Sono passati ormai cinque anni da quella maledetta giornata dove un banale incidente con gli sci si è portato via il pluri campione di F1 Schumacher.
Sì, dico portato via perché anche se ancora in vita, da quel giorno, Schumy praticamente non ha più potuto condurre una vita dignitosa e umana. Poco si sa delle sue reali condizioni, sempre racchiuso nel più stretto riserbo della famiglia e della moglie Corinne. Pochi intimi hanno potuto andare a trovare e salutare Michael, pochi sanno realmente come stia, ma da fonti ufficiali si è sempre parlato di condizioni stazionarie, un uomo che non può più prendersi cura di se stesso e condurre un'esistenza normale, ma sempre a letto con macchine che lo aiutano a tenerlo in vita.

È strano, e di cose su di lui se ne sono dette, che un campione come lui che ha dedicato la vita ad uno sport così pericoloso alla fine sia inciampato in uno scherzo del destino così comune a tanti. Di cadute dagli sci ne sono coinvolti migliaia di persone persone ogni giorno senza alcuna conseguenza o al massimo un ginocchio fuori uso per un po', ma che proprio a lui sia capitato quel sasso maledetto è proprio stato uno scherzo di cattivo gusto. 

Schumy lo considero un Cristiano Ronaldo della Formula 1, perché se ha fatto ciò che ha fatto gran parte del merito va attribuito alla sua ossessione per la cultura fisica, alimentare, e la cura di ogni dettaglio tanto da sembrare a molti addirittura antipatico da quanto volesse a tutti i costi la vittoria. 
Mentre per altri miti di questo sport era una dote naturale, come Villenevue Gilles, Hunt ad esempio sono stati dei Messi. 

Dai primi trionfi con Briatore in Benetton, all'apoteosi in Ferrari con Todt e Montezemolo, sono stati duelli in pista con molti altri piloti anche con i compagni di squadra come Irvine e Barrichello spesso costretti a fare da "servi" al tedesco, ma lui arrivava prima di tutto. Lui aveva portato in Ferrari un modo nuovo di lavorare, di concepire quel lavoro. Fare, disfare e rifare un'auto fino a notte fonda o addirittura mattina presto, fino a quando lui non era convinto e soddisfatto del settaggio nessuno andava a casa. Un metodo severo, ma l'unico metodo utile che ha riportato la scuderia di Maranello ai vertici della formula 1 dopo anni di buio. Sapeva anche essere riconoscente, e lo faceva sempre con estrema privatezza e senza sbandierare ai quattro venti i suoi "regali" a tecnici e meccanici, ma lui sapeva sempre essere riconoscente a tutti quelli che come lui davano il massimo per il cavallino rampante. Un tedesco, un robot ma con il cuore.

Per questo, ad oggi nei suoi confronti viene ricordato come un grande, un leader, molti hanno vinto, ma pochi vengono ricordati in gloria per sempre come succede a lui. É un peccato, è un personaggio che avrebbe fatto ancora qualcosa di grande per questo sport sotto altre vesti perché scommetto che dentro aveva già un'idea di come potersi mettere in opera per la Formula 1.

Buon compleanno Schumy, ci manchi, sei stato il più grande. E chissà se un giorno... un miracolo...