrato, è stato chirurgico e, col carattere che si ritrova, ha di certo sofferto nel non poter essere Ibracadabra, ma proprio questa prestazione minimalista lo ha premiato con un'altra doppietta. Leao ha mostrato grande impegno, ma ha confermato che, come sostituto di Chala, è un ripiego. E' zuccherato e anche efficace in fase di costruzione (prima della parata di Cordaz nel s.t., un intervento disperato di un crotoniate gli aveva forse negato il gol già nel p.t.), ma per quanto si impegni in copertura, da quel punto di vista è una toppa sui pantaloni, Magari il colore è azzeccato, ma si vede che è una riparazione posticcia. In questa stagione, Rebic è stato sfortunato nel farsi male al braccio, per poi adattarsi a fare il centravanti al posto di Ibra e assentarsi di nuovo per il Covid-19. Ora, tuttavia, sembra in grande spolvero e si spera che non ricada in una di quelle giornate che hanno fatto dire a Luca Toni: "Dipende da come si sveglia al mattino.".
Meité è un mediano fatto e finito, un frangiflutti che la dà al primo che sa impostare la manovra. Nel passato il Milan ne ha avuti altri che interpretavano quel ruolo e non erano più tecnici di lui. Mi vengono in mente Biasiolo, De Vecchi, Colombo e Gattuso, con i quali il Milan ha vinto qualcosa. Quando, pertanto, alcuni tifosi rossoneri dicono che Meité non è da Milan, ci pensassero e concludessero che anche nel Milan del passato non tutti erano Rivera o Van Basten.

Nei giorni precedenti alla partita, si è fatto sentire un conduttore televisivo di fede interista, conosciuto per programmi indirizzati a fasce di pubblico un po' diverse dai compianti Umberto Eco ed Emanuele Severino. L'acuta e articolata tesi di questo signore è stata che, con 14 rigori a favore, chiunque può essere in testa alla classifica. Dimenticava, con ogni probabilità, il rovescio della medaglia, ovvero che chiunque può lottare per lo scudetto se compra i giocatori senza saldare il costo del cartellino e senza onorare gli stipendi. Anche Zardoronz potrebbe costituire una società in grado di farlo, se potesse acquistare i campioni a sbafo e non retribuirli.
E' peggio essere scrocconi o avere i rigori, peraltro meritati? Di certo questo conduttore, la cui spocchia ne fa un degno tifoso della sua squadra del cuore, non ricorda un detto ovvero che, se vivi in una casa di vetro, non dovresti tirare sassi.