Negli anni '90, alla vigilia di un Milan-Roma, Berlusconi affermò che non avrebbe mai preso in considerazione Zdenek Zeman come allenatore del Milan, non ritenendolo all'altezza.
Zeman si presentò a San Siro con la sua solita squadra raccolta in 20 metri, ma schierata nel contempo anche 20 metri indietro. Fermato a centrocampo, il Milan di Capello non riuscì mai a presentarsi davanti alla porta giallorossa. Al termine del match, serio e compito, Zeman ammise di non essere da Milan, visto che lo aveva detto il presidente del Milan e, se lo aveva detto Berlusconi, doveva essere vero.

Ora, possiamo o potete pensare quello che volete sul valore di Zeman come tecnico o sulla sua filosofia calcistica, però non possiamo e non potete negare che la dichiarazione del boemo fu un capolavoro di feroce ironia. Non sono mai stato convinto delle sue idee calcistiche e quella Roma non fece un grande campionato, ma quel giorno, da avversario, tributai a Zeman i proverbiali e fantozziani 82 minuti di applausi. Dal punto di vista dialettico, fu ineccepibile.

Spigolando qua e là in ciò che si scrive nei vari articoli, ho scoperto che il Milan è una squadra di scamorze e che il suo vero problema è di non averne preso atto. In realtà, Leao, Hernandez o Kessie sono pezzi pregiati del mercato e nessuna squadra italiana, al momento, può dirsi costruita dal primo all'ultimo uomo da pezzi pregiati. Ma, prendiamone atto, il Milan è una squadra di scarponi e la sua sola fortuna è di avere un grande tecnico. Non si può fare di più con un manipolo di scappati di casa, pur sotto la guida di un grande tecnico. Si può fare davvero poco poco poco, molto poco.
Mi sono rassegnato, pertanto, a godermi Milan-Juventus senza stress, sapendo che il mio Milan vale poco poco poco, molto poco. E' meglio, cioè, prendere atto della realtà e prepararsi a vedere una partita sperando almeno che sia bella. Il parco giocatori rossonero è zeppo di scartine e quindi devo accettare ciò che la sorte, nella sua benevolenza dà al Diavolo. Noi milanisti viviamo di miracoli e meno male che c'è qualcuno che, di tanto in tanto, ce lo ricorda. Grazie, com'è buono lei, com'è umano!

Cerchiamo allora di decrittare Milan-Juventus e capirci qualcosa.

Il primo punto da decrittare è il fattore campo. Si gioca in casa del Milan ma di fronte a pochi intimi. Il limitato numero di spettatori, tuttavia, sarà solo in apparenza un handicap per i rossoneri. Quando gioca la Juventus, San Siro è sempre zeppo di tifosi bianconeri. In Lombardia e nella stessa Milano (hinterland compreso) gli juventini si contano quasi nello stesso numero dei milanisti. E' qualcosa che risale alle rivalità comunali dei comuni storici nei confronti di Milano, per cui molti lombardi non si riconoscono nelle squadre meneghine. Se la memoria non mi tradisce, è stato Brera a far notare che Torino è diventata una città importante solo a partire dalla metà del XVIII° secolo, quando l'età dei comuni era finita da un bel pezzo. E' stato facile, quindi, per gran parte dei lombardi, simpatizzare con la squadra di una città con la quale non c'erano mai state conflittualità. Se poi aggiungiamo che a Milano arriva di continuo gente da tutta Italia, dove la Juventus è molto seguita, il quadro è completo.
Non cambierà nulla dal punto di vista del fattore campo. Sarà lo stesso degli altri incontri a San Siro fra le squadre: irrilevante. Alla fine, in un certo senso, il Milan è a casa sua a Torino quanto a Milano.
L'avversario, seppure meno forte degli anni scorsi, è di valore. In fondo, la Juventus è la prima delle inseguitrici per la qualificazione alla Champions League ed è in accettabile spolvero, in quanto viene da alcuni risultati positivi, Supercoppa a parte. Rispetto agli anni scorsi non ha più Cristiano Ronaldo, ma resta un avversario molto esperto e con un validissimo parco giocatori.

Il secondo punto da decrittare è quello degli allenatori. La Juventus ha un tecnico, Allegri, che ha una filosofia equilibrata del calcio. Le sue squadre non sono mai cortissime né lunghissime, così come non sono mai smaccatamente difensive (per quanto lo si accusi spesso di difensivismo) né offensive. Forse difetta di quel quid che distingue il grandissimo allenatore dall'ottimo tecnico, vista la mancanza di vittorie internazionali, ma non si può negare che abbia la testa e la personalità per stare sul pezzo. Contano molto questi ultimi due fattori, visto che la competenza calcistica si presume in tutti coloro che escono laureati in calcio da Coverciano.

Il Milan oppone Pioli, allenatore enigmatico. Ha messo in piedi un Milan con un'identità precisa e su questo non ci piove. E' una cosa che aiuta i rossoneri quando sembra che stiano per crollare. Messi in ginocchio si rialzano sempre. Il problema di Pioli è che
, al di là del fatto che alleni un gruppo di scarsoni (come abbiamo premesso, tali sono i giocatori del Milan), sembra perdere il polso della situazione e obnubilarsi, tutte le volte che ha l'occasione di fare il salto definitivo in avanti. Come diceva John Belushi in "Animal House", quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Pioli dal canto suo, dà l'impressione di smettere di giocare proprio quando il gioco si fa duro. Poi si può vincere e si può perdere, anzi si finisce per perdere, visto che i giocatori rossoneri sono di mediocre livello, però se sei un duro, te la giochi sempre.
Diciamo che, dal punto del confronto fra le panchine, l'apporto di Allegri è quantificabile, mentre quello di Pioli, molto meno. Forse il tecnico di Parma sarà agevolato dal fatto che il Milan, dopo lo scivolone di domenica, ha ormai perso lo scudetto. Forse sarà sereno e rilassato come Zardoronz, che ha preso atto di tifare per una squadra che non ha niente da dire. Sarà così sereno che darà il meglio di sé. E' più possibile di quello che si creda e può essere un fattore a favore dei rossoneri.

L'ultimo punto da decrittare è il fattore arbitraggio, mai irrilevante in un match di calcio. Chi sostiene il contrario, di solito lo fa quando è stato appena favorito o si aspetta che avvenga.
In questi giorni è mancato l'arbitro Michelotti, uno dei direttori di gara più importanti degli anni '70. Entrò in urto con Rivera che lo accusò di aver sfavorito il Milan a Cagliari per spedire la Juventus verso lo scudetto (all'epoca fischiò un rigore a favore del Cagliari molto contestato dai rossoneri). L'anno successivo, Lo Bello padre, grande direttore di gara, ammise di non aver fischiato un rigore di Morini su Bigon in un confronto fra le squadre. Si giustificò dicendo che l'occhio umano può sbagliare, cosa che non convinse nessun rossonero, ma che accontentò tutti, perché fu detto da un arbitro che, nonostante tutto, restava grande. Ci sono stati anche dei confronti fra Milan e Juventus in cui sono stati i bianconeri a lamentarsi, compreso uno di qualche anno fa, vinto dal Milan con un gol dell'attuale bianconero Locatelli. Però, in generale e a buon peso, gli episodi contestati nella storia dei Milan-Juventus sono stati in numero maggiore quelli a favore delle zebre.

E' un match difficile da arbitrare, ecco perché avrei voluto Orsato, anche se passa per filo-juventino e anti-milanista. Lo avrei voluto, perché è il miglior arbitro del momento e ha personalità. Seppure avesse confermato la fama negativa nei confronti dei rossoneri, lo avrebbe fatto con un'autorità che non guasta.
Di Bello, che dirigerà la gara, viene da un Atalanta-Milan 2-3 di qualche settimana fa. Sul risultato di 0-3 fischiò un rigore contro il Milan per un fallo di mani che, a mio avviso, c'era, mentre convalidò il gol bergamasco del 2-3 ignorando un fallo evidente in attacco su Messias. E' possibile che, visto il doppio vantaggio rossonero e la manciata di minuti che mancavano alla fine, avesse già staccato la spina. Non è un precedente incoraggiante, ma tant'è.
Di Paolo sarà l'uomo al VAR
. Criticato ieri nella gara fra Genoa e Udinese, è lo stesso di Milan-Verona e Milan-Napoli, due partite in cui non sembrò aver svolto i suoi compiti alla perfezione. Peraltro, a mio avviso, in Milan-Napoli ci stava che segnalasse la posizione oggettiva di Giroud in off-side, in quanto doveva essere l'arbitro a prendere atto che la suddetta posizione era ininfluente.
Più di Di Bello, proprio Di Paolo non sembra essere una designazione opportuna, in quanto ci sono varisti che finora stanno meritando di più e sarebbe stato opportuno affidargli una partita come Milan-Juventus. La squadra arbitrale, tuttavia, è questa e con questa si dovrà giocare.
Per il resto, ripeto, ho preso atto che il Milan ha una rosa inadeguata e qualsiasi punto faccia è un miracolo. Mi godrò la partita, quindi, senza sentirmi sotto pressione per la classifica del campionato. Stasera avrò la beatitudine della rassegnazione...  ah! Cosa ti aspettavi milanista? Pensavi che tutto ciò che stai facendo non fosse un miracolo?

Una cosa ci tengo a precisarla, tuttavia, a scanso di equivoci.
Come dicono a Napoli: "Accà nisciuno è fesso!". Che almeno sia chiaro questo, per il resto ne ho sentite tante, troppe, nella mia vita, che mi va bene tutto.