Sfatiamo subito la leggenda che si sta diffondendo fra i tifosi milanisti ovvero che il Cagliari avrebbe giocato la partita della vita. Non è accaduto niente di questo, perché i sardi, già salvi, hanno giocato una partita tranquilla senza fare un solo fallo cattivo, senza provocare, senza chiedere ossessivamente cartellini per i rossoneri. Hanno rispettato l'incolumità fisica degli avversari, nonché l'integrità della formazione rossonera in vista della partita di Bergamo, che lascia ancora qualche speranza al Milan. L'impressione che si è avuta è stata quella di una squadra contenta della raggiunta salvezza, che giocava tutto sommato per divertirsi e che sarebbe tornata nella propria isola ugualmente soddisfatta anche perdendo. Poi se i rossoneri sono stati bischeri, la colpa non è degli avversari.

Ho tremato per giorni nel leggere e sentire le laudi intonate in gloria del grande mister. Bardi, cantori, aedi e menestrelli, tutta l'illustre clacque, si è sperticata negli elogi per l'uomo di multiforme ingegno, il polythropos anthropos giunto dal mare come Ulisse per rinnovare i gloriosi fasti della storia rossonera. Questa sarabanda suonava sinistra e, puntualmente, il Milan di Pioli si è bloccato come tante altre volte in questo campionato. Lo ha fatto perché, essendo una squadra lunghissima, aveva di fronte una squadra dignitosamente corta, almeno in difesa. Ed è successo anche perché, come accaduto contro Sampdoria e Manchester, temeva chi lo sa quali indicibili mali se avesse provato ad attaccare. E' rimasta indietro, in sostanza, ad attendere che fossero le terribili furie avversarie a rivelare le proprie nefaste intenzioni. Concludendo, il mister ha regalato per l'ennesima volta il primo tempo agli avversari, finendo quindi per giocare in affanno nella seconda parte, quando si è finalmente deciso a ordinare l'avanzata. In queste ore, comunque, sono partite per il fronte le truppe cammellate per ammorbidirne la posizione. Il mondo social, tuttavia, sta mostrando finalmente di aver mangiato la foglia e sembra non cascarci più, anche se quasi certamente è troppo tardi.

Il Milan, Pioli in primis, è riuscito nell'impresa leggendaria di buttare nel water un'intera stagione. Anche se dovesse salvare la ghirba fra una settimana, la qualificazione alla Champions sarà rimasta nelle acque impure della tazza meno nobile che esista e il Milan sarà stato costretto a metterci le mani dentro per recuperarla. E se è vero che in campo non entra l'allenatore, è anche vero che il Milan non ha una rosa mediocre, ma di prima scelta, visto che Rebic resta quello che ha messo la palla all'incrocio dei pali da 25 metri contro la Juventus. I numerosi precedenti di primi tempi giocati come ieri, invece, vedi quelli contro Sampdoria e Manchester United, ci dicono che il tecnico è facile alla tremarella.

Ma ciò che affossa in maniera definitiva il tecnico rossonero è la sua apparizione nel dopo-partita. Quando alleni il Milan e hai avuto la mission di qualificare la squadra in Champions, non puoi dire che non sarebbe un fallimento. Partendo da un tale presupposto, la logica conseguenza sarebbe che noi milanisti dovremmo ringraziarlo per la salvezza conquistata in anticipo e per il campionato tranquillo regalatoci. Per carità, anche Conte ha detto di aver giocato una Champions importante, pur essendo arrivato quarto nel girone e aver lasciato il terzo posto allo Shaktar, ma ho criticato anche lui per questo, e comunque il tecnico nerazzurro ha vinto il campionato.
Chiariamo che, in questi ultimi giorni, si è avuta la sgradevole sensazione che la Juventus debba arrivare in Champions, ma il Milan aveva il suo destino nelle proprie mani. Sarebbe bastata una bella prestazione per battere un avversario pronto a fare la partita, ma affatto assatanato.
C'è da chiedersi, al limite, come mai nessuno si sia accorto che Chala non ne sta più azzeccando una dopo che si è sparsa la voce del suo accordo con la Juventus. Non si dubita della correttezza del giocatore, ma anche una persona corretta può essere deconcentrata, scarica, priva di motivazioni. Lasciamo da parte il pessimo gusto di fare circolare certe notizie in questa fase del campionato, perché si sa che il mondo del pallone è per gente con il pelo sullo stomaco lungo quanto una sequioia. Non sarebbe stato, tuttavia, opportuno prendere atto della situazione e non schierarlo? Qui, forse, sarebbe stato compito della società intervenire, perché non se ne doveva scaricare la responsabilità su Pioli.

A proposito, Hauge non avrebbe potuto giocare il quarto d'ora finale? Ma tanto non qualificarsi per la Champions non sarebbe un fallimento, vero? Al Milan deve bastare un campionato tranquillo.