Nel corso del mercato Boban aveva scandagliato a lungo il calcio croato alla ricerca di un rinforzo proveniente dal suo paese. Un'idea in sé ottima, visto il livello attualmente, ma anche storicamente, alto del calcio di quel paese.
Si era parlato di vari giocatori, dall'illustre Modrić al promettente Nikola Moro. Per vari motivi nessuna trattativa era andata in porto, in alcuni casi perchè l'obiettivo era irraggiungibile, come Modrić, mentre in altri perchè il profilo non convinceva del tutto, come nel caso di Nikola Moro, ancora molto giovane e acerbo. Alla fine, tuttavia, Boban è riuscito a centrare il profilo giusto con Ante Rebić dell'Eintracht Francoforte, attaccante pressoché 26nne, quindi nel pieno della maturità calcistica, che ha già conosciuto il calcio nostrano, quando era giovane e acerbo, ma è stato ormai sgamato dal calcio tedesco, il più simile al nostro nel continente europeo per equilibrio fra esigenze difensive e offensive.

Considerando che Rebić è di Spalato, quindi dalmata, si può dire che Boban abbia offerto a fine pranzo (leggi calciomercato) un bicchierino di maraschino, liquore dalmata tipico di un'altra località dalmata, Zara. Un bicchierino che, non mi perito di confessarlo, a me è piaciuto.

Rebić è un giocatore che, dando un'occhiata veloce alle statistiche, segna alla media di 1 gol ogni 4,5 partite, anche se la media si abbassa a circa 1 gol ogni 5 match, se si prendono in considerazione anche le prestazioni con la nazionale croata. Non è quindi una mitragliatrice, ma neanche uno che la porta non la vede neanche col binocolo. E' stato accostato ad Alen Bokšić, quanto  caratteristiche tecniche, ma questi era più prima punta, anche se svariava molto. Del resto Bokšić viaggiava a una media non lontana dal gol ogni 3 partite. Rebić  è comunque nazionale del suo paese, senza essere titolare, ed è un recente vicecampione del mondo con la Croazia.

Vista la scheda, l'attaccante di Spalato si presenta, quantomeno valutando le cose ex-ante, un ottimo acquisto, anche considerando la formula ovvero un prestito biennale, cui è corrisposta la cessione, sempre in prestito biennale, dell'oggetto misterioso André Silva all'Eintracht di Francoforte. E' vero che, mancando il diritto di riscatto a favore dei rossoneri alla fine del prestito, il Milan potrebbe essere esposto ai rischi di un gioco al rialzo dei tedeschi, se Rebić dovesse sfondare. E' altrettanto vero che, vista l'impossibilità di cedere a titolo definitivo André Silva (cosa prevedibile a mio avviso, nonostante si continuasse a dire il contrario), era difficile trovare una soluzione migliore. Silva andava ceduto per incassare i soldi con cui comprare un attaccante tosto, ma dal momento che le richieste per lui erano solo relative a prestiti, lo scambio di cessioni temporanee con l'Eintracht ha permesso al Milan di rinforzarsi per 2 anni (che non sono pochi), senza spendere soldi per il cartellino del croato e sgravandosi dell'ingaggio del portoghese.

Rebić sarà l'uomo che avrà il compito di svariare a destra e a sinistra (essendo ambidestro), aprendo le difese avversarie in maniera che Piatek non abbia sempre 3 uomini alle calcagna. Leao, più classico e meno devastante fisicamente, è ancora tutto da scoprire e Giampaolo deve ancora capire se si tratta di un centravanti, di una seconda punta oppure di un attaccante duttile in grado di fare entrambe le cose. Sperando che non sia un flop, ovviamente.

In queste settimane si è detto spesso che il Milan aveva adottato una strategia precisa ovvero di comprare solo giocatori a titolo definitivo. Si era detto inoltre che André Silva non sarebbe mai andato via in prestito. La formula dello scambio Rebić/Silva potrebbe sembrare in contrasto con tutto ciò. Anzi, forse è proprio in aperto contrasto con tutto ciò, ma è conforme a quella regola non scritta cui dovrebbero conformarsi tutte le azioni umane: il buon senso.