Diciamoci la verità, molto probabilmente sarà capitato a tutti di rispondere almeno una volta nella vita alla fatidica domanda "cosa vuoi fare da grande?" pronunciata spesso e volentieri da chi, esauriti i soliti quesiti di rito, decide di sfoderare quest'asso nella manica tramandato di generazioni in generazioni. Da bambino mi capitava spesso di rispondere "vorrei diventare un archeologo" e mi chiedo ancora adesso perché già a quei tempi non volessi diventare un calciatore come ogni mio compagno di classe; forse sarà stata l'influenza della TV sintonizzata sui programmi di Alberto Angela, chissà. Ad ogni modo, credo che già allora mi piacesse immaginare una sorta di linea temporale che collegasse presente e futuro, una specie di ferrovia dei desideri su cui lasciarsi andare verso l'orizzonte. Alla fine no, non sono diventato un archeologo e quasi certamente mai lo diventerò, ma quella domanda è ancora lì che mi osserva, pronta a colpire al momento giusto. Magari qualche giorno fa, poco prima del calcio di inizio dell'ottavo di finale di Champions League tra Juventus e Lione, anche Andrea Pirlo si sarà interrogato sul suo futuro, proprio lui che qualche ora prima era stato nominato allenatore della formazione bianconera Under 23. Sancito il verdetto dell'Allianz Stadium, la Vecchia Signora porta a casa una vittoria dal sapore amaro, che purtroppo non basta ad eliminare un Lione tutt'altro che irresistibile. Così come di consueto in Italia, a pagarne le spese è il tecnico Maurizio Sarri, spesso e volentieri aspramente criticato per aver concesso troppe possibilità alle rivali di insidiare l'ennesimo scudetto, poi vinto dai bianconeri, e sopratutto per aver ottenuto un traguardo europeo ben lontano dalle aspettative. L'ormai ex allenatore toscano si consolerà con lo stipendio che la Juventus continuerà a recapitargli come di consueto ogni mese. Ed è proprio qui che nasce quasi spontanemante un discorso in merito alle responsabilità, che sicuramente un direttore d'orchestra come Sarri conserva nella propria persona, ma bisognerebbe chiedersi come mai queste vengano fuori proprio quando un componente della compagnia stona, indipendentemente dall'operato del maestro? Che giunti all'epilogo di questa stagione, Maurizio Sarri non sia stato all'altezza del suo ruolo non c'è il minimo dubbio, ma la società non lo ha di certo aiutato affinché potesse incidere il proprio nome nella storia: tante, anzi tantissime le cessioni mancate che avrebbero permesso di investire sul mercato per rinnovare una rosa, che si trascina giocatori ormai a fine ciclo come Higuain, Matuidi e Khedira. Uomini che in passato sono andati ad un passo dalla gloria, con il sogno Champions League più volte accarezzato, ma mai davvero assaporato. Nonostante ciò non vorrei soffermarmi troppo sull'argomento, dato che di certo non è compito mio capire cosa non abbia funzionato nella Juve di Sarri, piuttosto bisognerebbe porre la stessa domanda a quel signore barbuto da poco approdato sulla panchina bianconera.

Andrea Pirlo si presenta come l'esatto contrario del suo predecessore: zero esperienza da allenatore abbinata a ad uno strepitoso palmares conquistato da calciatore. Insomma, una specie di Zidane 2.0? Forse, perché escluderlo? L'ex centrocampista rappresenta il volto di un'incognita del tutto sconociuta, su cui azzardare pronostici potrebbe essere soltanto un futile gioco d'estate. Per qualcuno si tratta infatti, di una scelta completamente folle che porterà la Juventus allo sbando, per altri invece l'ipotesi che nelle sue mani i bianconeri possano vincere la Champions League diventa più che mai concreta. Da che parte stare? Impossibile scegliere razionalmente, si tratta appunto di semplici congetture non ancora dimostrabili, che trovano fondamento solo in ambizioni e paure, esattamente come quando da bambino qualcuno mi chiedeva: "e tu cosa vuoi fare da grande?