Se il giorno del raduno Pioli aveva reso i pubblici (e doverosi) elogi a Maldini e Massara, le dichiarazioni più recenti hanno denotato una certa freddezza, se non fastidio, nell'affrontare l'argomento. Sarà forse perché l'argomento gli ricorda che la sua carriera era stata decisamente anonima prima di incontrare la vecchia dirigenza tecnica rossonera. Sarà magari perché con l'attuale establishment ogni risposta potrebbe infrangere dei tabù, come lo era D'annunzio quando da ragazzo viaggiavo nella ex-Jugoslavia. Sarà quello che vi pare, ma dire che Maldini e Massara sono il passato, se anche ormai è vero, denota un evidente disagio nell'affrontare l'argomento.

Il problema di Pioli, mascherato malamente da un certo entusiasmo di facciata, è che, in primo luogo non ha il potere decisionale e le mansioni da coach di cui si è parlato (infatti, con grande guadagno in termini di buon gusto, non si parla più delle sue telefonate). In secondo luogo e per buona misura, Pioli non può decidere il modulo. Sono Moncada e Furlani, indirettamente, che lo stanno decidendo, comprando i giocatori sulla base delle referenze sul singolo e delle occasioni di mercato.

Con i giocatori che gli stanno arrivando, in sostanza, Pioli può solo fare un 4-3-3 che, riprendendo le sue stesse parole, si può definire il modulo della c.d. allegria. Le ultime dichiarazioni del tecnico parlano proprio di giocatori allegri e/o che devono giocare in allegria, il che di solito nasconde la paura per un possibile mancato arrivo dei risultati. Abbiamo perso? Be' diamo spettacolo, divertiamo la gente, dispensiamo il buon umore... negli avversari ovviamente. Le sue truppe cammellate hanno già cominciato a paragonare il mercato rossonero a quello di Fassone e Mirabelli, che fu un all-in quantitativo più che qualitativo.

A questo proposito noto come Maldini, con tutto il suo passato, non ha mai goduto veramente di solide amicizie e clacque nella stampa, come invece ne ha goduto e ne gode Pioli. Furlani e Moncada vanno più forte, almeno nel mondo social rossonero, sempre un po' convinto che la patria si serve anche facendo la guardia al bidone di benzina.

Ma tornando al mercato, è evidente che l'attuale all-in tiene conto delle caratteristiche dei singoli e delle occasioni. Pronti-via, Furlani e Moncada si sono tuffati su un difensore, 'Ndicka, e un centravanti, Thuram, perché erano in scadenza di contratto. Nulla di fatto, ok.

Venduto Tonali, si è deciso di valorizzare uno degli uomini bloccati da Maldini ovvero Loftus-Cheek (oltre al secondo portiere Sportiello). Poi però sono arrivati Pulisic, Reijnders, Romero, seguiti da Okafor e Chuckwiuemeze (diamo questi per fatto, perché c'è un limite anche alla scaramanzia). Nessuno di questi è un difensore come 'Ndicka o un centravanti come Thuram. 

Okafor è stata un'occasione su cui si sono buttati dopo il mancato arrivo di Danjuma o Taremi, il primo simile allo svizzero, mentre il secondo no. Erano sul mercato, si pensava di prenderli a prezzi da occasione, ma non è stato possibile? Furlani e Moncada sono andati su altri profili. Se la mozzarella di bufala era finita o non era in offerta, c'era la fior di latte in promozione e la scamorza affumicata al banco dei prodotti sottocosto.

Il pivot di scorta a Giroud? Potrebbe essere Colombo, se non spunta un'occasione come, per esempio, Beto in cambio di Colombo. Non è quello che proccupa la dirigenza.

Possiamo credere che Moncada, non tanto Furlani, sappia che si stanno prendendo giocatori da armonizzare e che sappia come vanno armonizzati. Anzi lo credo a tutti gli effetti. La maggior parte di loro, però, non sembrano rientrare nei gusti di Pioli, come sarebbe rientrato Kamada, molto simile a Chala, quello di cui Pioli stesso aveva preteso la conferma insieme a Kessie.

Ora, la filosofia di Furlani e Moncada non è la stessa che aveva animato il lavoro di Maldini, il quale acquistando Loftus-Cheek, Kamada e Arnautovic (il vice Giroud), si sarebbe mosso nel solco della continuità con ritocchi ad-hoc e confermando i migliori, come Tonali per esempio. Furlani e Moncada sono per un all-in che, a differenza di quello marcato Fassone-Mirabelli, è meno folle economicamente, in quanto si basa sul ricavato di Tonali e non sui debiti. D'altro canto, come tutte le rivoluzioni, presenta margini di incertezza alti.

Qualunque sia il rendimento dei nuovi, purtroppo Tonali non ci sarà, né tecnicamente né come anima del Milan. E un'anima non la si crea così del nulla con uno schiocco di dita.

Mettiamola su questo piano e diciamo che, se prima c'era una certa pietrificazione dell'ambiente, che si comportava da comitiva, c'erano anche stabilità e continuità. Nella nuova gestione c'è molto dinamismo, unito a molta quantità e anche qualità, perché i giocatori arrivati o in arrivo sembrano tutti validi, magari in prospettiva. Ma si vede anche un certo dadaismo o casualità nel mettere insieme il gruppo.

E qui si torna a Pioli, il quale cerca di dissimulare le proprie preoccupazioni, dal momento che deve reinventare gioco, amalgama e personalità collettiva, col rischio di capirci poco. Ma se sapete leggere qua e là, le preoccupazioni emergono da ciò che sostengono le sue truppe cammellate, così come le scorgete dietro i riferimenti all'allegria della squadra, i quali non dicono nulla di nulla e farebbero sorridere, se non fossero inquietanti.

Ce la farà Pioli a mettere finalmente insieme qualcosa di nuovo dopo il calzimo rivoltato degli ultimi anni? Quello da cui sono scarutiti risultati, ma che si stava sclerotizzando sui propri limiti? Magari è salutare che Furlani e Moncada tirino dietro a Pioli giocatori a manciate chiedendogli di andare oltre le sue fisse.

Non sono del tutto convinto che ci riesca, ma da tifoso, me lo auguro. Non sarà un compito facile e dovremo aspettare la stagione ufficiale per saperne qualcosa.