Primo test probante e prima sconfitta stagionale per la Roma. Sulla scia di quanto accaduto un anno fa contro il Porto, gli uomini di Mourinho mettono su un teatro in stile ‘selvaggio west’, a colpi di reazioni sopra le righe e provocazioni continue con gli avversari, a loro volta tutt’altro che restii ad infiammare la ‘rissa’, sospinti dal pubblico di casa che non lesina insulti e fischi al ‘traditore’ Rui Patricio, reo di aver lasciato i lusitani dopo 12 anni di permanenza e nel momento peggiore della storia recente dei ‘leões’. Una partita molto poco ‘amichevole’ quindi, contrassegnata da un calcio di rigore nel primo tempo - a dire il vero piuttosto generoso - per una strattonata di Ibanez su Edwards (al solito in ritardo), e da una manciata di cartellini, tra cui quello a uno spento e nervoso Zaniolo, prontamente sostituito per evitare sanzioni dalle tinte definitive. 

Nonostante la gara si sia incanalata sui binari della battaglia, si segnala anche qualche spunto di buon calcio, su tutte la giocata che ha portato al gol capitan Pellegrini, ancora una volta tra i più in palla: Abraham (che invece è sembrato ancora lontano dai giorni migliori) si invola sull’out di destra, addomestica un pallone e serve al centro per il ‘sette’ che di piatto gira con precisione sotto la traversa per un gol tanto bello quanto inutile ai fini del risultato finale. Sul finire di partita infatti, Cristante perde goffamente palla davanti alla difesa e un rimpallo mette la sfera sui piedi di Tabata il quale a pochi passi dalla porta batte agevolmente Svilar - nel frattempo subentrato a Rui - per il 3-2 finale. 
Cinque reti, tre delle quali arrivate sotto lo sguardo incuriosito di ‘Paulo da Laguna Larga’, che messe a posto le ultime beghe contrattuali, ha trovato tempo per assistere alla seconda frazione accanto a Dan e Ryan Friedkin, giunti allo stadio assieme all’argentino che per l’occasione si è palesato in maglia giallorossa.  La partita ha lasciato ancora una volta spazio a dubbi sulla tenuta difensiva dell’undici capitolino: appena si è alzata l’asticella, Ibanez è andato in difficoltà, e con lui i compagni di reparto che pur senza aver fatto registrare errori grossolani, hanno sofferto tremendamente la velocità dei ‘piccoletti’ in maglia bianco-verde. Anche Mancini, calciatore che si esalta nella ‘lotta’ essendo caratterialmente un ‘soldato’ ideale per interpretare l’ideologia ‘mourinhana’, ha subìto le offensive dello Sporting, e come da routine non riuscendo a sopperire al mismatch di velocità che aveva rispetto agli avanti potoghesi, ha concluso la partita con un giallo pendente sulla testa; che sia ancora difesa a tre o a quattro, urge un difensore su cui si possa fare davvero affidamento, possibilmente mancino visto che manca proprio materialmente nella rosa romanista. 

Nelle ultime ore si è fatto il nome di Natan, brasiliano classe 2001 del Bragantino, società del gruppo Redbull, sempre particolarmente attenti alle nuove proposte. A quanto pare il club paulista per privarsi del centrale chiede una cifra prossima ai dodici milioni; sicuramente una cifra non fuori dai parametri, ma trattandosi di una scommessa senz’altro una spesa su cui riflettere, anche se il ragazzo si è imposto come uno dei difensori migliori dello scorso brasileirao. Un altro nome che ricorre a fasi alterne da giugno ai giorni nostri, è quello del francese Ndicka (nel caso il mio preferito); il giocatore legato all’Eintracht Francoforte è anche in orbita Milan, anche se le squadre tedesche sono sempre ‘botteghe’ piuttosto care, e nonostante il giovanotto in questione abbia il contratto in scadenza la prossima estate, per accaparrarselo non basterebbero meno di trenta milioni, a maggior ragione in questa sessione dove i difensori hanno valutazioni esorbitanti, vedasi De Ligt o il suo sostituto Bremer venduti rispettivamente per ottanta e cinquanta milioni (mica bruscolini!).
Per questo motivo fare movimenti in difesa adesso non è assolutamente facile, e il rischio di pagare calciatori cifre non consone al reale livello di quel che si compra è decisamente alto.

In ogni caso dopo l’arrivo di Dybala, il mercato della magica sembra essersi sbloccato definitivamente; sarà l’entusiasmo per l’arrivo dell’argentino o semplicemente la politica societaria che non avendo ‘voce’ (non parlano praticamente mai) non era stata realmente percepita dai tifosi, nelle ore successive all’ufficialità del ‘ventuno’ si sono rincorse tantissime trattative o presunte tali, riguardanti centrocampisti, difensori e persino altri attaccanti; come se quell’acquisto avesse simbolicamente rappresentato l’apertura del ‘salvadanaio’, portandoci a spendere fino all’ultimo centesimo pur di rendere la Roma una squadra all’altezza di Mourinho e delle sue ambizioni.  Wijnaldum, Natan e fresca di giornata addirittura Icardi: Signore e signori, siamo ricchi e ce li compriamo tutti!
Tra sogno e realtà, è di fatti una delle più belle estati degli ultimi vent’anni, quando arrivarono all’ombra del Colosseo Samuel, Emerson e Batistuta, portando la Roma di Capello dal sesto posto dell’anno precedente all’agognato gol di Totti che scaraventò alle spalle di Buffon tutte le ansie, i timori e le paure di un popolo che aspettava quel giorno da diciotto anni; pure pochi considerando che di anni nel frattempo ne sono passati ventuno, e chissà quanti ne passeranno ancora. 

Tornando alle voci, a Wijnaldum, siamo di fronte all’ennesima notizia che aveva tutti i presupposti per essere classificata come boutade e che invece un po’ come capitato con Dybala si sta trasformando rapidamente da notizia ‘buttata lì’ a qualcosa di molto più concreto; nella giornata di ieri il nazionale ‘orange’ ha piazzato un ‘like’ ad un fotomontaggio che raffigurava Dybala sulle spalle di Totti, intento a farsi un selfie; certo, non vuol dire nulla, forse trattasi di un ‘click’ errato, partito per sbaglio o semplicemente ‘approva’ la scelta dell’ex bianconero, fatto sta che c’è un apprezzamento e ce lo prendiamo ben volentieri, sperando che oltre a ‘benedire’ la decisione del fuoriclasse albiceleste, la faccia a sua volta, quella scelta.  Se l’aria che si respira per le entrate si è fatta ‘elettrica’, poco o nulla si muove sul fronte uscite; un bel problema per Tiago Pinto che deve ‘piazzare’ ancora parecchi esuberi, tra gli altri Justin Kluivert che era rimasto a Trigoria proprio perché in attesa di cessione e con un discreto numero di pretendenti, nessuna però che abbia realmente affondato il colpo e di conseguenza ancora lì, nella solitudine degli allenamenti e dei programmi specializzati. Anche Villar attende ansiosamente di trovare ‘casa’; lo spagnolo era sulla lista del Monza, ma il ‘condor’ Galliani lavora su più tavoli e al momento la trattativa sembra in stand-by. Oltre a questi c’è ‘ l’eternamente’ in uscita Diawara, che proprio non riesce a trovare una ‘sposa’ anche per via di un ingaggio da oltre due milioni che non lo rende particolarmente appetibile. Trattativa in corso anche per Carles Perez con il Celta Vigo, che vorrebbe l’esterno in prestito con diritto di riscatto; la Roma chiede l’obbligo, o almeno la famosa postilla che recita ‘a determinate condizioni’, già scottata con la medesima formula dal mancato riscatto di kluivert da parte del Nizza, prossima avversaria dei lupi nella serata di sabato. Insomma, non manca il lavoro al general manager ex Benfica, un professionista troppo spesso ‘nel dimenticatoio’, come fosse ‘uno qualsiasi’, e invece il trentasettenne di Vila Real (quella portoghese) in un anno e mezzo si è reso protagonista degli arrivi di Mourinho, Abraham e Dybala; certamente aiutato fortemente dalla presenza di uno degli allenatori più vincenti della storia, ma se quel tecnico così bravo e convincente siede sulla panchina romanista il merito è soprattutto suo; sua infatti la lucida intuizione di cercarlo subito dopo l’ esonero con il Tottenham, oltre che dei presidenti che chiaramente hanno messo mano al portafogli in tutte le vicende di cui sopra. Un uomo che non ama le luci della ribalta e al quale tutto sommato va bene così, ma non per questo indegno di considerazione, l’esatto contrario semmai.

Parlando di chi già veste la nostra maglia, purtroppo è arrivata puntuale come un orologio la ‘sentenza’ per il povero Darboe; come temuto sin dalle prime immagini, il giovane gambiano si è infortunato gravemente e anche per lui il referto ha confermato la diagnosi più in voga tra le fila romane: rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio; non possiamo che fargli i migliori auguri di una pronta e completa guarigione, senza aggiungere il canonico ‘più forte di prima’ o l’inglese ‘come back stronger’ perché i precedenti lasciano pensare che non aggiunga un plus di fortuna, anzi. 

Anche se lontano dal nostro calcio, un augurio anche ad Haller, neo-attaccante del Borussia Dortmund, il quale vive una situazione molto più seria, e quindi davvero buona fortuna al franco-ivoriano, che il futuro gli sia luminoso e senza problemi di salute fuori e possibilmente dentro il campo.

Sabato sera probabilmente sarà anche ‘la prima’ per Paulo; una prima che rappresenta non solo l’inizio dell’avventura capitolina dell’ex rosanero, ma anche un vero e proprio ritorno al calcio giocato. Eh già, perché salutata la Juventus, Paulino - come ribattezzato simpaticamente da Abraham al primo approccio di questi col mondo Roma - ha messo gli scarpini soltanto ne ‘La Finale’ Argentina - Italia, sfida disputata a Wembley circa due mesi fa, partita che tra l’altro coincide anche con il suo ultimo gol ufficiale avendo siglato la rete del tre a zero conclusivo. Il match contro i nizzardi, che conclude la tournée portoghese dei ‘figli di Roma’ - come recita la frase sul collo della nuova maglia - diventa anche un test in chiave europea, in quanto i francesi disputeranno l’Europa League proprio come i giallorossi.

In conclusione una considerazione sulla tanto ‘chiacchierata’ clausola rescissoria presente nel contratto di Dybala; l’argentino ha la possibilità di recedere dal contratto dietro versamento di una clausola da venti milioni, di cui parte andrebbero ai calciatore stesso; clausola ‘eludibile’ dalla Roma dietro pagamento della parte di clausola che andrebbe al giocatore o corrispondendo allo stesso un contratto a cifre più alte di quelle attuali (4,2 mln più bonus fino ad arrivare a 6 complessivi). In sostanza una ‘soluzione’ degli agenti della mezza punta per arrivare ai circa 8/9 milioni che chiedeva alla Juventus per il rinnovo, e una ‘via di mezzo’ che sta bene anche ai Friedkin che attualmente si fanno carico di un ingaggio sostenibile e che andrebbe ad accrescersi con il progressivo miglioramento della squadra sul piano tecnico e di ambizioni; qualora non si arrivasse alle prospettive prefissate, Dybala avrebbe la ‘scappatoia’ per salutare ‘baracca e burattini’ e la Roma un’ancora per rientrare sostanzialmente dell’investimento fatto.  Nella peggiore delle ipotesi, ci facciamo un anno a veder la ‘joya’ negli occhi di chi va allo stadio;
va bene così.