“Panta Rei” - tutto scorre - diceva Eraclito ed anche questo derby è trascorso. E’ passato e si è portato via l’adrenalina, le emozioni accumulate prima e durante la partita, per certi versi anche dopo, insieme ai quattro goals, che potevano essere di più. Non solo, ha portato una grossa novità. Questo derby non è solo scivolato via, ha lasciato qualcosa di solido, di concreto: il Torino ha finalmente rinnovato il cuore, la grinta, la volontà di giocare senza commettere errori, il cinismo di approfittare dei passi falsi altrui. Il Derby ha regalato tre occasioni per vincere nel finale, quando, con un pizzico di fortuna in più, si poteva concretizzare e avremmo conquistato l’intera posta. Va bene così, il nostro Sirigu aveva in precedenza scongiurato danni maggiori.

Il Torino può essere contento, lasciarsi alle spalle un rigore netto, inspiegabilmente non sanzionato dall’arbitro e dal VAR. Può dimenticare quell’errore perché ha ritrovato la sua anima, il suo carattere. Non ancora il “tremendismo”, ma la voglia di battersi si. Non ci sono più dei vuoti in campo, non ci sono più errori clamorosi, non si sciupano più goals “fatti”. Finalmente tutti i supporters possono essere orgogliosi di una prova così, ed attendere partite migliori e nuove vittorie. Già, i supporters, di cui manca tanto la presenza. Con loro un Toro così avrebbe vinto, per il loro calore e la loro voglia di rivalsa. Forse adesso potrebbero pensare a esporre nuovamente la loro Mascotte, il gigantesco toro, in loro rappresentanza: ai giocatori basterebbe uno sguardo per sentire il calore del pubblico.

Tutto ciò si chiama Squadra e Nicola. il Torino è ora la squadra giusta, ben amalgamata con la voglia di vincere e con l’allenatore adatto a questo momento. Guardiamo Ansaldi, quasi steso, che si rialza e crossa bene, senza lasciarsi andare a terra. Guardiamo Verdi, per la prima volta in un ruolo nuovo. Immaginiamo una mediana con Baselli, Mandragora e Verdi? misto di estro, precisione, capacità di variare ruolo in pochi istanti a seconda della posizione e di come si svolge l’azione?! Da non crederci! Nicola, se la situazione dovesse ripetersi, sarà riuscito a trasformare Simone in una mezzala atipica trovandogli in questo Toro un ruolo essenziale. Verdi che con umiltà diventa un autentico giocatore da Toro, capace di contenere avversari, ma anche di rilanciare la squadra all’attacco. Verdi può costituire quel centrocampista dotato di acume tattico a centrocampo che sa fare la mezzala e un minuto dopo il trequartista o l’ala, quella testa pensante che il buon Nereo Rocco riteneva fondamentale per vincere.

Vorrei vedere, fra questi ragazzi, proprio lui, Nereo Rocco, senza nulla togliere a Nicola.
Un giorno “El Paron” andò a trovare Gigi Meroni e Cristiana a casa loro per stargli vicino, perché li aveva compresi, aveva capito l’infinito estro calcistico di Gigi.
Oggi Nereo Rocco potrebbe andare  a casa di Belotti, a trovare Giorgia, Vittoria e Andrea, per raccontare loro quant’è bella Torino e il Toro. Potrebbe andarci assieme a Giorgio Ferrini ed a “Trincea” Angelo Cereser che racconterebbero ad Andrea di quella volta che rifiutarono il Milan, parlargli di leaderschip, di capitano, di uomo squadra, e Belotti forse rimarrebbe in granata.

Tutti i giocatori granata sono da ricordare per come hanno interpretato il Derby di ieri, perché, nessuno escluso, ha dato l’anima fino in fondo e nessuno ha commesso grossi errori, da Sirigu a Belotti Capitano di Sempre. In questo modo la Juve si è infranta contro il muro del Torino, obbligata ad effettuare una miriade di sterili passaggi laterali, senza che il Toro rinunciasse a colpire.
L’anima del Toro doveva riemergere, essendo impastata dello spirito di grandi giocatori e grandi allenatori, ciascuno dei quali ha lasciato qualcosa alla squadra, una scintilla, una scheggia impazzita, serietà, estrosità e sarebbe facile mettere dei nomi a fianco di quei aggettivi, ma è bene non  farlo perché ciascuno di quei frammenti si è incastonato nell’animo vero del Torino, quell’animo che ieri è ricomparso, e che ha reso felici i supporters che hanno saputo cogliere le essenze, le peculiarità di questo Torino di sempre, tornato a casa dopo un lungo viaggio.

Riemergendo l’anima e lo spirito granata abbiamo avvertito una ventata di felicità, contenti del Derby di ieri, perché ci ha restituito il nostro Toro, ha suscitato in noi le emozioni di un tempo e la voglia di vincere, di metter sotto la Juve e se non ci siamo riusciti è solo per un caso, per pochi centimetri fuggiti al piede di Lukic, dalla testa di Sanabria, dall’estro di Baselli. Sanabria facendo tris, si sarebbe portato a casa il pallone e subito il pensiero vola alle tre reti di Nestor Combin, nel derby dopo Meroni. Una questione di un niente ed il Torino faceva suo questo derby, ma in fondo non bisogna mai pretendere troppo. In fondo, ieri, abbiamo ritrovato il Toro.
Ora tocca a Nicola ed ai suoi ragazzi confermarsi e proseguire il cammino, che già si era intravisto nelle partite precedenti. E’ questione di autostima, è vero, è questione di classe, anche questo è vero, ma quello che conta è la concentrazione, quella che c’era nel pullman silenzioso, in quello strano Conte Rosso usato dal Torino di ieri, quel veicolo che abbiamo salutato vicino allo stadio, con un ciao senza trascendere, per non distrarre i giocatori. In quel saluto c’era tutto il nostro affetto per il Torino, anche se ancora non sapevamo che bella squadra stavamo salutando.

Avvertiamo ora l’essenza di questo Derby? Avvertiamo il vento che soffia su questi stendardi granata, sospingendo il Conte Rosso verso Udine, dove bisogna continuare a crescere? Avvertiamo l’ululato del vento e il digrignare delle fauci di quei giocatori un tempo pavidi? E’ ora suona la tromba, Bormida! Suona l’unisono del Toro!
Forza Ragazzi! Forza Toro! Forza Vecchio Cuore Granata!!!!