Credo ci siano tante forme di grande arte che non si identificano solo nelle espressioni figurative, architettoniche o musicali. Gestire armonicamente un gruppo di giocatori in qualsiasi gioco di squadra con l'obiettivo di farne un gruppo vincente, può essere considerata una forma d'arte. E di conseguenza alcuni allenatori sotto questo aspetto possono essere considerati dei veri grandi artisti.
Come in tutti gli aspetti, anche qui ci possono essere degli artisti come degli onesti mestieranti. Senza alcuna accezione negativa alla definizione di mestierante. Nella storia dell'arte ci sono infiniti ottimi mestieranti che hanno comunque lasciato opere importanti. Ma il grande artista porta dietro di sé inevitabilmente la essenza del genio sia nella sua maturità, come anche negli inizi.

Nel calcio di oggi ci sono per me pochi geni e tanti ottimi mestieranti. Ovviamente preferisco rivolgermi al passato per definirli. Nella vita di un grande artista ci sono sempre due momenti focali. Uno nel  quale raggiunge la vetta creando il suo vero capolavoro. Che rimane unico. Inutile girarci intorno. Ce n'è solo uno. Il capolavoro esprime compiutamente  la summa inarrivabile del suo genio. Le altre possono essere grandi opere ma non capolavori. Magari da lui considerato tale ma non dalla critica successiva. E uno in cui l'artista intravede la via per arrivare a realizzarlo, avendone già dentro i mezzi e la volontà e la sicurezza per poterlo realizzare in un futuro più o meno prossimo.

Se c'è una partita di calcio dove si incontrano due geni in campo e fuori, e' proprio la finale di Coppa Campioni del 28 maggio del 1969, al Bernabeu di Madrid. Rocco e Michels ci arrivano da due semifinali molto combattute. Il Milan supera il detentore di Coppa, il Manchester United e l'Ajax che ha il suo simbolo nell'elmo di Aiace Telamonio prode capo dei lancieri achei nella guerra di Troia, ha molte difficoltà con lo Spartak Trnava superato agevolmente nella partita di andata, ma che lo mette sotto in quella di ritorno. Entrambi sconfitti ma vittoriosi  per differenza reti.
C'è il filmato completo della partita di ritorno a Manchester. Dietro la porta di  Cudicini si scatenano i facinorosi con lanci di oggetti. Il portiere si accascia. Entra il campo il Paron e tra un mona e un altro impedisce a Cudicini di uscire. In un campo pesante c'è davvero una battaglia. Sangue da entrambe le parti letteralmente. Cudicini, riavutosi si supera. Il quasi debuttante Santin salva un gol sulla linea. Non è un assedio come a Glasgow ma qui si ribatte colpo su colpo.
Si va in gol misteriosamente annullato. Si perde 2 a 1 ma il grande Bobby Charlton, Sir di nome e di fatto, fa fermare i suoi all'uscita per fare un applauso e stringere le mani ai milanisti stremati. Non ci sono filmati sull'andata. Posso dire che io c'ero, non mi ricordo molto, e che il Manchester fu comunque domato con Sormani e Hamrin su splendido velo di Prati. Ma tutti noi sapevamo che il ritorno sarebbe stata dura.

Tornando al Bernabeu, come a Wembley, non eravamo favoriti. Michels schiera una formazione strana fatta da 5 difensori, un centrocampista, e 4 attaccanti tra cui la stella nascente, Johan Cruijff. Insomma un visionario 5-1-4 che interpreta il calcio totale alla olandese, occupazione costante del campo con movimenti continui indipendentemente dai ruoli di appartenenza, ma con giocatori capaci di fare più ruoli.
Già qui appare il genio di Michels come stravolgimento totale dei principi precedenti e superamento degli schemi, oppure della classica aggressività atletica di tedeschi e inglesi. Non scherzano nemmeno gli olandesi, tutti tosti, di ottimi piedi e di buona gamba con un fuoriclasse pure in ascesa. Rocco apparentemente prepara la sua formazione classica. Black Spider Cudicini, così chiamato per la sua divisa total black e per aver tessuto una ragnatela solo una volta perforata dal citato Charlton. Anquilletti Malatrasi Rosato e Shnellinger, alla difesa; Trapattoni e Lodetti a centrocampo Rivera a rifinire e le tre punte davanti. Sembrerebbe un 4213 ma la genialità non risiede nel modulo in sé, ma come lo interpreti. Perché Rocco realizza davvero in questa  partita il suo capolavoro. Bisogna sempre sapere interpretare i geni. Il Paron diceva un poco sconsolato "se lo faccio io è catenaccio, se lo fa un altro è  calcio prudente". Ma qui fa tutto l'opposto. Non aspetta l'assalto dei lancieri, e quindi di giocare di rimessa, va lui subito all'attacco. E qui sta il suo genio, nello smentire e fare una cosa che non solo non ti aspetti, ma che reputi impossibile che faccia, come ho scritto in altro intervento. Al 1' Anquilletti sta al limite dell'area avversaria (!), serve Pierino la Peste che la stampa sul palo. Non solo, ma i tre avanti seguono i difensori attaccanti, li pressano, si scambiano di ruolo continuamente e mandano in confusione il gioco avversario. Tutta la squadra poi, come per il resto della partita, si accentra attorno al suo genio, valorizzandone i pregi, e limitandone le scarse capacità  aerobiche che, preservate, danno poi quel geniale valore aggiunto che decide un incontro. Insomma l'esatto contrario di quello che farà Valcareggi l'anno successivo in Messico. Rivera in questa partita si batte benissimo anche fisicamente, perde qualche contrasto ma quando si innesca è qualcosa di magnifico come solo lui sapeva fare. Non cambia l'atteggiamento della squadra. Sormani si trova a sinistra, salta il suo uomo con tocco di sinistro e crossa deliziosamente su Prati che insacca con parabola perfetta. È una azione fulminea, veloce. Aiace ci rimane male attacca ma noi teniamo e occupiamo sistematicamente i loro spazi in una concezione di calcio inusuale. Johan brilla con guizzi e slalom da campione ma Black Spider non gli concede niente. Ma è  tutta la squadra che non concede. Resta corta e a parte Malatrasi si muove bene serrando. Passerotto Hamrin vola per il campo e Prati in alcuni momenti è incontenibile. Sormani è  magnifico. Tiene botta fisicamente su ogni pallone che riceve e lo appoggia sbagliando quasi mai. E si muove dappertutto. Il secondo gol segue lo stesso schema. Sormani, forse, è ancora a sinistra, la difesa cerca di chiudere, impedendo il cross letale, ma Angelo o chi per lui appoggia a Gianni in posizione centrale. Tutti aspettano il ritorno  ma invece che fa? Colpo di tacco a servire Prati a rimorchio che chiude senza scampo. Un solo colpo di genio, un gol.

Si va al riposo. Michels sostituisce un attaccante con un altro attaccante. Aiace è incavolato di brutto e i lanceri si lanciano. Sfondano. Rigore. Black Spider si arrende. Cosa ti aspetti da un esponente dichiarato del difensivismo italico? Ragazzi a difendere il 2-1 come  Glasgow e Manchester. Macché, prudentemente o giù di lì al 66' Angelo e' ancora lì al limite dell'area in azione corale. Fa partire improvviso un tiro da biliardo che sorprende il portierone olandese. Il quarto gol nasce questo sí da classico contropiede. Lo innesca il Gianni con uno sprint che non ti aspetti. Dribla e arriva davanti al portiere, lo evita con elegante movimento a sinistra e invece di tentare la rete, alza un crossetto quasi rococò nella sua elenganza preciso preciso sulla testa di Pierino che lo deposita in rete in contromano rispetto alla disperata uscita del portiere. Game over. Aiace molla la lancia e gli ultimi minuti sono gestione. Surclassato, ma il genio nascente si è visto e spopola negli anni successivi. Lo riprende un altro genio Sacchi, ma Rocco seppure al tramonto sembra passare un testimone da genio a genio così come Rivera che riceverà il pallone d'oro poco dopo lo da' a un giocatore che è genio come lui.
I veri protagonisti di queste ultime partite sono Pierino da Cinisello Balsamo e Angelo da Jau' più esoticamente nel distretto di Santos. Se ne vanno dopo poco. Così il Paron. Lo fanno anche DT, ma lui è da odore di spogliatoio.

Ho letto su calciomercato un post che cercava la migliore formazione Milan degli ultimi, se non sbaglio, 40 anni. Qui c'è una in soli due anni. Fabio, Angelo, Roberto, Saul, Karl Heinz, Giovanni, Kurt, Giovanni,Angelo Benedicto, Gianni, Pierino.

Grazie Ragazzi!