Questi mondiali ci stanno regalando diverse, piacevoli sorprese, con squadre blasonate che tornano a casa anzitempo e inaspettate qualificazioni agli ottavi.
Sembra il mondiale degli underdog (per usare un termine in voga) e forse lo sarà. Il Marocco, il Senegal, gli States, l’Australia… 

Ma c’è una squadra, una nazionale, che merita, più delle altre, gli onori della cronaca e li merita per lo spirito puro che alimenta le sue prestazioni. Cuore, coraggio, determinazione, ma anche sapienza tattica e cura della particolare.  
Sto parlando del Giappone, che è arrivato primo nel girone e ha sconfitto non una, ma ben due squadre nobili. 
Eh sì! Se batti una grande è una sorpresa, di quelle che nel calcio succedono (e magari ti qualifichi). Se ne batti due (e una la elimini) è un’impresa. 
E le imprese sono faccende da eroi, anzi da veri samurai. 
Gonda, Itakura, Taniguchi, Yoshida, Nagatomo; Tanaka, Morita; Ito, Kamada, Kubo; Maeda, Doan, Asano, Mitoma, Tomiyasu, Endo…

Eccoli gli eroi del Khalifa International Stadium di Doha. Dopo aver annichilito la portentosa armata teutonica, umiliano l’arrogante, e un po’ troppo schizzi-tikitakanosa, Spagna. Del resto, se al fioretto opponi l’affilatissima uchigatana e lo fai col doppio dell’impeto che ci mette il tuo avversario …  2-1 e pronostico ribaltato.
I samurai di Doha hanno lottato, con coraggio, colpo su colpo, pallone su pallone, al cospetto di un gigante addormentato, che è pur sempre un gigante. E se si veglia fa male. Ci ha provato, la Spagna, a svegliarsi, ma i samurai non hanno arretrato di un millimetro (anzi si, hanno arretrato eccome), e alla fine hanno vinto.
La vittoria! 

Dietro quell’impresa ci sono calciatori che hanno dato tutto e si sono qualificati agli ottavi di finale del mondiale qatarino, in un girone d'acciaiao. 
Dietro quell’impresa ci sono veri samurai del calcio, guerrieri che quando rincorrono il pallone lo fanno col sangue agli occhi e quando baciano la maglia, sudata all’inverosimile, non lo fanno per le telecamere ma per il loro Paese. 
Ci sono loro, tra un pronostico e la forza di volontà, ci sono loro. 
C’è Shuichi Gonda, il samurai in verde che difende la porta del Giappone. Ha 33 anni, è nato a Tokyo e gioca in patria, nello Shimizu-pulse.
C’è Ko Itakura, 25 anni, difensore del Borussia Monchengladbach (ha giocato anche nel  Groningen e, in Germania, anche nello Shalke 04.) 
C’è Shogo Taniguchi, difensore di 31 anni, capitano del Kawasaki Frontale, sposato con una nota attrice giapponese.
C’è il difensore Maya Yoshida, quello della Sampdoria, oggi in forza allo Schalke 04 (ha giocato anche in Inghilterra, nel Southampton, e in Olanda, nel Venlo). Ha 34 anni, è nato nella tristemente nota città di Nagasaki. È il capitano della nazionale.
C’è Junya Ito, di anni 29, centrocampista esterno. Da quest’anno gioca in Ligue1, nel Reims, dopo aver militato nella squadra belga del Genk per 5 anni.
C’è il ventiquattrenne Ao Tanaka, gioca nel centrocampo del Fortuna Dusseldorf. È stato l’autore del 2-1 contro la Spagna. 
C’è Hidemasa Morita, 27 anni, centrocampista dello Sporting Lisbona. Il suo primo gol in nazionale lo segna il 30 marzo 2021, quando il Giappone vince per 14-0 contro la Mongolia. 
C’è Yuto “Nagatiello” Nagatomo, l’ex terzino dell’Inter, che a 36 anni suonati sfreccia ancora sulla fascia come ai vecchi tempi, quando andava più veloce delle luci a San Siro.
C’è Takefusa Kubo, ventunenne talentuoso trequartista della Real Sociedad, che vanta un passato nella cantera del Barcellona. 
C’è Daizen Maeda, attaccante del Celtic, 25 anni. Quando segna, esulta portandosi i pugni alle guance, per imitare il supereroe dei manga giapponesi, Anpanman. 
C’è Daichi Kamada, centrocampista offensivo di 26 anni, che milita nell’Eintracht di Francoforte. 
C’è Takehiro Tomiyasu (24 anni), difensore centrale dell’Arsenal, che noi italiani, specie i bolognesi, conosciamo bene. 
C’è Takuma Asano, tarantolato attaccante del Bochum. Ha ventotto anni e ha giocato anche in Germania (Stoccarda e Hannover) e in Serbia (Partizan). Ha segnato il 2-1 contro la Germania. 
C’è Wataru Endo, 29 anni, centrocampista difensivo dello Stoccarda. Per lui pochi minuti contro la Spagna, ma giocati col coltello … voglio dire… col tantō tra i denti. Anche lui è un vero samurai. 

Ma c’è un samurai più samurai degli altri: è Kaoru Mitoma, 25 anni, centrocampista del Brighton. È l’autore di quel passaggio folle, che consente al compagno Tanaka di siglare il 2-1, che vale il primo posto nel girone.
In quell’assist c’è tutta l’essenza di un samurai: coraggio, determinazione, orgoglio, abnegazione e cuore che va oltre l’ostacolo ma non oltre la linea di fondo. 
E infine c’è lui, l’allenatore: Hajime Moriyasu. Ex calciatore, 54 anni, dopo la vittoria contro la Spagna ha dichiarato: “Abbiamo lottato da squadra, possiamo competere sulla scena mondiale". Insomma, un vero shogun che azzecca tutte le mosse. 
Eccoli qui, gli eroi nipponici.  
Hanno fatto impazzire una nazione intera, l’hanno fatta piangere di gioia e noi tutti lo abbiamo visto: le lacrime del tifoso cicciottello, sfrontatamente inquadrato al secondo gol del Giappone, era il pianto di un intero popolo straordinario, al cospetto dell’impresa dei suoi samurai. 
Grazie a loro, s’è levato il Sol e ha impallidito il rosso fuoco sella Spagna. 
Grazie a loro, questi mondiali avranno una storia in più da un raccontare, una bella storia.
Che forse non è ancora finita… per questo, chiedere a Moriyasu e chiedere ai croati, please.