Ritengo doverosa una premessa. E' stata una fortuna che Marocco-Spagna sia stata commentata in TV da Andrea Stramaccioni, un tecnico che non si limita a conoscere il calcio, ma lo sa raccontare in maniera asciutta, chiara e, soprattutto, mai banale: eccellente. Possiamo andare avanti.

Ieri sera, sia pure in maniera indiretta, il Portogallo ha rifilato una sberla clamorosa all'Italia di Mancini il quale, dopo il pareggio in Irlanda del Nord, aveva dichiarato di voler vincere il Campionato Mondiale.
Ma quale Mondiale! Gli Azzurri non erano riusciti a superare la modesta Svizzera, che ieri sera ne ha presi 6 contro 1 dal Portogallo, per poi non arrivare neanche al secondo play-off
, proprio contro i Lusitani.
Il Portogallo, ieri, ha fatto quello che ha voluto contro una Svizzera, sì tignosa, ma di una pochezza tecnica sconcertante. Il cappotto subito dagli Elvetici è stato addolcito solo da una rete sul 4-0, quando gli avversari, ormai certi della vittoria, erano andati al bar per un caffé.
La vera umiliazione di ieri sera non è stata per la Svizzera, che arrivando negli ottavi, in fondo, ha fatto il suo. E' stata la nostra nazionale ad essere mortificata e con essa chi è convinto di essere uscito contro la Macedonia per... un episodio che si verifica ogni 100 anni. L'Italia è il paese delle barzellette! 

E' uscita l'ipervalutata Spagna. A questo proposito, vorrei raccontare l'aneddoto, vero, di quel tizio che aveva tradito la moglie per tutta la vita matrimoniale e che rimase vedovo in età molto avanzata. Nel giro di poche settimane, passò improvvisamente a miglior vita, per cui la gente, con la perfidia frequente in certe circostanze, commentò che il defunto era stato chiamato nell'aldilà dalla propria signora.
Ecco, in un certo senso, l'Italia ha chiamato la Germania, per quanto la nazionale teutonica sia almeno arrivata alle fasi finali. Poi, però, è stata la Germania a chiamare la Spagna, il cui atteggiamento remissivo contro la Corea del Sud era stato parecchio criticato nel paese dell'Oktoberfest. La Spagna ora chiamerà qualcuno? Chi lo sa? Al momento, con Italia e Germania, forma una bella triade delle scamorze. Di certo la Spagna non chiamerà il Marocco, che non era fra le papabili ai primi otto posti, per cui può ben dire di aver vinto il suo piccolo Mondiale.

Regraui, tecnico del Marocco, aveva capito come Flick che, quando affronti la Spagna, il settore nevralgico è il centrocampo, in special modo nel momento in cui il settore centrale retrocede sulla trequarti difensiva. Ha schierato i suoi alti e cortissimi in non più 10-15, massimo 20, metri, con 4 difensori di base fissi e una muraglia di 6 uomini a protezione.
Come ha fatto notare egregiamente Stramaccioni, il centravanti El Nesyri era il vertice alto di un rombo che aveva in Amrabat il vertice basso. Questo rombo, come detto, era cortissimo e, sugli attacchi iberici, si schiacciava in una formazione di 6 giocatori davanti alla linea difensiva, ma tutto il blocco della squadra rimaneva alto. 
Sempre citando Stramaccioni, la marcatura del Marocco era sul passaggio, nel senso che i marocchini non tenevano d'occhio gli avversari, ma gli scambi,
 cioè la traiettoria degli appoggi. La Spagna, in questa maniera, poteva fare possesso palla solo al di qua della trequarti, ma non aveva alcuna chance di farlo in maniera efficace più avanzata. Poteva solo tentare il lancio lungo a giocatori che, per non finire in fuorigioco (e non ci sono finiti mai), dovevano restare un passo indietro, per cui erano sempre svantaggiati nel raggiungere il lancio o finalizzare l'azione (e non ci sono riusciti mai).
La brevissima distanza fra i reparti permetteva, inoltre, al Marocco di completare la linea difensiva facendo arretrare prontamente uno o due uomini, per una maginot che raggiungeva anche i 6 elementi. Le distanze accorciate consentivano anche ad Amrabat di fare tanto il centromediano metodista quanto di impostare l'azione dei compagni, sempre molto vicini, senza spomparsi quindi. Nei tempi supplementari, Amrabat, in spolvero eccellente, riusciva addirittura a operare sortite con le quali irrompeva in pressing sui possessori di palla spagnoli più lontani. I poveracci, pertanto, non riuscivano a giocare tranquilli, neanche quando ritenevano di essere fuori tiro e di poter ragionare sul da farsi.
La Spagna non ingranava senza Morata, ma non  ingranava neanche con Morata, quando, nella ripresa, entrava il centravanti ex-Juve. La crescente preoccupazione iberica era palpabile per tutto il secondo tempo e anche nei supplementari, quando la nazionale iberica spingeva con visibile nervosismo, mentre il Marocco non cambiava di una virgola, nonostante i cambi. Al 120°, Sanabria, da posizione molto ravvicinata ma defilata, scheggiava dalla sua destra il palo opposto. Era solo spavento per il Marocco ed erano solo rimpianti per la Spagna, ma niente di più, perché il regolamento del calcio non prevede punti per i pali, ma solo per i gol.
Si arrivava ai rigori con la Spagna già sconfitta. Sbagliava Sanabria, sempre l'uomo del palo scheggiato, seguito da tutti i suoi compagni, indizio di insicurezza estrema, stretta parente della paura che fa 90. Bounou, per gli amici e sulla maglietta Bono, parava tutto e mandava i suoi in paradiso. La Spagna, chiamata come detto dalla Germania, andava a preparare le valige. 

Il Marocco è una squadra cosmopolita, perché gente come Bounou, Saiss, Hakimi, Amrabat,  Ziyech, Amallah, Sabiri, Cheddira è nata e cresciuta in giro per il mondo, soprattutto nel Vecchio Continente. Cheddira, in particolare, che ha sostituito il centravanti En-Nasyri, ha visto la luce a Loreto. Comunque, al di là del luogo di nascita, i calciatori del Marocco sono in gran parte protagonisti nei campionati europei. Sono una squadra matura, solida, concreta, esperta, tecnicamente completa, tatticamente ineccepibile... europea, dai diciamolo! Il loro limite è il centravanti, perché tanto En-Nasyri che Cheddira non sono prime punte all'altezza di una squadra ambiziosa. Però i marocchini sono arrivati molto in alto, di certo più in alto di Italia, Germania e Spagna. Non hanno nulla da perdere, ma solo da guadagnare nei quarti.

Nell'attesa dei quarti, torniamo un attimo al Portogallo. Leao, forse, non ha dispiutato 90' complessivi, ma ha segnato già 2 gol. Eppure su di lui va fatto un discorso a parte.
Dopo aver siglato una rete nel match di apertura, ha assunto strani atteggiamenti nel secondo.
E' entrato con l'aria che ha quando sembra essere in campo per un favore ai compagni, ma si è fatto portare via la sfera come un pollastro, simulando un fallo che non c'era. Poi ha provato un'azione velleitaria ignorando i compagni liberi e meglio piazzati. Da quel momento sono stati i compagni a ignorarlo.
Da allora, sembra che il resto della squadra lo abbia rifiutato come un corpo estraneo. Forse gli conviene pensare che, se al Milan ha tanti amici che lo conoscono e gli perdonano certe cose, altrove potrebbe non essere così.
Nel Milan Kessie era un re, mentre a Barcellona è solo uno dei tanti...

Appuntamento ai quarti di finale, che si prospettano molto belli.