Non mi era mai successo, in tutti questi anni trascorsi a tifare Milan, di analizzare in modo così dettagliato il costo dei giocatori accostati alla squadra che tanto amo e che oggi è Campione d'Italia. Non ho mai chiesto o saputo quanto guadagnassero i "ragazzi" allenati da Mister Nereo Rocco, splendidi vincitori della seconda Coppa dei Campioni, travolgendo l'Aiax, oppure se il Presidentissimo, Silvio Berlusconi, avesse fissato un tetto ingaggi che non dovesse essere superato.
Al Milan sono venuti talmente tanti CAMPIONI che a nessun tifoso è mai passato per la testa che potessero non rientrare in quei parametri della sostenibilità, totalmente astratti, a cui oggi si fa così tanto riferimento. Pensate forse che Berlusconi, oppure oggi Perez, presidente del Real Madrid, siano degli sprovveduti? Ci bastava sapere che la Presidenza fosse solida e tutti noi facevamo semplicemente i tifosi, forse con più passione di oggi, certamente con maggiore spontaneità.
Così in questa domenica di Luglio in attesa che il Milan ci regali qualche giocatore dal mercato acquisti, ho cercato di analizzare alcune problematiche che stanno letteralmente cambiando le nostre abitudini, comprese quelle di semplici tifosi.

In un mondo in costante evoluzione, anche il calcio ha dovuto adeguarsi ai cambiamenti. Gli ingenti introiti di cui il calcio ha beneficiato hanno spinto molti presidenti a spendere oltre il consentito, anche perchè il desiderio di cogliere vittorie quasi impossibili per piazze e squadre, destinate eternamente al ruolo di comparse, garantiva una notorietà a cui il denaro non sempre può aspirare. Recentemente ho letto che Abramovic, ricchissimo magnate russo, ai più sconosciuto prima che rilevasse il Chelsea, trovò a Londra, nel calcio e nella sua visibilità, la protezione ad una morte quasi sicura, che in altro ambito sarebbe passata inosservata.
Ma torniamo agli sperperi dell'italico pallone.
Ci ricordiamo perfettamente quante e quali squadre hanno dovuto pagare per gestioni scellerate. Nella lista, non poi così corta, ci sono nomi di squadre che hanno vinto Scudetti e Coppe, travolgendo le rispettive tifoserie, ugualmente sempre presenti e partecipi, ma anche Presidenti che hanno dilapidato ingenti capitali. Poteva e doveva essere una lezione utile a molti per iniziare a far quadrare i conti e così è stato, ma ha anche evidenziato quanto le disparità economiche influiscono per essere competitivi, con evidenti contestazioni delle tifoserie ed anche un costante e logico distacco da uno sport indirizzato verso altro.
Troppo grande la differenze economiche fra i club per poter garantire la stessa competitività e i nove scudetti consecutivi della Juventus, senza un eguale predominio in Europa, un avvertimento a cui non si è saputo trovare risposte. Bisognava saper intervenire nel modo necessario, non cercare scappatoie come la Super Lega e questo nell'interesse di tutti, club e tifosi per primi, ma specialmente di questo SPORT che tanto amiamo, alzando un muro prima ai "faccendieri, con o senza scrupoli" e poi a quel desiderio di trasformare tutto in buisness e specialmente in guadagno. Bisognava essere lungimiranti.

Il calcio è passione, quella che riempiva i patronati, i campi di provincia e anche il più semplice dei tornei estivi, le famose canicole oramai passate al dimenticatoio. Lentamente e inesorabilmente tutto si sta svuotando, in spiaggia non si può giocare, i ragazzi devono pagare la quota societaria, il calcio minore sparisce e la serie C, ora Lega Pro, con squadre famosissime, ha costi sempre più esorbitanti e un crollo di spettatori e sponsor a renderla inavvicinabile e quasi da evitare per quelle squadre che non possono ambire alla Serie B. Un panorama generale sufficientemente preoccupante.

Il "sistema calcio" si è sempre basato sulla circolazione di denaro fra le Società. I calciatori erano la risorsa principale e la legge Bosman è stata deleteria in questo contesto. Le squadre di periferia hanno perso valore e tutto è entrato in una lenta agonia, economica e non. La squadra di calcio rappresentativa dell'orgoglio cittadino, di quel campanillismo che ha scritto la storia italiana, sta svanendo, stritolata da partite televisive trasmesse in ogni giorno e in ogni orario, da quel calcio da divano, così comodo, ma che sancisce la morte della partecipazione sociale, il trionfo dell'io, che non deve neppure confrontare le proprie idee sportive con chi le ha diverse, evirando così di scoprire che si può anche avere torto.
Oggi anche introducendo una regola semplicissima: NON SPENDERE PIU' di quello che si incassa, bisognerebbe anche pensare di limitare i margini di guadagno, obbligando così a mantenere il denaro in ambito sportivo e societario.
Si scrive sempre del PSG e del Manchester City, per la facilità con cui hanno sempre immesso somme spropositate sul mercato. Gli analisti più attenti avevano già preannunciato da tempo che tutto sarebbe stato ben diverso dopo la disputa del Mondiale del Qatar ed oggi è già evidente come il solo fatto che la squadra parigina inizi ad intavolare trattative, economicamente ben più realistiche rispetto al passato,  metta subito in difficoltà un mercato italiano, già privo di liquidità. 
Da sempre, da quando esiste il calcio, sono sempre state le squadre più ricche a trascinare tutto il movimento. I diritti televisivi e le competizioni europee hanno ampliato i bacini di utenza e portato il calcio fuori dagli stadi e raggiungibile a tutti, logicamente pagando. 
Nel panorama europeo, qualificarsi per la Champions incide notevolmente per visibilità e possibilità di crescita. Guardiamo l'Atalanta, si è arrivati al punto che il Presidente Agnelli la indicasse come un "danno" per il calcio italiano. Dal suo punto di vista quella considerazione aveva una logica. Quali e quanti soldi metteva in circolazione per rafforzarsi? Pochissimi, tanto che una volta venduti i suoi "gioielli" si è rivolta al mercato straniero, mentre in precedenza era il miglior vivaio nazionale. Quello che oggi è il Sassuolo. Noi tifosi guardiamo l'evento sportivo, trascinati dalla passione per uno sport che si integra con la nostra vita ed è talmente coinvolgente da appassionare in ogni angolo del mondo, ma è innegabile che il ruolo del DENARO sia sempre stato determinante nella costruzione di squadre tanto INVINCIBILI, quanto CONOSCIUTE. Se prendiamo un altro esempio, il modello Red Bull, balzerà subito evidente quanto sia facile vincere e trarre guadagno, in Austria, ma in Germania, la prerogativa guadagno, annulla totalmente la possibilità di competere a livello sportivo, contro il Bayern Monaco.                                           

E' in questo contesto che va concepito il motivo per cui così tante proprietà americane hanno sentito l'esigenza di comprare squadre di calcio italiane. La massiccia presenza ha molteplici motivazioni, fra le quali ha inciso in modo determinante un impoverimento della classe industriale italiana e limiti organizzativi fin troppo evidenti. Ma la principale è quella di avere la certezza di poter concretizzare guadagni, anche se per farlo devono rinunciare alla competitività sportiva. Senza regole precise il loro modo di agire, lentamente ma inesorabilmente, si impossesserà di tutto il "giocattolo" e con sempre meno soldi investiti, senza l'acquisto di Campioni, ridurrà sia  la competitività che l'attrattiva, scivolando lentamente a livelli di Portogallo o Grecia.
Una provocazione? Forse, ma utile per evidenziare come squadre come il Milan, la Roma e la Fiorentina, per quanto supportate da milioni di tifosi e utili, possano essere gestite mettendo il bilancio al primo posto e non certo le aspirazioni dei rispettivi tifosi. Ecco perchè spetta alla Federazione saper cogliere questi segnali e obbligare al reinvestimento di parte degli utili, che fino ad oggi sembravano impossibili, per non trovarci ad impoverire o invecchiare, in modo drammatico, il nostro campionato. Noi trattiamo il calcio con passione.
In Francia si è mosso il Presidente della Repubblica, Macron, perchè Mbappè non lasciasse Parigi per andare al Real Madrid e non si può fare in modo che gli "speculatori" stiano alla larga da questo sport? In Inghilterra lo hanno fatto.
Quindi, perfetto non fare perdite, ma almeno fuori i mercanti dal Nostro tempio. Ci è stato raccontato che attraverso le entrate si pianificano le spese... perfetto. Che una gestione attenta e finalizzata al pareggio di bilancio può anche convivere con un livello di competitività elevata, più difficile, ma va benissimo. Però non c'è la stessa premura ed attenzione nel comunicare che, grazie allo scudetto vinto, gli introiti sono lievitati e con essa la disponibilità ad investire. Dove finiranno quei soldi?
E specialmente tutti i tifosi con le calcolatrici cosa sapranno raccontarci?