Leggendo l'articolo celebrativo in calciomercato.com dell'ultima vittoria del Napoli, ho provato un senso di rassegnazione.
A parte pochi casi, fortunatamente, il resto era improntato ad uno sconsolante e trito battibecco tra opposte sponde. Odio tribale allo stato puro, in alcuni casi. Giustificato anche storicamente in senso nazionale da una storia di secoli parcellizzata pure tra comuni limitrofi, come nel caso di Bergamo dove vivo, ma sono milanese, contro Brescia, da fazioni stile Capuleti e Montecchi.
Insomma, questa faida e questa enorme rissosa e anche sanguinosa storia della nostra Patria, tra guerre, lotte di potere, guelfi e ghibellini pure all'interno della stessa città, magari dominata da famiglie di opposta appartenenza, si ricompone solo, e dico un poco ipocritamente, quando gioca la nostra Nazionale. Invece se in Europa giocano le nostre squadre... allora no. Si tifa contro e riprendono le faide.
Invece di essere contenti come popolo calcistico, visto che il calcio sta quasi diventando una componente sociale e quasi religiosa del nostro vivere quotidiano, del fatto che ben 3 delle nostre squadre siano tra le prime otto contro campionati che da anni ci snobbano e ci sviliscono considerandoci inferiori, leggo che i commenti dei faziosi sono per la maggior parte improntati a diminuire una ritrovata grandezza, esaltata da una vittoria europea e umiliata per scelte sbagliate dalla mancata partecipazione ai mondiali, con lo sminuire gli avversari, oppure affermando che ci faranno a pezzi nei prossimi turni e quindi che comunque, se di diversa fazione, si vale sempre poco.
Questo sminuirci è davvero un costume nazionale di autoflagellazione, che mira magari a suscitare compassione traendone vantaggio ma che invece, come sperimentato nella mia vita lavorativa e ora di turista nel mondo, suscita solo un non tanto malcelato disprezzo con ampio ricorso ai soliti stereotipi di definizione italica, pizza mafia etc. In Arabia Saudita in uno sperduto paese nel deserto, peraltro splendido Paese che consiglio di visitare, la guida ci accolse con un sorriso e... bunga bunga... Magari voleva scherzare ma vivaddio...

Torniamo al calcio. Napoli, Inter e Milan hanno raggiunto i quarti con tecnici praticamente New Entry, altri come Ancelotti è diventata una star tecnica e De Zerbi sta facendo bene nella potente Premier. Indice di una scuola di calcio che sta risorgendo da anni bui recentemente macchiati dalla non partecipazione della nostra Nazionale al massimo campionato calcistico. E pure due sulla tradizione di gioco all'italiana globalmente disprezzata dalla critica, ma ora rivalutato, ahi ahi, solo perché si vince ma che è una nostra tradizione come il parmigiano, il prosecco etc. Cioè una gloria nazionale. Il Napoli stile europeo, come adesso è il tanto amato calcio a tutto campo dai moderni critici, ha strapazzato una buona squadra tedesca di un campionato considerato superiore, ma vincitrice di una Coppa Europea con una facilità disarmante che invece di suscitare entusiasmo rinfocola per la maggior parte dei commenti odio di parte, con la tecnica dello sminuire la forza dell'opponente. Niente di più falso. Inter e Milan hanno rispolverato difese, grinta e tenacia difensiva e il Napoli ha confermato uno stato di grazia e di facilità di gioco che penso cominci a preoccupare i prossimi avversari.
Fanno testo le parole di Guardiola, ma mi è enormemente piaciuta la risposta di Spalletti, il vero Fregoli trasformista del nostro calcio traendo spunto da molte sponde, ma aggiungendo una creatività che è tipicamente italica.
Io sono un breriano difensivista, anche se le idee di Brera giustificavano una situazione morfologica e atletica che non c'è più, ma il primo non prenderle è comunque un marchio di fabbrica totalmente nostro e non va sminuito e nemmeno ipocritamente esaltato solo quando si vince.

Metto la foto di un tecnico italiano che, proprio con il motto di prima non prenderle, dette lezioni di calcio agli spocchiosi argentini e brasiliani che consideravano niente e che hanno sperimentato che sempre chi difende meglio vince.
Spalletti ricorda e può rinnovare il ciclo di calcio sacchiano, ma rimane una meravigliosa eccezione che per me conferma la regola.

Forza splendido Napoli, forza pragmatica e troppo criticata Inter, e forza mio grande Milan, debole ma pronto a qualsiasi impresa!