La marcia indietro degli organi giudicanti in senso lato è ormai un leitmotiv sconcertante. Tra punti di penalizzazione dati e poi tolti e magari minacciati in misura ridotta non si sa bene quando e quanto, si può dare un valore a questo campionato?
Fortunatamente ancora sì,
ma solo per la straordinaria prestazione delle nostre squadre a livello internazionale, non caratterizzate da sentenze kafkiane e da una sequela di errori arbitrali rilevante nonostante la VAR e che danno di conseguenza indubbio valore alla stessa impresa del Napoli. Altrimenti ci dovremmo domandare se questo che stiamo giocando ha ancora il valore di una manifestazione sportiva in cui ciò che conta è solo il dio denaro, come l'assurda manifestazione mondiale con interruzione dei campionati locali, cosa mai vista in tutta la storia del calcio moderno. Oppure invece del calcio stiamo giocando uno gioco show business di calcio con dubbi sul suo reale valore sportivo.

Già abbiamo avuto una crisi con lo scandalo delle scommesse e poi Calciopoli. Ora entriamo in un buco nero che rischia davvero di togliere ogni valore sportivo ad una partita di calcio che dovrebbe essere giocata in termini di respect non solo in campo ma magari anche fuori. 
Sul razzismo negli stadi penso davvero che stiamo prendendo fischi per fiaschi. In una situazione complessiva di climax calcistico caratterizzati da odi di parte generalizzati, non solo in Italia  ma dappertutto, interpretare per razzismo ululati diretti ai giocatori di colore è  davvero un errore di prospettiva e di entità. Il razzismo come forma di disturbo verso il giocatore di colore di parte avversa non è di sostanza, ma solo mero strumento di odiosa e vigliacca incidenza sulla prestazione del giocatore di colore avversario e che tale va interpretata e comunque combattuta.
Di questi ululanti mi piacerebbe capire poi quanti sono veramente attivi in forme di razzismo vero nella loro vita normale. Probabilmente niente. Questa esaltazione di razzismo da stadio che desta così tanta attenzione mi sembra un bel classico trasferimento di attenzione, esaltandone l'importanza, rispetto a ben altre forme di sfruttamento emarginazione e pure bieco trattamento di persone, non solo di colore, decisamente meno fortunati dei loro multimilionari fratelli e con sofferenze ben superiori all'ululato di gruppi di odiatori seriali magari pure con discreta cultura che trovano lo stadio un luogo di scarico delle proprie tensioni.
È uno strumento che fa male sicuramente, ma un giocatore multimiliardario, che fa tanto il sostenuto per una forma di razzismo che di sostanza non è, spostando il problema su se stesso, non è che faccia un bel servizio ai suoi fratelli di colore, quasi che il razzismo sia concentrato solo nello stadio. È una reazione un poco ipocrita di uno che dovrebbe avere spalle larghe per neanche sentirli i ragli degli odiatori a tempo di partita e non certo reagire platealmente.
Ci sono poi regole per questi episodi, per me ampiamente sopravvalutati, con sospensione di partite etc. Ben precisi.

Ancora peggio se certe manifestazioni non colgono la sensibilità dell'arbitro. O degli organi giudicanti sul tema in campo. Va bene che i giocatori sono esseri umani. Un giocatore  milionario e professionista al massimo livello che sente i ragli razzisti e reagisce con gesti provocatori ingigantendo il problema e non considerandolo nella giusta rilevanza si fa portatore di un gesto inutile che non serve non solo a sé stesso ma a tutta la sua gente. Mostrando anche una debolezza, perché si mette sullo stesso piano dello sparuto gruppo degli odiatori seriali che lo prendono di mira giocando proprio sulla sua debolezza che invece non deve mostrare ma anzi ignorare,  in quanto egli è comunque in un sistema di gioco ugualitario con i compagni, che lo tutela  con tutto quello che guadagna  ed è pure simbolo, idolo ed esempio di riscatto della sua gente. Non reagendo fa invece un atto di forza e giusto disprezzo verso questi odiosi mezzucci di disturbo e quindi fa un favore a sé stesso smitizzando un problema di dimensione proporzionalmente irrilevante proprio per la sicura valenza che gli viene data in uno Stato che non ha razzismo nella sua Costituzione  ma che con la crescita della multirazzialita' può davvero in modo più serio andare su derive razziste ma non certo in uno stadio. Giocatori professionisti  nel clima di odio di parte farebbero meglio a contenere azioni di scherno su settori avversi. La loro posizione sociale di idoli casalinghi privilegiati protegge molto di più dei tanti loro fratelli molto più sfortunati che scappano da  un mondo impazzito di guerre e potere che sta retrocedendo in maniera paurosa e che non gli dà alcuna possibilità se non la fuga disperata che alla fine porta più miseria a chi non ha niente e infinita più ricchezza a chi ce l'ha già.
Un giocatore come Lukaku, del suo livello sociale e sportivo, può evitare come molti suoi colleghi di esasperare gli animi con atteggiamenti di strumentale e discutibile rivalsa, quando francamente il razzismo non si gioca sugli stadi e viene solo gabellato per tale come strumento facile facile di odio e di disturbo.