La carovana dei cammelli ha attraversato la nostra penisola, e non ha portato oro, incenso e mirra, ma soldi a vagonate, portandosi via alcuni dei nostri migliori interpreti del calcio nostrano. E pare non sia ancora finita! La corte dei magi d'Arabia si sta concentrando su Paul Pogba, avendone però ricevuto, al momento, un non assenso, con parvenza di futuro assenso. 

Il nostro calcio ha bisogno di soldi, soprattutto ora che la Federazione ha messo sotto mira ogni eventuale plusvalenza, e quindi la possibilità di finanziarsi è solo quella di vendere cash, altrimenti non si sa cosa succede. Ovvero, se succede ai soliti amici, vedi Sassuolo e Roma, non succede nulla, ma per altri non "paraculati", detto in gergo genovese stretto, l'insidia è dietro l'angolo.
E che la nostra giustizia sportiva sia da riformare, lo dicono tutti, dai tifosi (soprattutto juventini) agli addetti ai lavori. Solo per i protagonisti di questo mezzo occulto del governo del calcio va bene così, ma le resistenze vanno ad affievolirsi, e qualcosa dovrà accadere. Tenere fuori dal mondo giudiziario ordinario un insieme di professionisti, aziende milionarie e organismi nazionali e sovranazionali non si può più permettere a nessuno.
Il campionato delle parrocchie è finito, al suo posto ci sono interessi finanziari, broadcast e sponsor, il prodotto ha superato la semplice tifoseria. Si è evoluto, e che sia aggredibile per via giudiziaria per motivi di tifo o simpatie o lobby personalistiche, non ha ormai nessun senso. In tale direzione si sta infatti orientando la sentenza della Corte di Cassazione, che per voce del Procuratore Generale, si è pronunciata per  il trasferimento del processo Prisma a Milano. Troppi inquinamenti ambientali ed effettiva incompetenza territoriale, hanno portato alla decisione di non proseguire a Torino, dove comunque già il giudice Picco non sembrava del parere di continuare con la questione, e si veda la decisione sulle plusvalenze, stralciate dal processo. Teniamo presente che la Corte di Giustizia Europea, ha più volte tirato le orecchie alle federazioni ricordando che ci sono ormai delle direttive comunitarie che riguardano tutti, nessuno escluso. Incominciò negli anni novanta la sentenza Bosman, ma se sembrava un fulmine a ciel sereno, oggi ci si aspetta un acquazzone tropicale sulle istituzioni europee del calcio e, a cascata, sulle nazionali. 

Ed il tema della giustizia se in campo sportivo genera molto chiasso, in ambito politico è un tormento che si rinnova ad ogni legislatura, con politici che si lamentano di essere ingiustamente accusati, giornalisti che distribuiscono notizie di reato in anteprima, e  associazioni di magistrati in fermento. 
Anche qui, si parte dagli anni novanta, con Tangentopoli che azzerò i vertici politici italiani, e che aprì la speranza di un nuovo corso politico, finalmente a misura dei bisogni dei cittadini, che finalmente avrebbe ridotto il debito pubblico, e che avrebbe portato ad una competizione politica trasparente, senza battaglie ideologiche.

Purtroppo, dopo i successi iniziali, le lobby politiche e non, si riorganizzarono, come un esercito in fuga, e si ripartì dalle accuse dei politci ai magistrati, accusandoli di non avere ubbidito alla legge, ma alle proprie tendenze politiche ed ideologiche. E così iniziò una battaglia che continua ancora oggi. Il punto per i politici di centrodestra è la necessaria separazione delle carriere, che a loro modo di vedere, dovrebbe garantire una minore capacità di manovra dei giudici d'assalto, trovando il loro limite nel controllo approfondito di magistrati giudicanti al di fuori delle indagini portate a compimento dai primi. Ma tutto questo potrebbe non risolvere nulla, se non il tentativo di limitare il potere giudiziario, sottoponendolo ad una specie di controllo politico. E come si possa esplicare tutto ciò, non è chiaro, perché le prerogative dei magistrati hanno dalla loro la Costituzione, dove la separazione dei poteri è un dogma imprescindibile. Nel frattempo, politici di ogni estrazione e appartenenza, sono sempre in conflitto con le toghe ogni qualvolta si imbattono in indagini nelle quali il solito "onorevole" viene pescato con le mani nella marmellata. 
E se le troppe accuse su abusi d'ufficio hanno una parvenza di retaggio giacobino, nel quale si può arrivare anche nell'ipotesi di un comportamento corretto del politico, ovvero nell'interesse pubblico, ma sovrapponendosi a norme di prassi operativa di legge, sono un problema da risolvere, non si capisce perchè se uno si comporta in modo truffaldino, abusando delle sue conoscenze e del privilegio di occupare poltrone "riservate", ci si scandalizzi e si invochi l'ideologia del giudice. E pretendere che i giudici non abbiano una loro idea politica, è un'ingenuità. E' come pretendere che i politici si occupino prevalentemente dei bisogni della gente, e non delle fortune del partito di cui fanno parte, o peggio delle loro poltrone!

I fatti avvenuti ultimamente, con indagini su Del Mastro, Santanchè e La Russa Junior, sono un esempio di come ancora oggi, invece di aspettare i processi, la politica si aggrappi alle solite liti con la magistratura. 

Il caso Del Mastro non è grave in se per sé, ma come violazione di un principio importante: la segretezza delle indagini parlamentari, e la  divulgazione di fatti segreti e non divulgabili per molti motivi, tra cui la stessa sicurezza nazionale. Ed averlo violato per denigrare la parte politica avversa è ancora più grave, poichè l'intento non era di denunciare un fatto rilevante per scongiurare un pericolo, ma di fare campagna elettorale. L'imputazione coatta da parte del giudice per le indagini preliminari, seppure poco seguita in passato, è comunque una decisione che il giudice ha tutto il diritto di perseguire, probabilmente per eliminare ogni dubbio sulla questione, e quindi anche a favore dell'imputato. 

La questione Santanché è più spinosa! L'Onorevole "Pitonessa", come la chiamano alcuni, ha sempre reclamato la sua professione di imprenditrice, con esclamazioni e "battage", persino in ambito televisivo. Però la signora non ci ha detto che sembra  non pagasse le maestranze, non pagasse i fornitori, non pagava le tasse, e usufruiva di cassa integrazione con dipendenti ignari di esserne iscritti. Peggio ancora, la sua specialità sembrerebbe essere quella di fallire, portadosi via i soldi, facendo fallire altre aziende fornitrici, per poi riacquistarle con "tozzi di pane", giocando con cartolarizzazioni di titoli e azioni, per aumentarne il valore alla vendita, e diminuendoli al riacquisto. Se tutto questo venisse provato in un'aula di tribunale, potremmo sentenziare che di questo tipo di imprenditori non ne sentiamo per nulla la mancanza. Noi crediamo negli imprenditori che lavorano alla creazione di valore, che pagano i propri lavoratori, che sono in regola con le tasse e con le casse malattia e previdenza. Se poi l'Onorevole invoca la notizia ricevuta dai giornali come una violazione dei suoi diritti, le si deve ricordare che erano almeno dieci mesi che la notizia di reato era giacente in tribunale, e in un mondo dove chi starnutisce lo si sente anche in Amazzonia, come il battito della farfalla, è strano che caschi dalle nuvole, come Heidi che saluta le caprette. 

Il caso La Russa è invece un caso umanitario. La violenza sessuale, di cui pare sia stata vittima un'amica del giovane "Apache", deve essere valutata con tatto e soprattutto con una regola aurea: meno si parla e meglio è! Ed invece il buon Senatore Ignazio La Russa, ha deciso di parlare e di farsi del danno. Infatti ha detto che suo figlio e la ragazza avevano dormito in casa sua quella notte, e che al mattino lei se ne era andata tranquilla. L'avvocato della parte lesa ha ringraziato per lo "scoop", così non deve neanche dimostrare che la ragazza era effettivamente in casa La Russa quando i fatti si sono verificati, avendone un testimone d'eccezione: il Presidente del Senato. Da avvocato, è una gaffe enorme. E sulla vicenda, ad esempio, il Presidente della Repubblica, non ha detto la minima parola, anche se lo sguardo va alla seconda carica dello Stato, e delle complicazioni che questo caso può comportare, soprattutto nel panorama politico nazionale. 
Tralasciamo i commenti di alcuni giornalisti vicini al centrodestra, che hanno detto cose veramente imbarazzanti. Tra queste la denuncia tardiva, come se si trattasse del furto dell'auto. Oppure l'onorabilità della ragazza, per il paventato uso di sostanze psicotrope, denunciando il fatto come un'attenuante. Invece è un'aggravante, perché la stessa legge ritiene che l'abuso sessuale in stato di incoscienza procurata da alcool e droghe, aggrava la posizione di chi lo commette. 

Infine, rimango deluso dalla nostra Premier, che dicendo che non voleva dire nulla sui casi esposti ha invece detto troppo anche lei, soprattutto in ambito di "briefing" internazionale, dove anche qui un bel silenzio non si sarebbe mai scritto!
Ad majora.