Ieri abbiamo vissuto la seconda sconfitta di una squadra italiana nelle coppe. Ora aspettiamo la partita di sabato, sperando che non si verifichi il solito detto che non c'è due senza tre!
Dopo Roma e Fiorentina, vediamo adesso se l'Inter riuscirà a sfatare la tradizione negativa e possibilmente a compiere l'impresa. Il Manchester City è una corazzata, con giocatori di livello mondiale, forte in tutti ruoli e reparti. Difficile dire dove colpirla, magari nell'amor proprio, nella troppa sicurezza di sé, come successe l'anno prima al Real. Ma le partite "one shot" sono spesso delle vicende inesplicabili, con finali da brivido e situazioni che neanche Hitchkoch saprebbe sceneggiare. Sicuramente, però, nei panni dei nerazzurri, io farei gli scongiuri, non lesinando toccatine varie di attributi e materiali ferrosi. 

La Roma ha perso contro una squadra per nulla superiore, forse meglio assemblata, con giocatori più avvezzi a battaglie e sudori freddi. Nel primo tempo la squadra capitolina ha giocato un calcio brillante, stordendo il Siviglia, che forse pensava di "passeggiare" sui giallorossi. Ma nel secondo tempo, la Roma si è come dissolta, calando terribilmente il ritmo e per giunta prendendo un gol assurdo, con una deviazione di Mancini nella sua porta, al termine di un'azione per nulla trascendentale e sicuramente gestibile con maggiore responsabilità. La partita da quel momento ha cambiato inerzia, con il Siviglia più pimpante e la Roma arrancante.
Se nel primo tempo Matic, Dybala e Spinazzola avevano fatto la differenza, con l'argentino in rete con la sua solita classe, nel secondo tempo calavano i ritmi e non riuscivano più a comandare il gioco. Tanto che Dybala veniva sostituito dopo venti minuti e Spinazzola quasi alla fine dei novanta minuti regolari. Matic rimaneva in campo, ma con lo scartamento ridotto, ovvero senza quella forza che nel primo tempo aveva demolito il centrocampo andaluso. I sostituti non sono stati all'altezza, con Wijnaldum imbarazzante e poco reattivo, quasi uno spaesato in campo, Zalevski, ottimo giocatore, ma nulla al confronto di quello che può dare uno Spinazzola ante infortunio. Lo stesso Abraham, non ha convinto e Belotti subentratogli,  non si è visto molto.
El Sharawy non ha inciso per nulla, ed alla fine i rigori sono andati a tirarli i difensori. Segno che la rosa è alla frutta.
D'accordo che il quarto rigore fatto ripetere dall'arbitro Taylor lascia veramente dei dubbi, soprattutto perché Bonou era sempre fuori dalla riga di porta, ma il destino era già segnato.
Questa Roma ha molto da rifare, con troppi cavalli stanchi e giocatori mediocri che non sono affatto campioni. Mettiamoci anche una serie di infortuni che solo la Juventus può vantare  più numerosi, e abbiamo il risultato finale di una stagione ben più positiva di quanto potesse sperare la società, complice anche la penalizzazone della Juventus, altrimenti sarebbe stata Conference League, e tante grazie a qualcuno che aveva detto che la Juventus doveva finire dietro alla Roma: Ipso facto! 

La Fiorentina ha giocato una partita abbastanza speculare rispetto alla Roma. Centrocampo vincente per tutta la partita, possesso di palla superiore e, detto tra noi, gli Hammers non erano uno squadrone come accennato prima.  Probabilmente nel nostro campionato,  si collocherebbero a centro classifica, e giocatori come Antonio, non si capisce come li valutino cento milioni di euro. E, analizzando bene la partita, non l'ha vinta il West Ham, ma l'ha persa la Fiorentina con due "svarioni" difensivi incomprensibili. Nel primo gol, si fanno scavalcare sulla fascia da una rimessa laterale, che pesca  Bowen in posizione regolare, poichè sulle rimesse laterali non c'è fuorigioco. L'intervento goffo di Biraghi porta al rigore per fallo di mano. Rimane la grande ingenuità nell'azione.  Bonaventura pareggia con un gran gol, frutto di tecnica e precisione. Ma proprio al 90° Bowen (sempre lui), trova un varco nella difesa addormentata dei gigliati e sigla la rete definitiva.
Anche qui, la lettura dell'azione è da dilettanti, la difesa non scappa indietro e comunque il passaggio era facile da leggere, ed il filtrante di Paquetà non era per nulla un colpo da campione. 

E rimane il dispiacere di avere perso una partita dominata, con grande prova del centrocampo, ma come tutte le squadre di Italiano, poca incisività in attacco e scarsa organizzazione difensiva. Era successo la stessa cosa contro l'Inter, seppure i nerazzurri abbiano dimostrato di appartenere ad un'altra categoria. E qui, in finale di Coppa Italia, erano anche andati in vantaggio, per poi essere rimontati e battuti con lo stesso punteggio. Nella Fiorentna manca un vero regista difensivo, come manca un vero goleador da area di rigore, perché spesso la responsabilità di segnare cade su giocatori meno strutturati per fare i bomber, come Nico Gonzales, un bel giocatore, veloce  ed elastico nell'elevazione, dotato di ottima tecnica, ma di fisico minuto. Inoltre gioca largo, e quindi spesso approfitta dei palloni vaganti sul secondo palo. Ma Jovic, Chabral e Kouamè, seppure volenterosi e tecnici, la porta la prendono raramente. E se ricapitoliamo, la Roma e la Fiorentina hanno segnato due splendidi gol, mentre hanno subìto tre gol facilmente evitabili. Sfortuna? Può darsi, ma sappiamo che spesso la fortuna aiuta chi si aiuta e penalizza chi si addormenta. 

Ora aspettiamo sabato, e speriamo che la fortuna sia dalla nostra parte, magari sperando che ad un certo punto la "diaspora" operi nelle menti dei giocatori del Manchester City, per compensare le menti annebbiate dei giocatori viola e giallorossi. Ma temo che la concentrazione sarà alta, perché il Manchester, oltre alla forza del gruppo ha anche una fame predatoria della coppa dalle grandi orecchie, svanita l'anno prima dopo avere dominato, tranne per quaranta minuti incredibili contro il Real, dove hanno preso tre gol senza capire come, in una girandola di azioni veloci e forse anche fortunose. Ma sappiamo che il Dio del calcio è imprevedibile, a volte agisce come un "Deus ex machina", a volte come il serpente di Lacoonte, che esce dal nulla e divora tutto e tutti, inconsapevoli di quel che avviene. 

E giugno è arrivato, con i suoi verdetti e le sue premesse di calciomercato. E qualcuno se n'è già andato, come Spalletti, Maldini e Massara, Tare ma chissà come, Allegri è sempre lì.Il posto fisso non lo molla, come se fosse Checco Zalone, e pretende di avere avuto ragione. E se guardiamo bene, sia il Siviglia che il West Ham United hanno adottato molto il "corto muso". Vuoi vedere che chi gioca meglio alla fine non vince?
Ma la Juve quest'anno, oltre che il corto muso, ha esibito anche il fiato corto, numerosi infortuni ed indecisione di gioco.
E se le disavventure fuori campo hanno influito, qualcosa a mio avviso va cambiato, anche perché si sta arrivando ad un aut aut da parte di giocatori della squadra bianconera: o lui o noi!
La dirigenza dovrà fare una scelta, ben ponderata e se possibile molto presto, perché il mercato incombe e le strategie si devono delineare.