Adesso veramente basta. Siamo veramente oltre l'indecenza.
Il caso Mbappè sta, giustamente, scandalizzando il mondo. 300 milioni di euro netti in pochi anni sono un qualcosa di semplicemente allucinante. Non che gli stipendi di prima fossero accettabili e roba da poco conto, anzi. Un giocatore, quale Mbappè, sopravvalutato, forse, ma dalle grandi potenzialità, avrebbe potuto dire no? Difficile a dirsi.
Chi direbbe di no a cento milioni di euro all'anno per dare un calcio al pallone? Chi sarebbe il fesso della situazione? Non lo sappiamo. Quello che però sappiamo è che non c'è più tempo da perdere. È arrivato il momento di porre un freno a questo modo di speculare, di fare business. È giunto il momento di porre dei paletti per gli stipendi dei giocatori. Oltre una certa cifra non si può più andare. Come avviene in qualsiasi posto di lavoro degno di chiamarsi come tale. Queste sono le conseguenze di un capitalismo sfrenato, sballato, che sta giocando con i carboni ardenti.

Non basta denunciare il PSG per violazione di una fantomatico fairplay finanziario che fa ridere i polli per come funziona.Semplicemente inconsistente. Non basta attaccare il PSG nella consapevolezza che tutto ciò rientra nell'ambito della sfida che riguarda la questione della SuperLeague o SuperLega, come la chiamiamo in Italia. Se il PSG fa ciò, è perchè se lo può permettere.
Dunque, che questa sia l'occasione per rivedere con fermezza le regole ed imporre un tetto massimo stipendiale per i giocatori. Se ciò non verrà fatto, possiamo urlare quanto vogliamo, ma chi avrà i soldi, potrà continuare a speculare come meglio vorrà.
Qui si è al punto di non ritorno, questa volta seriamente, e guardate che non ci vuole molto ad abituarsi a cifre del genere. Si fa presto in un calcio diventato terreno di scontro e confronto per i capricci di miliardari privi di ogni etica e morale.