Oggi a Cagliari il Milan è stato molto bravo a ignorare il caos in cui è costretto ad allenarsi e a giocare. Al momento, infatti, i rossoneri sono un vero cantiere aperto in cui regna la confusione, fra risoluzioni di contratto, prestiti e saldi. Nonostante tale casotto, i rossoneri sono passati con due gol di scarto sul difficile campo di una squadra che sta facendo un campionato al di sopra delle aspettative. E' vero che il Cagliari era reduce da 3 sconfitte e un pareggio, ma lo stesso Milan veniva da 2 pareggi casalinghi e dal crepantone subito a Bergamo con l'Atalanta.

Di grande importanza si sono rivelate le assenze di Piatek (in procinto di passare al Tottenham) e Suso fin dal 1° minuto. Si è trattato di un segnale a lettere luminose e lampeggianti che il quartetto degli intoccabili ha i giorni contati. Sembra, in effetti, che si stia voltando pagina con la tradizione incomprensibile, inaugurata la scorsa stagione da Gattuso (e proseguita da Giampaolo e Pioli), secondo cui con la pioggia e con il vento sempre quei 4 avresti trovato nel convento: Piatek, Suso, Chala e Kessie. Un'immunità dal turn-over come quella di cui hanno goduto i suddetti faceva pensare a una specie di sacralità delle loro persone, simile a quella dei Gran Sacerdoti di certi culti esoterici. E già con la Sampdoria Kessie aveva ricevuto un avvertimento, ritrovandosi in panchina per far posto a Krunic dopo la triste prova di Bergamo, ma rientrando oggi, si è ritrovato in campo col solo Chala. Tutta la squadra mi è apparsa più sciolta e liberata. Speriamo solo che non salti l'affare Piatek con il Tottenham, ma se le cose continuano in questa direzione, la vendita si dovrebbe fare.

Ibra, del resto, ha approfittato di questi giorni, compreso il match con la Sampdoria, per valutare le risorse disponibili e la loro funzionalitò alla squadra. Ha individuato in Leao un partner ancora molto grezzo, ma con un grande talento, che sarebbe stato da stupidi mollare troppo in fretta per insistere su un'ortodossia tattica e di formazione senza futuro. E' molto probabile che abbia avuto modo di apprezzare il generoso Castillejo, che non è Garrincha, ma che sarebbe già sufficiente diventasse un nuovo Angelo Colombo.

Oggi Calabria è stato sfortunato, in quanto stava giocando un match da giocatore di calcio, cosa che non sempre dimostra di essere, ma si è rotto per lasciare il posto al più dotato Conti. Questi ha, dunque, il dovere di sfruttare questa nuova chance che la sorte sembra offrirgli dopo che a Bergamo aveva tradito clamorosamente la causa. Donnarumma, a sua volta, ha mostrato di essere in grande forma quando si è fatto trovare clamorosamene fuori posizione e stava per essere fatto fesso con uno spiovente dalla trequarti, recuperando però la posizione in maniera rapida e ordinata. I grandi portieri si vedono quando sbagliano, ma non perdono la testa.

Il primo tempo era stato difficile per il Milan che, a partire dal 20°, era stato chiuso nella propria area da un Cagliari molto corto che pressava alto e raddoppiava sulle fasce le incursioni dei terzini. I rossoneri difendevano però degnamente e con sicurezza davanti a Donnarumma lasciando al Cagliari solo un occasione, neanche tanto clamorosa, con Simeone che si infilava fra i centrali, ma finiva per allungarsi la palla sul fondo. Nella seconda parte era Leao, bravissimo a incrociare la posizione con Ibra, che colpiva subito con la complicità di un piede cagliaritano (il gol era però tutto suo e meritato). Completava l'opera Ibrahimovic con un colpo di classe, mandando la palla in porta di sinistro in diagonale, con l'aria del campione di biliardo che annuncia "Palla 2 nella buca d'angolo".

La vittoria di oggi vale 3 punti e significa 3 punti, nulla di più. Toglie definitivamente i rossoneri dalla lotta per non retrocedere e permette loro di scavalcare il Napoli guidato dal suo recente passato, Gattuso, cosa che allenta un po' la pressione sul povero Pioli. Per il momento il successo di Cagliari non significa nè deve significare altro. Godiamocelo e basta!