Molto prima del fischio finale del sig. Di Bello, avevo deciso di prendermi un ragionevole lasso di tempo per commentare Lazio-Milan. Mi ero detto che il commento di un match simile meritava un attimo di meditazione. Ora, nel mettermi qui alla tastiera dopo il suddetto attimo di meditazione, mi rendo conto che, alla fine, il discorso sarà lo stesso che avrei articolato a caldo. Qualche tono, forse, sarà più soft.

Secondo un detto piuttosto noto, la follia sta nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi. E la conduzione tecnica del Milan sta prendendo una strada inquietante, visto che, a ogni partita, ripete gli errori convinta che si sia trattato di scelte giuste e che solo una serie di fattori concomintanti le abbiano fatte apparire come errori. Domenica dopo domenica, i fattori di disturbo, sarebbero stati via via la mancanza di lucidità, di determinazione, di qualità, di brillantezza, di concentrazione ecc., snocciolando un onanistico, nonché trito e ritrito, elenco di luoghi comuni che non significano nulla, se non che chi parla non sa cosa dire.

Ieri, nel post-partita, il tecnico rossonero si è mostrato in apparenza distrutto e contrito, ma ha proseguito nella sua strategia comunicativa. Questa volta la spiegazione della débacle è stata che il Milan avrebbe difettato in copertura e nei collegamenti. Di fatto, un atto di autoaccusa, ma forse l'allenatore del Diavolo era troppo groggy per rendersene conto. Vediamo perché
In Supercoppa il tecnico aveva schierato quattro giocatori offensivi, tutti stabilmente  oltre la linea della palla, da veri attaccanti: Leao, Giroud, Diaz e Messias. Il risultato è stato che la coppia Tonali-Bennacer e i difensori, gli altri 6 giocatori di movimento, hanno dovuto subire tutto il peso della difesa, dell'interdizione e della manovra. L'Inter ha vinto 3-0 portando a casa la coppa.

Qui dobbiamo aprire una parentesi, e ricordare che i nerazzurri erano tornati dall'Arabia convinti che l'impresa fosse interamente farina del loro sacco e non anche delle scelte senza senso della conduzione tecnica avversaria. L'Empoli li ha riportati alla realtà vincendo a San Siro in campionato. Certo, l'Inter ha giocato per più di un tempo in inferiorità numerica per l'espulsione di Skriniar. Giocava in casa, tuttavia, e contro una squadra di bassa classifica. Al momento dell'espulsione, inoltre, era bloccata sul risultato di reti bianche senza aver mostrato la stessa superiorità che il Diavolo le aveva concesso. E' certo lecito presumere che, in parità numerica, l'Inter avrebbe avuto più chance di vincere, ma non da schiacciasassi come in Supercoppa.
In tal senso, proprio Inter-Empoli 0-1 doveva essere intesa come un sinistro campanello d'allarme per il tecnico rossonero in vista del confronto diretto con la Lazio all'Olimpico. L'Inter, in sostanza, era forte, ma non tanto quanto il Milan aveva fatto apparire i nerazzurri. L'allenatore del Milan, invece, ha riproposto la stessa squadra della serata di Supercoppa, con Sergino Dest al posto dell'infortunato Theo Hernandez.
A dire il vero, Diaz e Messias hanno giocato più arretrati, ma in posizione solo formalmente di centrocampisti. Diaz non è mai arretrato oltre la lunetta della metà campo milanista, mentre Messias si è spinto al massimo ai limiti della trequarti difensiva. Sono rimasti a metà strada, facendo solo presenza a centrocampo, ottenendo in sostanza l'effetto di essere inutili in posizione arretrata, ma anche offensiva, essendo rimasti lontani dalla porta avversaria.
Diciamolo, Diaz ha messo in piedi 3-4 spunti da foca ammaestrata
, che si sono rinsecchiti prima di arrivare all'area di rigore laziale. Messias neanche quelli. Sono 2 ottimi giocatori, ma se giocano fissi avanti in un attacco a 4, come in Supercoppa, nessuno arriverà mai a servirli. Se giocano un po' più arretrati come a Roma, non aiutano la difesa e non riescono a fare gli attaccanti.
In ogni caso, come in Supercoppa, tutto il peso della partita è finito sulle spalle del duo Tonali-Bennacer e della difesa, che sono franati in maniera clamorosa. Se l'inter li aveva schiacciati con la superiorità numerica, la Lazio li ha fatti correre a vuoto nell'inseguire gli scambi veloci fra giocatori in maglia azzurra che eseguivano i tipici movimenti senza palla delle squadre di Sarri.

Tornando alle dichiarazioni del tecnico rossonero dopo Lazio-Milan, secondo voi, in un contesto del genere e così schierato, era possibile che il Milan potesse essere efficiente in copertura e nei collegamenti? Eh su! Le scuse del tecnico rossonero suonano come quelle di chi si lancia in una traversata oceanica con una barchetta a remi e le sole provviste che ha potuto imbarcare su un'imbarcazione simile. Poi, tuttavia, si lamenta che la barca si è rivelata troppo leggera per le onde oceaniche e le provviste insufficienti. 
In occasione del primo gol, c'erano 6 rossoneri contro 5 laziali, ma davanti alla porta di Tata erano solo in 3, in quanto Kalulu era salito, ma il centrocampo a 2, allo sbando, non era stato in grado di far scalare l'uomo a completare il pacchetto difensivo.
In occasione del secondo gol, Dest viene infilato con un lancio per linee interne di Pedro. mentre Marusic lo aggira sulla sinistra. Ma
a parte che Dest è un... destro che si adatta a giocare mancino, nessuno contrae Pedro, perché manca l'interdizione di Tonali. Questi, nel caos dell'inferiorità a centrocampo, arriva solo a gol fatto, quando il mediano ha avuto il tempo di arrivare in zona.

Nel secondo tempo, il Milan è stato costretto a sbilanciarsi, come contro l'Inter. Ed è stato punito, come contro l'Inter, perché l'assetto tattico squinternato ha portato la squadra a sfilcciarsi in tanti singoli che non giocavano più da squadra. Sono arrivate, quindi, altre marcature della Lazio.
Ora le truppe cammellate sono intervenute puntuali a difendere il compagno di comitiva che siede sulla panchina rossonera. L'argomento sarebbe che è evidente la mancanza di ricambi, perché le sostituzioni della ripresa non sono riuscite a evitare gli altri gol.
E', però, un argomento che si smonta in breve, con la facilità con cui si sparerebbe sull'ambulanza della Croce Rossa.
Il problema non sono gli uomini, che giocherebbero tutti bene se inseriti nel contesto tattico e nel ruolo giusto. Tuttavia, se cambi certi giocatori con altri aventi caratteristiche simili, ma le posizioni e i compiti restano gli stessi, non puoi fare altro che mandare anche i nuovi entrati allo sbaraglio. L'errore è credere che si possa fare bene con 2 centrocampisti con altri 2 giocatori offensivi che, al massimo, faranno finta di stare a centrocampo.
E poi, non si può far finta di ignorare che il mercato ha dato a questo tecnico un campione europeo under-21 con la Germania ovvero Thiaw, così come ha fatto un nazionale under-21 belga.
Si tratta di pezzi di valore che, se non sono necessariamente top, non sono neanche scarte. E un tecnico che sa lavorare dovrebbe farne tesoro. Se non hanno rafforzato il Milan, non lo hanno indebolito.
Ok, non vi piace Dest? Chi è, tuttavia, il genio che ha bocciato Kerkez?
Se bastasse essere scartati dal tecnico del Milan per essere dei mingabùn, com'è possibile che a 19 anni Kerkez stia facendo benissimo nel suo club olandese e nella sua nazionale? Ce lo spieghino i pasionari che fiancheggiano certe scelte.

Al di là di tutti gli errori della società (Origi è sempre infortunato e non entra mai in forma), per gli infortuni occorre comunque fare qualche domanda a chi ha portato l'attuale staff di preparatori e ne è il responsabile.
E poi anche Maldini comincia a tentennare
sulla conduzione tecnica. Sì perché quando dice che le scelte tattiche sbagliate sono frutto della mancanza di serenità, inizia proprio a prendere le distanze dalle scelte stesse e da chi non sta facendo nulla per valorizzare il lavoro fatto in campagna acquisti, che se non è stato trionfale, non è stato fallimentare.
In ogni caso, fossi in Adli, erigerei un momunento equestre in bronzo al suo allenatore per non averlo coinvolto nello scempio attuale. E probabilmente anche Sarri e Inzaghi stanno pensando di erigerne uno al loro cavalleresco avversario.

Comunque mister, non si preoccupi, continui a fare le stesse cose in attesa di un esito diverso.
Chi lo sa? Magari il suo cranio è più duro della parete di granito che sta cercando di abbattere a capocciate.