Non ho certamente la presunzione di essere sempre nel giusto, ma almeno cerco di essere obiettivo, lasciando ad altri "certezze" che il più delle volte non lo sono. Perchè sono partito da questa considerazione? Il motivo è presto chiarito. Per quanto sia un milanista felicissimo del primo posto in classifica, di una serie di risultati utili, al di là di ogni più ottimistica previsione, abbinata a gioco e crescita corale e singola, non posso far finta che ciò sia dovuto esclusivamente alla bravura di Società, Staff e Squadra.

Affermare che il calcio post Covid 19 sia lo stesso di prima, con tutto il rispetto per chi ci crede, è assolutamente falso. Sorvolando addirittura sulle gravità della malattia che, come abbiamo visto può colpire squadre condizionandole gravemente, è l'aspetto sportivo-psicologico che è stato stravolto, interferendo su componenti integranti del gioco. A detta di molti affermati opinionisti, gli stadi sono chiusi per tutti, quindi nessuno ne trae beneficio. Non riesco a capire se fanno finta di non sapere o realmente non sanno, quanto i giocatori, specialmente i più bravi, giocano per il pubblico, poco importa se sia contro o a favore, traendone forza e stimoli, incalcolabili. Non è un caso se, da quando esiste il calcio, il pubblico è stato definito il dodicesimo giocatore in campo. E' successo spesso alle "grandi squadre", italiane ed estere, di avere dei cali di concentrazioni quando giocavano contro squadre provinciali in stadi piccoli. Ora sono anche vuoti. Ritenete che giocando, ad esempio, Inter/Parma con San Siro vuoto sia la stessa cosa che se fosse pieno? No certamente, e aggiungo che a trarne vantaggio è la squadra più debole, alleggerita da ogni pressione e più motivata a cogliere un risultato utile. Non penso sia sfuggito il fatto che contemporaneamente Real, Barcellona, Inter e Juventus siano in difficoltà, staccati dalle prime posizioni nei rispettivi Campionati. Oltre all'assenza del pubblico incombe anche l'esigenza di ridurre le spese, terreno sul quale preferisco non addentrarmi, ma certamente non secondario.

Detto ciò, sicuramente il Milan ha saputo trarre insegnamento dai moltissimi sbagli fatti negli ultimi anni, dando continuità ad un progetto, affidandosi a giovani e sostenendoli, ma la Pandemia è stato un "involontario" aiuto, poiché la sosta forzata ha concesso quel tempo utile a Pioli e Società sufficiente per non virare su Rangnick, il tecnico tedesco, già con le valige pronte per venire a Milano ma costretto a disfarle. Con San Siro, aperto, dubito che giocatori come Calabria, Sealemaker e Krunic potrebbero giocare ed esprimersi con la serenità dimostrata in questo periodo, la riprova non ci sarà mai, ma non considerarla mi sembra alquanto superficiale.

Una cosa è certa, la Pandemia finirà e se il Milan sarà così bravo di aver consolidato certezze e meccanismi, utili per continuare quel percorso di crescita iniziato da metà della scorsa stagione, magari rafforzando la squadra, restare nelle prime posizioni non dovrebbe essere difficile. Oggi i meriti del Milan, abbinate alle oggettive difficoltà delle due squadre più accreditate, l'Inter di Mister Conte e la Juventus dell'apprendista Pirlo, fruttano uno splendido primo posto, ma per favore, non facciamo gli struzzi.