Full Milan Jacket  

Venezia Milan 0-3 (Ibrahimović 2', Hernandez 48', 59')
Di questo periodo di pandemia, molti tra coppie, famiglie e giramondi hanno scelto la maniera della prudenza per trascorrere i primi mesi del nuovo anno. Ma non il Milan. Oppure qualcuno indica la montagna come meta desiderata per sostare in lontananza da casa. Ma non il Milan. Pochi scelgono sorprendentemente il burrascoso mare invernale. Ma non il Milan.  
Il Dardanide Pioli, con i suoi Ragazzi, si ritrovava a soggiornare per una domenica di gennaio tra il Canal Grande ed i ponti che furono percorsi dallo scaltro Giacomo Casanova, nella Serenissima. Quale luogo meglio della favolosa Venezia per sostare in una tranquilla domenica pomeriggio?
Arrivati in vaporetto, subito Onda Leao e Theo Hernandez accorrono ad affittare, per una domenica tanto quieta, una gondola per due. Il Milan era concentrato e preparato davanti ad un paio d' ore ricreative, il modesto Venezia di Paolo Zanetti non incuteva alcun timore fin dal primo minuto. Ed il Milan dei tanti assenti, e proveniente da un mese di dicembre fuori forma, si confermava dagli attimi iniziali, dopo la vittoria sulla Roma, una squadra in gran condizione fisica ad eccezione di pochi esclusi.  
Pioli aveva disposto un Milan da 4-2-3-1 con Tonali e Bakayoko in fase di costruzione come punti paralleli, come Cagliari e Cosenza, non uno più in basso a raccogliere la custodia del pallone ed uno più avanzato come tramite, ma pari. Nel gioco dei parallelismi, Leao agiva più avanzato di Saelemaekers e Theo Hernández oltre un Florenzi comunque molto spinto. La fascia sinistra, e non per la prima volta in stagione, era la più offensiva, alta come la definizione del canale 501 del digitale terrestre, perciò poteva accadere che Bakayoko si comportasse per compensare e che rimanesse indietro e più stabilmente in mediana, rispetto al collega di destra Tonali. Alegría Diaz sulle prime veniva verso la Terra di Mezzo, poi, una volta avanzato, cercava di infilarsi ad un lato del punto di riferimento Ibrahimović, percorrendo corridoi stretti e raccomandabili quanto quelli dell' Overlook Hotel. Intanto, il povero Venezia batteva i denti con scarsa fiducia.

Dopo due minuti, Ibrahimović diventava marcatore d'un fulminante 0-1. Il Milan mi ricordava presto quel dipinto con la tecnica del puntinismo di George Seurat, la gara era appena incominciata come "una domenica pomeriggio sull' isola della Grande-Jatte". Solo che ci si trovava a Venezia. Un intervento maldestro di Svoboda che mancava l'impatto con un passaggio in profondità di Theo, apriva la corsia ad un classico-Leao. Dunque, il portoghese incominciava un' incursione solita solo per una tribù germanica dell'inizio del I millennio d.C., ma un'accelerazione proprio dirompente, perché quando Onda parte sulla fascia e compie un paio di finte, poi dà dei calcetti alla palla cominciando a correre pienamente, diviene imprendibile e solamente da rincorrere. Fatto che in Serie A ormai sanno.
Dalla prima combinazione della corsia in gondola Theo-Leao, veniva fuori il passaggio rasoterra tutt'altro che palese del secondo, rotolando tra Romero e difensori veneti verso il piede di Ibrahimović che, presenza silenziosa, spingeva dentro. In realtà Il Re Leone aveva finto di anticipare Ceccaroni sul primo palo con un tranello e poi si era posizionato alle sue spalle, smarcandosi completamente. Aveva fatto come il prestigiatore che pone una biglia sotto il cappello, ma che poi, dopo poco, tira fuori quella da sotto un secondo cilindro fermo di fianco al primo. Il gol d' apertura richiudeva in sè tante piccole cose e dettagli di notevole interesse, agevolmente portati in scena da un Milan sì deciso, ma Svoboda si era fatto trovare colpevolmente impreparato sull' iniziativa di Hernandez come raramente accadrebbe nel nostro campionato.  

Dopo quindici minuti di un Milan scatenato e corale che rinnova i ritmi da gol e crea azioni pericolose, con un Leao straripante ed un Ibrahimović capo guida ed i terzini Florenzi ed Hernandez con licenza d'uccidere e per finire un Saelemaekers che fallisce appoggi non complicati, ne seguono altri trenta di un progressivo calo d' intensità dei Ragazzi. Tanto che Pioli prova anche a scambiare la posizione di Leao e Saelemaekers sul 20', poi li ripone come ad inizio gara. Il Milan continuava a muovere la palla ma trovando con minor frequenza i corridoi profondi sugli esterni, preoccupando la porta di Romero con un paio di soluzioni dal limite dell' area su corner. Pioli poneva le pecore nel recinto dell'area di rigore densissima ed un solo cane pastore fuori: Palladio Florenzi o Theo Hernandez. I veneti si muovevano tutti intorno alle pecore ed evitavano di marcare il terzino al limite. Così il Milan non ha segnato, si è mosso provando il tiro dal limite dell'area di rigore ed i pensieri di Romero erano come quelli del Joker di Phoenix: solo negativi. Quei tiri potevano entrare o non entrare ma il Milan li doveva sperimentare con insistenza in caso di possibilità, non era un' alternativa sofferta, perché possono terminare molto alti o molto larghi ma sono da dover considerare un lusso con un uomo libero e poi, con buone probabilità, altre volte entrerebbero.  

Per quel che riguarda il Venezia, non è che gli uomini di Zanetti non trovassero palla o campo, il Milan li osservava mentre ragionavano ma lontani dalla porta, come voleva Pioli. E con i minuti, Bakayoko aumentava le cifre dei palloni recuperati e Tonali si sforzava in più recuperi.
Al 40' un pasticcio, su un cross dalla sinistra funzionavano male gli accoppiamenti tra attaccanti e difensori, Henry massimo pericolo in aria da centonovantadue centimetri incornava spedendo lontano dalla porta, ma veniva trattenuto per la t-shirt da un Florenzi impossibilitato a sopperire alla mancanza di centimetri. Il contatto sarebbe potuto essere giudicato da rigore senza grosse recriminazioni, l'impressione è che lo stesso Henry proveniente da campionati più umili, in un calcio lagnoso dove chi più reclama fa notizia, non si sia reso conto di quanto davvero accaduto nel contatto con Florenzi. Il centravanti del Venezia aveva avvertito solo la sgradevole caduta, si era comportato come un bambino che andando giù dalla bicicletta perdeva un dentino e restava tranquillo, perché credeva che quel dentino fosse sceso giù siccome che era un dente da latte che doveva venire via. Per nostra fortuna. Ed il primo tempo si concludeva dopo un battito di ciglia.  

All'inizio della seconda frazione la ciurma milanista riparte all'arrembaggio, con Messias invece di un Saelemaekers già ammonito. La fascia Theo-Leao da gondola veneziana incrementa il numero di sfondamenti sulla corsia esterna. Ed al 48' i due si trovavano, Hernandez perpetrava verso la porta e batteva Romero di sinistro, 0-2. Quanto mi ha sorpreso sono i metri che percorre Hernandez con la palla al piede, dunque che i tocchi sul pallone siano stati solamente due: per lanciarsi e per colpire a rete. E ci vorrebbe una gran forza fisica. Il Venezia subiva un altro gol ad inizio del nuovo tempo di gioco, appariva adesso scoraggiato ed incapace di rispondere. Non erano mai arrivati squilli verso Maignan ed intanto Leao faceva strage di cuori, contrasti vinti e Mazzocchi. Ed Hernandez scatenato trovava prati d' approdo. La coppia da gondola remava forte, era devastante e sfondava, si era ritrovata magnificamente dopo gare di impossibilità ed un Venezia alle corde forse non poteva e forse non sapeva come rispondere. Ma nemmeno come limitare i danni.  

Al 58' avveniva l'ultimo degli episodi importanti. Svoboda, consegnando palla ancora erroneamente ad Ibrahimović, osservava Il Re Leone fintare una conclusione e poi mirare sul piede di Romero, la palla rimbalzava sul piede di Hernandez in un'area affollata dai Ragazzi, che a porta sguarnita colpiva verso la rete, ma ancora Svoboda con le mani negava un gol sulla linea di porta e raccoglieva l'espulsione ed il rigore contro. Certamente, Hernandez ha pure rischiato di fallire il tap-in tirando a mezza altezza, facilitando l'intervento dei veneti, per sua fortuna con la mano punibile. Non Ibrahimovic, ma proprio il capitano della domenica, Hernandez, si presentava dal dischetto ed incrociava sull'angolo alto di destra lo 0-3 con doppietta personale. Il francese aveva aggiunto +2 sulla casella personale della classifica marcatori, ed era stato in tendenza negativa con le marcature per tutto il girone d' andata rispetto alle passate stagioni.  

Tutto il resto è noia, è garbage-time, tempo-spazzatura dicono in Inghilterra. Il Milan non affonda più ed il Venezia non tenta mai di rendersi pericoloso con la katana o con delle mosse di jiu jitsu. Ora più che mai era una tranquilla domenica pomeriggio come nel quadro di Seurat, Gabbia e Kalulu si erano contenuti nelle rispettive marcature senza grattacapi.

Tonali diffidato si faceva ammonire per essere squalificato contro lo Spezia, non contro Juventus o Inter, invece Pioli buttava dentro il rientrante Rebić con Maldini e Giroud, ed io ricordo un tiro tremendamente alto dal limite di Diaz, perché poi il Milan non ha cercato granchè la porta, ha solo fallito qualche contropiede, quello è stato uno dei pochi tentativi.
La squadra è apparsa in gran condizione ad eccezione di Díaz, che ha ancora faticato a trovare una posizione incisiva ed è sembrato in ombra. E ad eccezione di Giroud che, a questo punto della sua carriera, dubito possa ritrovare ancora vivacità: è raramente sulla palla ma frequentemente dalle parti della palla.
Ma come è stato evidente, chi è meno in condizione è certamente Rebić, che ha faticato a muoversi su e giù per il campo, pur accennando alla sua grinta furente. Il croato soffriva la corsa e gli spostamenti sul campo, consegnava la palla agli altri nei contropiede perché sapeva di non poter finire sul fondo. È apparso ancora come una pedina mancante, non acquisita da Pioli, una risposta mancante di conferma con inchiostro nero di penna bic. Quanto a Maldini, è entrato con la voglia d'incidere, ma ha sbagliato diverse scelte sulle ripartenze, di cui un tiro da buona posizione con l'avversario davanti dunque ribattuto, senza accennare ad una finta o ad un qualche movimento, a nulla. Solo un tiro con l'avversario davanti si sarebbe chiaramente dovuto smarcare.  

Così la partita è terminata senza particolari sussulti per 0-3. La domenica del Milan è stata parecchio fruttuosa sulla corsia in gondola Leao-Theo, ognuno (o quasi) si è fatto trovare pronto contro un Venezia sofferente e poco più.
Ora Pioli ha fiducia solo nel rientro dei suoi uomini assenti.
È stata solo una tranquilla domenica pomeriggio veneziana, senza maschere. È stato il Milan dei Ragazzi che ha vinto in scioltezza, senza nodi. Addio! Addio romantica Serenissima!  

Damiano Fallerini