Lo ricordo come se fosse oggi. Nel corso dei Mondiali in Germania del 1974, la Scozia di Bremner rifilò 9 gol allo Zaire (all'epoca, l'ex Congo Belga si chiamava così), ma alla fine fu l'unico acuto degli scozzesi nella manifestazione iridata. Ieri la Spagna ne ha rifilati 7 alla Costarica che, tuttavia, non ha dato l'impressione di essere così scarsa come dimostrarono di essere i congolesi quasi 50 anni fa. La Spagna, in realtà, come anche l'Inghilterra che aveva strapazzato l'Iran, ha dato l'impressione di essere migliorata rispetto alla versione presentata agli Europei di un anno e mezzo fa. Gli iberici hanno mostrato di essere diventati meno leggeri e fumosi, per cui hanno concretizzato con le reti (l'unica cosa che conta nel calcio) la manovra sempre piacevole e armoniosa. Forse l'evento che avviene una volta ogni 100 anni è stata la vittoria azzurra contro di loro agli Europei. Ci pensi Mancini che, da un po' di tempo a questa parte, sembra aver perso il senso della realtà. L'unico rischio per la Spagna, se vogliamo, è che spesso chi parte lanciato non mantiene la brillantezza fino alla fine della manifestazione, anzi in qualche caso si spegne. Vedremo cosa succederà.

In molti casi, il Mondiale premia chi parte lento e inizia faticando, quindi attenti a Belgio e Svizzera, vincitori di misura su Canada e Camerun. Gli elvetici ricordano quegli scolari che, ogni anno, vengono promossi con la sufficienza oppure con medie voto non stratosferiche. Gli insegnanti sono convinti che, prima o poi, lasceranno gli studi per trovarsi un lavoro. Poi, però, andando avanti di riffa o di raffa, te li ritrovi quantomeno laureati. Il Belgio, soprattutto, va tenuto d'occhio, perché potrebbe rilanciare qualche giocatore che al momento è fuori. Ieri, una volta andato in vantaggio, non ha concesso neanche un tiro al Canada, che pure aveva ben figurato sullo 0-0. I canadesi hanno fatto come quei pugili che mulinano le braccia, ma non colpiscono mai il bersaglio. Fate attenzione al Belgio, che gioca a football senza mettere in piedi esibizioni da circo.

Lasciamo da parte le formichine quali Croazia, Marocco, Uruguay e Corea, che hanno pareggiato come Polonia e Tunisia. Lasciamole da parte, ma ricordiamo quel proverbio orientale secondo cui anche un viaggio di 1000 miglia inizia con il primo passo. Il pareggio varrà poco, ma è sempre meglio di niente, tenendo conto poi che, se da un lato ti dà un punto solo, dall'altro impedisce all'avversario di scappare. E poi tra le formichine c'è la Croazia, vicecampione in carica, squadra ricca di talenti. Aggiungiamo la Croazia, pertanto, al novero delle compagini toste da prendere con le molle, quali Belgio e Svizzera.
Ma il bello è che questi Campionati Mondiali di Calcio sembrano diventati "Il club dei suicidi", opera letteraria di Robert Louis Stevenson parodiata in un film di Mario Mattoli con Totò e Carlo Campanini ovvero "I due orfanelli". Si pensava che tanto il suicidio dell'Argentina quanto quello del Senegal, con le papere di Mendy, avessero messo sull'avviso gli altri. Macché!

Dal momento che giocava contro il Giappone e che appartiene alla casta nobile del calcio, la Germania ha pensato bene di fare seppuku, il suicidio rituale dei samurai, secondo il codice inflessibile del bushido, la Via del guerriero. Era passata in vantaggio su rigore provocato da Gonda, estremo difensore nipponico, con un intervento folle che, già di per sé, ricordava un tentativo di suicidio. Poi, come l'Argentina, la Germania ha cercato il raddoppio, ma lo ha mancato, e quando si è fermata a rifiatare, ha beccato il solito 1-2 mortale da parte di un Giappone che aveva fatto entrare forze fresche. E il Giappone, in fondo, ha insegnato cos'è il calcio a quanti lo confondono col circo equestre. Al minuto 85', Yoshida ha spazzato via l'area come un ragazzino all'oratorio, con un atteggiamento che sembrava mandare in quel proverbiale posto coloro che predicano la manovra a ogni costo. Gonda, tornato in sé, ha respinto di pugno agli sgoccioli del recupero. Una vittoria e 3 punti valgono bene una messa, come avrebbe detto Enrico di Navarra.

Alla fine, a mio avviso, Argentina e Germania dovrebbero passare, ma il loro suicidio resta da manuale del calcio.
Non passerà, con ogni probabilità, il Ghana, che si è tolto la vita a sua volta, in senso calcistico ovviamente, quando si è trovato sul pareggio contro il Portogallo a meno di 20 dalla fine del tempo regolamentare. Il tecnico africano Addo ha commeso una piolata, ha avuto, cioè, una di quelle pensate alla Pioli che, a volte, rischiano di rovinare le partite. Ha tolto Kudus e Ajew, quest'ultimo figlio e nipote d'arte di vecchie conoscenze del nostro campionato, e la sua squadra ne ha presi due: una follia.
Il Portogallo ha portato a casa la vittoria nonostante Diogo Costa, il suo portiere, abbia confermato gli istinti suicidi dei partecipanti al mondiale. All'ultimo respiro dei supplementari, sul 3-2, ha messo in piedi la cappellata tipica del portiere che va in bambola e si lascia portare via la palla dall'attaccante al momento di rinviare. Gli è andata bene, ma è andato vicino al seppuku anche lui.
A proposito di Kudus... si scrive Kudus, ma si legge campione. Ha numeri notevoli. Accarezza la palla e sta in campo dome Seedorf, ma ha delle accelerazioni e la capacità di inserirsi negli spazi che ne fanno un giocatore, almeno potenzialmente, unico. E' un fenomeno accostato al Milan, ma con caratteristiche tali che, forse, Pioli non riuscirebbe a gestire, come non è riuscito a gestire quelle di Paquetà che, questa sera, era in campo nel Brasile. Nelle squadre di Pioli i giocatori devono studiare per inserirsi negli schemi del tecnico. Di adattare gli schemi ai giocatori, non se ne parla, perché è blasfemia, peccato capitale, e non sta bene. Si va all'inferno.

Il Brasile ha strapazzato un'ottima Serbia che, a un certo punto, schierava 7 giocatori del nostro campionato. Può solo suicidarsi come ha fatto in qualche mondiale passato, specchiandosi nella propria bellezza. Visto l'andazzo, quindi, non scartate l'ipotesi dell'atto inconsulto, però i verdeoro appaiono proprio la squadra migliore e non sembrano neanche partiti troppo forte. A mio avviso, anzi, hanno ancora dei margini di miglioramento.
Comunque mi chiedo se, viste la Germania e l'Argentina, Mancini creda ancora alla leggenda della partita che si verifica una volta ogni 100 anni.
Di certo non ci crede il sottoscritto.

In ogni caso, non stanno mancando le polemiche di natura extra-calcistica. I giocatori tedeschi si sono fatti fotografare con le mani sulla bocca, per denunciare le limitazioni della libertà di espressione. Forse, però, per come è finita la partita contro il Giappone, volevano dire che a fine match avrebbero tenuto la bocca chiusa non avendo né titolo né coraggio di aprire bocca. Mi sembra l'interpretazione più probabile.
E ci si sono messe anche le telecronache RAI. Nel corso di una di esse, è spuntata la parola razza applicata alla specie umana, cosa che ricorda vicende sinistre e neanche tanto lontane del continente europeo.
Ora, al di là della buona fede e del fatto che tutti possiamo sbagliare, telecronisti e commentatori non sono a casa propria o al bar della sport. Ci sono cose che non è giusto dire in TV. 
Sono convinto che non sia questo gran crimine dire Pulisik al posto di Pulisic. Irrita le orecchie come un gessetto che si spezza su una lavagna, ma non è un grandissimo crimine. Il problema è che, se sei convinto di poter parlare a ruota libera, non ti rendi più conto di quello che dici.
Il povero Nicolò Carosio, grande radiocronosta, vide una gloriosa carriera sporcata da una parola di troppo durante un Italia-Israele del 1970... parliamo del 1970 eh! Parliamo di un'epoca in cui la suscettibilità della gente era inferiore a quella di oggi. Meno approssimazione, pertanto, non guasta mai e aiuta a non straparlare. Si comincia storpiando Pulisic in Pulisik e non si sa dove si va a finire.