Forse Diaz non sarà il Messi di Malaga o, comunque, sarà una versione minore del fenomeno argentino. Come Messi, tuttavia, dà il meglio di sé a partire dal limite dell'area di rigore in avanti e ieri ha, finalmente, avuto l'occasione di dimostrarlo. In questa stagione, non giocava in quella posizione da uno spezzone di match nel ritorno contro la Roma. In precedenza ci aveva giocato in autunno contro lo Sparta Praga, sconfitto per 3-0, guarda caso. A gennaio contro il Torino, invece, era stato schierato più indietro, ma senza essere abbandonato a sé stesso. Dovendo coprire meno campo, era riuscito a procurarsi il rigore del primo gol. Del resto, anche contro la Fiorentina era riuscito a brillare per pochi secondi, proprio quando si era ritrovato a un soffio dalla porta, siglando il 2-2 con un guizzo da attaccante puro. Più è vicino alla porta e meno campo ha da coprire, più questo giocatore fa bene. Il suo rendimento, insomma, è inversamente proporzionale alla distanza dalla rete avversaria e ai metri che deve macinare. E' del tutto inutile, se non dannoso, nel ruolo di Chala oppure defilato in quello di Saelemaekers, ciò perché ha il passo troppo corto non compensato da potenza muscolare adeguata. Diaz ha uno spunto bruciante nel c.d. uno-contro-uno, per cui prende il tempo all'uomo e batte a rete. se non lo costringe al fallo.

Sia Pirlo che Pioli avevano in mente Lazio-Milan 3-0. Pirlo ha cercato di rubare gli spazi al Milan creando la superiorità numerica in ogni zona del campo, ma quella Lazio era una squadra in grande salute, mentre la Juventus di ieri non ha dimostrato di esserlo. In attacco, i bianconeri sono riusciti ad avere la superiorità numerica solo per i primi 10 minuti e a cavallo della mezz'ora di gioco. In difesa si sono fatti valere fino al gol, poi sono calate le tenebre. Pioli, a sua volta, ricordava la posizione di Correa, che galleggiava 2-3 metri alle spalle di Immobile nella terra di nessuno. Ha quindi schierato Diaz in quel ruolo, anche se Ibra faceva il centravanti meno di Immobile, perché cambiava molto posizione. Per questo motivo, se Correa era arrivato a tu per tu con Donnarumma, Diaz doveva accontentarsi dei 15 metri. Tale punto di battuta, però, gli si è rilevato congeniale, in quanto lo spagnolo ha provato per un paio di volte la mira, finché non ha messo dentro la rete del vantaggio con un pallonetto dotato di contagiri.

In realtà Diaz, pur come secondo giocatore più avanzato, aveva anche compiti di copertura, seppure non quelli ossessivi di un centrocampista. Quando la Juventus avanzava, era l'ultimo a retrocedere e lo faceva solo se l'avanzata juventina era completa, evitando di spremersi se il centrocampo rossonero interrompeva subito l'azione avversaria. Questi compiti di copertura, comunque, lo stancavano al punto che, al quarto d'ora della ripresa, era ormai sulle gambe. Usciva quasi contemporaneamente a Ibra, infortunatosi.

I rossoneri erano ancora 1-0, in quanto Kessie aveva fallito un calcio di rigore per un'ingenuità, forse dovuta a un attimo di nervosismo. Un passo prima di calciare, l'ivoriano aveva guardato il pallone e perso la concentrazione, mandandola dove chiunque poteva parare. Come era stato chiaro contro Genoa e Sassuolo, il vantaggio minimo era insidioso, per cui avrebbe dovuto sconsigliare la ritirata. L'ingresso di Krunic al posto di Diaz, invece, rischiava di provocare un ripiegamento prematuro dei rossoneri, ma Rebic, pazzoide di classe, ci metteva una pezza con un raddoppio da fenomeno: calcio ad effetto da 25 metri imparabile per l'estremo difensore della Juventus. Le zebre erano in bambola e Tomori le metteva K.O. con uno stacco imperioso alla Mark Hateley.

I 10 minuti finali vedevano la carica disperata, ma inutile, della Juventus, che avrebbe potuto ancora dare un senso al match segnando il gol della bandiera, con il quale sarebbe stata in parità nei confronti diretti. Ora però il Milan faceva benissimo a coprirsi e, grazie al capolavoro di Rebic, anche la presenza di Krunic, cui si era unito Meité, era diventata preziosa.

Cosa dire? Benevento e Juventus, le ultime squadre affrontate dai rossoneri, appaiono in calo e, tale condizione ha favorito le belle prestazioni del Milan. Va detto, però, che un Diavolo poco sul pezzo avrebbe mascherato la crisi di questi avversari e che è un grande merito saper approfittare dei problemi altrui. Occorre killer istinct e il Milan in questi ultimi due match ha dimostrato di averne.

Sembra che Pioli abbia sposato l'idea di far giocare Diaz nel ruolo a lui più congeniale. Lo spagnolo può giocare, e bene, come seconda punta in linea con un centravanti o 2-3 metri dietro di esso, alla Correa o alla Luìs Alberto. Non è il sostituto, né naturale né innaturale, di Chala, come non è un'ala alla Saelemaekers. Tutti i tentativi fatti fin qui lo hanno dimostrato. Il modulo di Pioli, come quello di Fonseca o di Filippo Inzaghi, presenta delle controindicazioni contro squadre dai reparti più duttili nell'occupare il terreno di gioco. Il gioco del Milan non è, tuttavia, privo di perché, ma a patto che nessuno sia impiegato fuori ruolo.

Di certo, la partita di ieri ha sfatato il luogo comune che spunta dopo ogni débacle, quella della stanchezza collettiva dovuta al numero di partite giocate e alla partenza affrettata. Nelle ultime partite il Milan correva eccome e non può essere risorto solo pochi giorni dopo la sconfitta di Roma. Il fatto è che, quando il numero degli avversari ti sovrasta e gli spazi si restringono, sembri stanco anche se ti sei appena svegliato e hai preso 3 caffé ristretti. Del resto, cosa avrebbe dovuto dire l'Inter che ha disputato la finale di Europa League a fine agosto ed era in campo dopo meno di 4 settimane?

Ora la qualificazione alla prossima Champions è nelle mani dei rossoneri. Che non si facciano prendere dalla tremarella e finiscano gli avversari facendo 6 punti nei prossimi 2 match! Niente tentennamenti, mi raccomando.